La sopravvivenza per i tumori ematologici in Europa
Dai primi anni 2000 si sono resi disponibili nuovi farmaci mirati al trattamento delle neoplasie ematologiche, tra cui gli anticorpi monoclonali anti-CD20 per il linfoma diffuso a grandi cellule B e la leucemia linfoblastica acuta, l’imatinib per la leucemia mieloide cronica e gli inibitori del proteasoma per il mieloma. Questi trattamenti hanno migliorato notevolmente la prognosi nella leucemia mieloide cronica, in molti tumori linfoidi e in misura minore nel mieloma multiplo. Tuttavia, questi vantaggi sono stati principalmente documentati in una serie di studi controllati o ospedalieri.
Milena Sant della Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori, Milan – Italy, utilizzando i dati dell’EUROCARE e dei raggruppamenti morfologici dell’HAEMACARE, hanno inteso stimare l'andamento nel tempo della sopravvivenza nella popolazione di undici neoplasie linfoidi e mieloidi in venti paesi europei, per regione e per età (The Lancet Oncology, Volume 15, Issue 9, Pages 931 - 942, August 2014).
Nel loro studio osservazionale retrospettivo, gli Autori includevano pazienti di età tra i quindici anni e oltre con diagnosi di neoplasia ematologica diagnosticata fino al 31 dicembre 2007 e seguita fino al 31 dicembre 2008. Si utilizzavano i dati di trenta registri dei tumori di venti paesi europei con informazione dell'incidenza continua e dei dati di buona qualità 1992-2007.
Per quattro periodi di tre anni (1997-99, 2000-02, 2003-05, 2006-08) gli Autori si servivano di un approccio ibrido per la stima per ogni malignità della sopravvivenza generale e standardizzata all’età e relativa a cinque anni di età specifiche per cinque regioni (UK, Europa del nord, del centro, del sud e dell’est). Per ogni malattia, stimavano anche per periodo, per età e per regione il relativo eccesso di rischio di morte per cinque anni dopo la diagnosi. Si analizzavano, quindi, 560.444 casi e dal 1997-99 al 2006-08 la sopravvivenza aumentava per la maggior parte dei tumori maligni. Il più cospicuo aumento si registrava per il linfoma diffuso a grandi cellule B dal 42·0% [IC 95%: 40·7-43·4] al 55·4% [54·6-56·2], p <0·0001. Per il linfoma follicolare si registravano valori dal 58·9% [57·3-60·6] al 74·3% [72·9-75·5], p <0·0001), per la leucemia mieloide cronica dal 32·3% [30·6-33·9] al 54·4% [52·5-56·2], p <0·0001) e per la leucemia promielocitica acuta, secondo stime non standardizzate per l’età, dal 50·1% [43·7-56·2] al 61·9% [57·4-0-66], p = 0·0038,). Altre variazioni in aumento della sopravvivenza si osservavano per il linfoma di Hodgkin dal 75·1% [74·1-76·0] a 79·3% [78·4-80·1], p <0·0001), per la leucemia linfocitica cronica / per il piccolo linfoma linfocitico dal 66·1% [65 · 1-67 · 1] al 69·0% [68·1-69·8], p <0·0001), per il mieloma multiplo / plasmocitoma dal 29·8% [29·0- 30·6] al 39·6% [38·8-40·3], p <0·0001), per la precursor lymphoblastic leukaemia/lymphoma dal 29·8% [27·7-32·0] al 41·1% [39·0-43·1], p <0·0001), per la leucemia mieloide acuta, esclusa la promielocitica acuta, dal 12·6% [11·9-13·3] al 14·8% [14·2-15·4], p <0·0001) e per altre neoplasie mieloproliferative, esclusa la leucemia mieloide cronica, dal 70·3% [68·7-71·8] al 74·9% [73·8-75·9], p <0·0001).
La sopravvivenza, leggermente aumentata nell’Europa meridionale, lo era di più nel Regno Unito e molto cospicuamente nel nord, nel centro e nell'Est del continente, ma in quest’ultima area in tono inferiore rispetto alle altre regioni. Inoltre, la sopravvivenza diminuiva con l'avanzare dell'età e aumentava con il tempo solo leggermente nei pazienti di settantacinque anni, anche se si verificava un aumento del 10% nei pazienti anziani con linfoma follicolare, in quello diffuso a grandi cellule B e nella leucemia mieloide cronica.
Queste tendenze erano incoraggianti e con molta probabilità legate all'impiego diffuso dei nuovi trattamenti, molto più efficaci di un tempo. Tuttavia, le differenze di sopravvivenza persistenti in Europa suggerivano anche variazioni nella qualità delle cure e nella disponibilità di questi nuovi trattamenti.