Vita in città e rischio cardiometabolico
La rapida urbanizzazione della società globalizzata rappresenta, invero, un fattore chiave nell’epidemia delle malattie croniche non trasmissibili, soprattutto nei paesi in via di sviluppo. Anche se tale condizione non è stata precisamente studiata, già il semplice confronto tra le popolazioni rurali e quelle urbane suggerisce il più alto livello dei fattori di rischio cardiometabolico nelle seconde. Si attendono, peraltro, da nuovi studi più precise informazioni sulle modalità con cui tali rischi tendono a evolversi nel tempo per poter quantificare la velocità con cui i rischi cardiometabolici maturano con il passaggio a un ambiente urbano. Una migliore comprensione in tale campo avrebbe la facoltà di migliorare la conoscenza della storia naturale della transizione epidemiologica, permettendo di avanzare raccomandazioni utili alle popolazioni ad alto rischio con opportunità per il controllo delle malattie.
Sanjay Kinra della London School of Hygiene and Tropical Medicine e collaboratori hanno raccolto dati dell’Indian Migration Study su coppie di fratelli e loro coniugi, gli uni operai migranti in quattro città dell'India e gli altri non migranti rurali. Hanno, quindi, esaminato l’associazione tra i livelli dei fattori di rischio cardiometabolico e gli anni di vita urbana, ipotizzando che gli stessi aumentassero in modo lineare con tassi molto simili con il tempo trascorso nell’ambiente urbano (Am J Epidemiol. 2011;174(2):154–164). Hanno, inoltre, ipotizzato che età, stato civile, struttura familiare, occupazione e posizione socio-economica dei migranti non avessero particolare importanza per le possibili variazioni. Gli Autori hanno, così, ottenuto dati su 4.221 partecipanti, nel 39% donne di età media di quarantuno anni nel periodo 2005-2007. I risultati ottenuti suggerivano che il grasso corporeo aumentava rapidamente già nei primi tempi di trasferimento nell’ambiente urbano, mentre gli altri fattori di rischio cardiometabolico tendevano a evolvere gradualmente.