Supplementi vitaminici e di minerali e mortalità
In calce a quanto riportato sul valore delle vitamine della dieta per la salute umana e in rapporto all’ampio utilizzo dei supplementi bisogna tener cono dello studio di Jaakko Mursu dell'University of Eastern Finland in Kuopio, Finland e collaboratori. Difatti, poco si sa degli effetti a lungo termine dell'uso degli integratori multivitaminici e di altri minerali meno comunemente utilizzati, come il ferro (Arch Intern Med. 2011; 171:1625-1633,1633-1634). Gli Autori hanno, quindi, cercato di valutare il legame tra l'uso degli integratori e il tasso di mortalità totale, utilizzando i dati dello Iowa Women's Health Study. Gli Autori hanno selezionato, così, un totale di 38.772 donne anziane tra i cinquantacinque e i sessantanove anni d’età, con una media di 61,6 anni all'inizio dello studio nel 1986, e hanno raccolto i dati concernenti l’uso integratore vitaminico auto-riportati nel 1986, 1997 e 2004. Nel contempo si sono verificati 15.594 decessi fino al 31 dicembre 2008, pari a circa il 40% dei partecipanti iniziali. L'uso complessivo dei multivitaminici si associava con un aumento del 2,4% del rischio assoluto di morte (hazard ratio, 1.06; intervallo di confidenza al 95%, 1,02-1,10). L’uso d’integratori alimentari auto riferito aumentava notevolmente tra il 1986 e il 2004. Inoltre, gli utenti della supplementazione avevano un livello d’istruzione superiore, erano più attivi fisicamente ed erano più propensi a usare la terapia estrogenica sostitutiva.
La vitamina B6, l’acido folico, il ferro, il magnesio e lo zinco si associavano con circa un 3% fino al 6% di rischio di morte maggiore, mentre il rame correlava con un aumento del rischio del 18,0% per la mortalità totale rispetto al corrispondente non uso. Al contrario, l'uso di calcio era inversamente correlato al rischio di morte (hazard ratio, 0.91; intervallo di confidenza al 95%, 0,88-0,94; riduzione assoluta del rischio 3,8%).
I ricercatori hanno valutavano, quindi, i risultati per il ferro e il calcio in più analisi dettagliate condotte durante periodi più brevi (dieci, sei e quattro anni di follow-up) e i risultati erano simili a quelli trovati per le analisi effettuate durante tutto il periodo. Gli Autori, pertanto, concludevano che, in accordo con la loro ipotesi, la maggior parte degli integratori studiati non si associavano con un tasso di riduzione della mortalità totale nelle donne più anziane. Al contrario, vi era il riscontro che gli integratori minerali, tra cui i multivitaminici, la vitamina B6 e acido folico, così come il ferro, il magnesio, lo zinco e il rame, correlavano con un rischio più elevato di mortalità totale.
Pertanto, anche se non si possa escludere del tutto i benefici degli integratori per il miglioramento della qualità della vita, di certo, questo studio solleva una preoccupazione circa la loro sicurezza a lungo termine. Da notare, comunque, che per gli integratori antiossidanti, inclusi la vitamina E, la A e il beta-carotene, incominciano a emergere ipotesi di danno alla salute. Pertanto,
si delinea nel campo professionale del medico la raccomandazione di non doverli consigliare in forma preventiva, soprattutto in una popolazione senza difetti nutrizionali. Peraltro, questi supplementi non devono sostituire o aggiungere nulla ai benefici del consumo di frutta e verdura.
Bjelakovic G dell’University Hospital, Rigshospitalet, Copenhagen e collaboratori già in precedenza avevano stimolato l’attenzione sull’uso dei supplementi antiossidanti nella prevenzione di diverse malattie. Gli Autori, difatti, per valutare il loro effetto sulla mortalità negli studi randomizzati di prevenzione primaria e secondaria avevano cercato nelle banche dati elettroniche e bibliografie pubblicate dall’ottobre 2005 tutti gli studi randomizzati che avevano coinvolto adulti nell’uso di beta carotene, vitamina A, C (acido ascorbico), E e selenio vs placebo singolarmente o combinati o vs nessun intervento (JAMA. 2007 Feb 28;297(8):842-57). L'effetto dei supplementi antiossidanti sulla mortalità per qualsiasi causa era analizzato con effetti casuali di meta-analisi e riportati come rischio relativo (RR) con intervalli di confidenza al 95% (IC). Era anche utilizzata la meta-regressione per valutare l'effetto delle covariate attraverso le prove. Gli Autori includevano, così, sessantotto studi randomizzati con 232.606 partecipanti relativi a 385 pubblicazioni. Quando tutti gli studi a basso rischio e alto bias di supplementi antiossidanti erano riuniti insieme, non vi era alcun effetto significativo sulla mortalità (RR, 1,02, 95% IC, 0,98-1,06). La meta-analisi di regressione multivariata mostrava che gli studi a basso rischio di bias (RR, 1,16, 95% IC, 1,04 [corretto] -1,29) e il selenio (RR 0,998, 95% IC, 0,997-0,9995) risultavano significativamente associati alla mortalità. In quarantasette a bassa polarizzazione di prove con 180.938 partecipanti i supplementi antiossidanti significativamente aumentavano la mortalità (RR, 1,05, 95% IC, 1,02-1,08). Negli studi clinici a basso rischio di bias, dopo esclusione degli studi sul selenio, beta-carotene (RR, 1,07, 95% IC, 1,02-1,11), vitamina A (RR, 1,16, 95% IC, 1,10-1,24) e vitamina E (RR, 1,04, 95% IC, 1,01-1,07), singolarmente o combinati, la mortalità aumentava significativamente. La vitamina C e il selenio non avevano alcun effetto significativo sulla mortalità. In conclusione il trattamento con beta-carotene, vitamina A ed E si dimostrava legato all’aumento della mortalità mentre per il ruolo potenziale in tal senso della vitamina C e del selenio non era significativo e induceva a prospettare ulteriori studi.