Bevande sportive e aumento del peso negli adolescenti
Nel corso degli ultimi trenta anni si è registrato un aumento considerevole nel consumo globale di bevande zuccherate che, come riportato dagli scienziati del The Yale Rudd Center for Food Policy and Obesity, hanno rappresentato nel mese di ottobre 2011 la fonte di calorie al primo posto nella dieta degli adolescenti americani. Peraltro, già precedenti studi avevano dimostrato un’associazione addirittura esplosiva tra il consumo di questi alimenti con l'obesità e alcune malattie croniche, come il diabete.
Qibin Qi dell’Harvard School of Public Health e collaboratori nell’ipotesi che un elevato apporto di bevande zuccherate avrebbe potuto influenzare l'associazione tra la predisposizione genetica e l’adiposità hanno analizzato
l'interazione tra predisposizione genetica e assunzione di bevande zuccherate in relazione all’indice di massa corporea (IMC) e al rischio di obesità in 6.934 donne del NHS (Nurses Health Study), in 4.423 uomini del HPFS (Health Professionals Follow-up Study) e anche in una coorte di replica di studio in 21.740 donne del WGHS (Women's Genome Health Study). Il punteggio della predisposizione genetica è stato calcolato in conformità a trentadue IMC-loci associati. L'assunzione di bevande zuccherate è stata esaminata in modo prospettico sull’IMC (NEJM September 21, 2012 (10.1056/NEJMoa1203039).
Nelle coorti NHS e HPFS l'associazione genetica con l’indice di massa corporea era più forte tra i partecipanti con una maggiore assunzione di bevande zuccherate rispetto a quelli con minore assunzione. Nelle coorti combinate gli aumenti IMC per incremento di dieci alleli di rischio erano 1,00 per una dose minore di una porzione il mese, 1,12 per 1-4 porzioni il mese, 1,38 per 2-6 porzioni la settimana e 1,78 per una porzione o più il giorno (p <0.001 per interazione). Per le stesse categorie di assunzione il rischio relativo di obesità per incremento di dieci alleli di rischio era 1,19 (intervallo di confidenza del 95% [IC], 0,90-1,59), 1,67 (IC 95%, 1,28-2,16), 1,58 (95% IC, 1,01-2,47) e 5,06 (95% IC, 1.66 a 15,5) (p = 0.02 per interazione). Nella coorte WGHS, l'aumento dell’IMC per ogni incremento di dieci alleli di rischio risultava 1.39, 1.64, 1.90, e 2.53 tra le quattro categorie di assunzione (P = 0.001 per interazione). Il rischio relativo per l'obesità era 1,40 (IC 95% , 1,19-1,64), 1,50 (95% IC, 1,16-1,93), 1,54 (95% IC, 1,21-1,94) e 3.16 (95% IC, 2,03-4,92), rispettivamente (p = 0.007 per interazione).
In conclusione, lo studio avrebbe dimostrato, secondo gli Autori, che l'associazione genetica con l’adiposità sembrerebbe essere più pronunciata con una maggiore assunzione di bevande zuccherate. Il gruppo ad alto consumo presentava, difatti, due volte la predisposizione genetica all’elevato IMC, rispetto a quelli del gruppo a bassissimo consumo.
Alison Field dell’Harvard Medical School in Boston e collaboratori, dal loro canto, hanno presentato uno studio alla riunione scientifica annuale Obesity September 21 2012 su quasi 11.000 figli delle partecipanti al Nurses Health Study II, dai nove a quindici anni. Gli Autori riscontravano che le bevande sportive, spesso con calorie superiori a quanto indicato dalle etichette, avevano un rapporto con l'aumento di peso degli adolescenti ancora più forte delle bibite zuccherate.