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notiziario Giugno 2012 N°6 - EVIDENZE SUL DECLINO COGNITIVO III^ parte - Il complesso vitaminico B e il decadimento cognitivo

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Indice
notiziario Giugno 2012 N°6 - EVIDENZE SUL DECLINO COGNITIVO III^ parte
Comportamento alimentare e declino cognitivo
Lo studio GEM (Gingko Evaluation of Memory)
Sul potenziamento cognitivo del Ginseng
La formula nutrizionale per evitare il decadimento dell’invecchiamento
Vitamine e decadimento cognitivo
Il complesso vitaminico B e il decadimento cognitivo
Vitamina “E” e decadimento cognitivo lieve
Ruolo della vit. “D” sulla funzione cognitiva
Vitamina D materna e sviluppo del linguaggio del nascituro
Rendimento scolastico e vitamina “D”
Vitamina “D” e autismo
Maggiore carenza della Vit. “D” nelle grandi città e negli abitanti delle zone rurali
Panoramica su Vit. “D” e salute pubblica
Vit. “D” e rischio di eventi clinici negli anziani
Ergocalciferolo dei funghi o da supplementi e forme di vit. “D” del siero
Supplementi vitaminici e di minerali e mortalità
Tutte le pagine

Il complesso vitaminico B e il decadimento cognitivo

McMahon JA dell’University of Otago, Dunedin, New Zealand e collaboratori, proprio per verificare l'ipotesi che abbassando la concentrazione dell’omocisteina plasmatica si possa migliorare la funzione cognitiva nell’anziano, hanno condotto uno studio di due anni in doppio cieco con controllo con placebo, randomizzato, clinico che ha coinvolto 276 partecipanti sani di sessantacinque anni di età o oltre con concentrazioni plasmatiche di omocisteina di almeno tredici micromoli per litro (N Engl J Med 2006; 354:2764-2772). Il trattamento consisteva in supplemento giornaliero di 1000 mg di folato, di 500 mg di B12 e di 10 mg di B6. I test cognitivi erano condotti al basale e dopo uno e due anni di trattamento. Gli effetti del trattamento sono stati aggiustati per i valori di base, sesso e istruzione. Nel corso dello studio la concentrazione plasmatica media dell’omocisteina era 4,36 pmole per litro (intervallo di confidenza 95%: 3,81-4,91 pmole per litro), inferiore nel gruppo di trattamento attivo rispetto a quello con placebo (p <0,001). In generale, nei punteggi dei test cognitivi non vi erano differenze significative tra la vitamina e il gruppo placebo. In conclusione, i risultati dello studio non avrebbero supportato l'ipotesi che l'abbassamento dell’omocisteina con le vitamine del gruppo B potesse migliorare le prestazioni cognitive.
Dal loro canto, A.H. Ford dell’University of Western Australia e collaboratori, per verificare il miglioramento della funzione cognitiva degli anziani con l’integrazione vitaminica B12, B6 e di acido folico, hanno reclutato in uno studio randomizzato in doppio cieco, controllato vs placebo nell'arco di due anni 299 uomini ipertesi di settantacinque anni di età (Neurology 2010, 75(17), 1540–1547). L'esito primario d’interesse era rappresentato dal cambiamento nell’ADAS-cog, (cognitive subscale of the Alzheimer's Disease Assessment Scale). Un obiettivo secondario era quello di determinare se la supplementazione vitaminica diminuisse oltre gli otto anni il rischio di deterioramento cognitivo e la demenza. I gruppi erano ben bilanciati per i parametri demografici e biochimici. A ventiquattro mesi non si registrava una differenza di variazione dal basale nell’ADAS-cog tra il placebo (0.8, DS 4.0) e le vitamine (0.7, DS 3.4). I punteggi corretti non mostravano nei gruppi di trattamento differenze nel tempo (placebo 0,2 inferiore, z = 0,71, p = 0,478). Oltre otto anni di follow-up, però, si rilevava una diminuzione non significativa del 28% del rischio di deterioramento cognitivo (odds ratio 0,72, intervallo di confidenza 95% 0,25-2,09) e della demenza (hazard ratio 0,72, intervallo di confidenza 95% 0,29-1,78).
