Rendimento scolastico e vitamina “D”
Nell’uomo la funzione cognitiva e la cultura scolastica durante l'infanzia influenzano generalmente le condizioni di salute della fase adulta. A tale proposito c’è da considerare che negli adulti di mezza età e negli anziani diversi studi hanno permesso di dimostrare la positiva associazione tra i livelli sierici della 25 (OH) D con la funzione cognitiva da una parte e dall’altra di riscontrare un maggiore declino cognitivo negli anziani con elevati livelli sierici di calcio. Nell’infanzia e nella’adolescenza, invece, bisogna rilevare una relativa scarsità di evidenze in tal senso.
Per loro parte Anna-Maija Tolppanen dell’University of Bristol - United Kingdom e collaboratori, considerando che le più alte concentrazioni sieriche di 25-idrossivitamina “D” erano state associate principalmente in studi trasversali a una migliore funzione cognitiva negli adulti senza chiarire le possibili differenze tra D3 e D2, hanno svolto uno studio di coorte prospettico su 3171 bambini, tratti dallo studio ALSPAC (Avon Longitudinal Study of Parents and Children). Hanno, così, misurato i livelli sierici di 25-idrossivitamina D2 e 25-idrossivitamina D3 all’età media di 9,8 anni e valutato il rendimento scolastico all'età di 13-14 anni e tra i 15 e i 16 in inglese, matematica e scienze, desunto dal GCSE (General Certificates of Education exams). Peraltro, poiché la vitamina “D” insieme con l'ormone paratiroideo (PTH) è deputata alla conservazione dell'omeostasi del calcio e del fosfato, i ricercatori hanno anche valutato questi due fattori in rapporto al rendimento scolastico e se l'associazione della 25 (OH) D3 o 25 (OH) D2 fossero indipendente dal PTH, dal calcio o dal fosfato. Hanno. così, rilevato che dai tredici ai quattordici anni le concentrazioni sieriche della 25-idrossivitamina D3 non si associavano ad alcun tipo di rendimento scolastico, mentre quelle più alte della 25-idrossivitamina D2 correlavano con una peggiore performance in lingua inglese (DS di cambiamento al netto del raddoppio in 25-idrossivitamina D2, -0,05; intervallo di confidenza al 95%= -0,08 a -0,01). All'età di 15-16 anni i più alti livelli di 25-idrossivitamina D2 si associavano anche ai peggiori risultati scolastici e l'odds ratio, aggiustato per ottenere cinque o più gradi da "A" a "C" del GCSE, era 0,91 (95% IC, 0.82 - 1.00). Dietro la scorta di questi risultati, i ricercatori hanno ipotizzato che l'associazione positiva della 25 (OH) D con la funzione cognitiva, osservata negli adulti, sarebbe la condizione che emergerebbe solo più tardi nella vita o che i risultati dei precedenti studi trasversali sugli adulti potrebbero essere dovuti a causalità. Le evidenze, comunque, non supporterebbero la raccomandazione di esposizione controllata alla luce del sole o l’uso d’integratori di vitamina “D” al fine di aumentare il rendimento scolastico (J Epidemiol Community Health doi:10.1136/jech-2011-200114).