In conclusione, la supplementazione giornaliera di vitamine B12 (400 mcg), B6 (25 mg) e di acido folico (2 mg) non avrebbe portato beneficio alla funzione cognitiva degli uomini più anziani né avrebbe ridotto il rischio di deterioramento cognitivo o demenza.
Successivamente A. David Smith dell’University of Oxford e collaboratori, sempre per determinare se la supplementazione con vitamine del gruppo B potessero rallentare il tasso di atrofia cerebrale nei soggetti con decadimento cognitivo lieve con l’abbassamento dei livelli di omocisteina totale plasmatica, hanno svolto uno studio controllato, randomizzato (VITACOG, ISRCTN 94.410.159). Hanno, così, arruolato in doppio cieco 271 persone di settanta anni o oltre con decadimento cognitivo lieve, mantenendole ad alte dosi di acido folico, vitamina B6 e B12. Un sottogruppo di 187 soggetti si è volontariamente sottoposto alla risonanza magnetica cranica all'inizio e alla fine dello studio. I partecipanti sono stati assegnati in modo casuale a due gruppi di uguali dimensioni, trattati per ventiquattro mesi: uno con acido folico (0,8 mg / die), vitamina B12 (0,5 mg / die) e B6 (20 mg / d), l'altro con placebo. La principale misura di esito è stata la variazione del tasso di atrofia del cervello, valutata con le scansioni seriali volumetriche MRI.
Un totale di 168 partecipanti, ottantacinque nel gruppo di trattamenti attivi e ottantatré nel placebo, hanno completato la sezione RM del processo. Il tasso medio annuale di atrofia cerebrale era 0,76% [95% IC, 0,63-0,90] nel gruppo di trattamento attivo e 1,08% [0,94-1,22] nel gruppo placebo (P = 0,001). La risposta al trattamento era correlata ai livelli di omocisteina di base e il tasso di atrofia nei partecipanti con omocisteina> 13 micromol / L era del 53% inferiore nel gruppo di trattamento attivo (P = 0,001). Una maggiore frequenza di atrofia è risultata associata con un più basso punteggio finale dei test cognitivi. Non c'era alcuna differenza di gravi eventi avversi tra le categorie di trattamento. In conclusione, secondo gli Autori, il ritmo accelerato di atrofia cerebrale nei pazienti anziani con decadimento cognitivo lieve può essere rallentato da un trattamento che abbassi i livelli di omocisteina con le vitamine del gruppo B (PLoS ONE 2010 5(9): e12244.).
Moore E dell’University of Melbourne e collaboratori hanno, peraltro, indagato iI potenziale impatto di comorbidità e farmaci associati ai disordini della vitamina B12 (Int Psychogeriatr. 2012 Jan 6:1-16), fornendo una particolare revisione sull'associazione tra i suoi bassi livelli, le malattie neurodegenerative e il deterioramento cognitivo. Hanno, così, esaminato la documentazione relativa ai possibili effetti della vitamina come terapia cognitiva e della demenza. I ricercatori, quindi, hanno individuato nella letteratura quarantatré studi, di cui diciassette riportavano l'efficacia della vitamina. I livelli di vitamina B12 nel low-range subclinico normale (<250 ρmol / L) erano associati a malattia di Alzheimer, demenza vascolare e morbo di Parkinson. Il vegetarismo e la metformina, contribuendo a determinare livelli di vitamina bassi, potevano autonomamente aumentare il rischio del deterioramento cognitivo. La carenza di vitamina (<150 ρmol / L) si associava, quindi, a una compromissione cognitiva e gli integratori somministrati per via orale o parenterale ad alte dosi (1 mg il giorno) erano efficaci nel correggere il deficit biochimico. Pur tuttavia, un migliore stato cognitivo si registrava solo nei pazienti con pre-esistente carenza definita dai livelli sierici <150 o con concentrazioni sieriche di omocisteina > . 19,9 mmol / L. In conclusione, i bassi livelli sierici di vitamina B12 si associavano a malattie neurodegenerative e al deterioramento cognitivo e, se pur scarse possano essere le eventualità di reversibilità, converrebbe istaurare la terapia vitaminica, considerato il basso impatto economico e la sicurezza del trattamento.
Per loro canto, Janine G Walker dell’Australian National University, Canberra, Australia e collaboratori, considerando ancora non chiara l’efficacia della supplementazione di acido folico (FA) e di vitamina B12 nel ridurre i sintomi depressivi, con l'obiettivo di determinare un possibile ritardo del declino cognitivo in una coorte di residenti in comunità di adulti più anziani con elevati livelli di stress psicologico (Kessler Distress 10–Scale; scores >15), hanno condotto uno studio controllato randomizzato (RCT) in 900 adulti di età dai sessanta ai settantaquattro anni (Am J Clin Nutr January 2012 vol. 95 no. 1 194-203). Verificavano, così, che la supplementazione di acido folico, 400 mg + 100 mg di vitamina B12, in due anni migliorava il punteggio del TICS-M totale (Telephone Interview for Cognitive Status–Modified) (P = 0,032; effect size d = 0,17), del TICS-M immediate (P = 0,046; d = 0,15) e del TICS-M delayed recall (P = 0,013; effect size d = 0.18), rispetto al placebo. Nessun cambiamento significativo era evidente nell’orientamento, nell’attenzione, nella memoria semantica, nella velocità di elaborazione o nelle relazioni informative. In conclusione, la supplementazione orale giornaliera di 400 mg di acido folico + 100 mg di vitamina B12 a lungo termine, promuoverebbe secondo tale studio, il miglioramento delle funzioni cognitive dopo ventiquattro mesi, in particolare per quanto riguarda le prestazioni della memoria immediata e ritardata.
Da notare, comunque, che con la supplementazione del complesso B la maggior parte degli studi sopra citati non ha evidenziato eventi avversi significativi.
Pur tuttavia Paul S. Aisen dell’University of California, San Diego e collaboratori, nel determinare l'efficacia e la sicurezza della supplementazione di vitamina B nel trattamento della MA (Malattia di Alzheimer), hanno riscontrato nel gruppo trattato una quantità maggiore di eventi avversi di ordine depressivo (JAMA. 2008;300(15):1774-1783). Gli autori, difatti, hanno svolto uno studio clinico in doppio cieco, controllato, multicentrico, randomizzato di alte dosi di acido folico, vitamina B6 e B12 in 409 malati di MA, da lieve a moderata, con punteggio Mini-Mental State Examination tra quattordici e ventisei. I partecipanti sono stati assegnati in modo casuale a due gruppi di dimensioni diverse, trattati per diciotto mesi: il 60% con alte dosi di supplementi [5 mg / die di acido folico, 25 mg / die di vitamina B6, 1 mg / die di vitamina B12] e il 40% con placebo. Il regime d’integrazione vitaminica si dimostrava efficace nel ridurre i livelli di omocisteina in una media [DS] di -2,42 [3,35] vs il gruppo placebo -0,86 [2,59], P <.001, ma determinava una maggiore frequenza di depressione. Peraltro, il trattamento attivo non aveva alcun effetto benefico sulla misura primaria cognitiva. Il tasso di variazione del punteggio ADAS-cog durante i diciotto mesi era 0.372 punti il mese per il gruppo placebo vs lo 0,401 per il gruppo di trattamento attivo (P = 0,52, intervallo di confidenza al 95% della differenza di tasso, -0,06 a 0,12 in base al modello di stima delle equazioni dell'intention-to-treat generalizzata).
In definitiva, si può commentare che un adeguato apporto di vitamine del gruppo B per la loro essenziale partecipazione nei processi metabolici è essenziale per il mantenimento della salute, tuttavia, non vi è evidente beneficio delle loro alte dosi di supplementazione nel prevenire il declino cognitivo.



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