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Notiziario Settembre 2012 N°8 - ESERCIZIO E SALUTE ANCHE MENTALE - Lo stile di vita protegge contro la demenza

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Indice
Notiziario Settembre 2012 N°8 - ESERCIZIO E SALUTE ANCHE MENTALE
I mutamenti cognitivi legati all’invecchiamento
Lo stile di vita protegge contro la demenza
Sedentarietà, come importante fattore di rischio per la salute
Sedentarietà in progressione epidemica nella civiltà globalizzata
Vita in città e rischio cardiometabolico
La pratica sportiva in Europa e in Italia
Sport ed esercizio fisico per il benessere delle nazioni
Bevande sportive e aumento del peso negli adolescenti
Le linee guida americane sull’attività fisica per gli anziani
Attività fisica vs intervento strutturato in anziani
Esercizio fisico e declino cognitivo
Severità dell’insufficienza cardiaca e declino della memoria
Esercizio fisico e depressione nello ​​scompenso cardiaco
Invecchiamento, attività fisica e mortalità
L’attività fisica, anche minima, conferisce beneficio sulla mortalità
Tutte le pagine

Lo stile di vita protegge contro la demenza

Il CFAS (Cognitive Function and Ageing Study) è un ampio e ben documentato studio multicentrico longitudinale sulla funzione cognitiva di un numero consistente di anziani del Regno Unito. È iniziato nel tardo 1980 e con le informazioni raccolte ha permesso di ottenere dati sulla depressione e sulla disabilità fisica della popolazione anziana e anche di acquisire informazioni sull’aspettativa di una sana vita attiva.
Michael J. Valenzuela dell’University of Cambridge e collaboratori, proprio sulla base del legame tra stile di vita cognitivo attivo e diminuito rischio di demenza, hanno esaminato i 13.004 partecipanti dello studio CFAS di età superiore ai sessantacinque anni e seguiti per quattordici (BIOL PSYCHIATRY 2012;71:783–791).
Nello studio 1 è stato calcolato un CLS (Cognitive Lifestyle Score) su tutte le funzioni cognitive con definizione in classi degli anziani in base al loro punteggio: basso, medio e alto. Entro l’agosto 2004, 329 casi con i dati CLS erano venuti all’autopsia ed erano valutati nel registro della malattia di Alzheimer.
Lo studio 2 ha definito, invece, l’istologia quantitativa più dettagliata dell'ippocampo e dell'area di Brodmann 9 in settantadue individui ad alta e bassa CLS.
I gruppi CLS non differivano nelle diverse misure neuropatologiche dalla malattia di Alzheimer. Pur tuttavia, dopo aggiustamento per i rilevanti fattori medici di rischio vascolare, gli uomini con CLS alto, cioè con uno stile cognitivo di vita attivo, dimostravano una riduzione dell'80% del rischio relativo per la malattia cerebromicrovascolare e per le profonde lesioni associate della sostanza bianca e una riduzione relativa del 70% del rischio d’infarti lacunari, rispetto a quelli con CLS basso. Invece, le donne con alto CLS avevano un maggiore peso del cervello, ma non meno frequenti malattie cerebrovascolari, rispetto a quelle con basso CLS. Peraltro, l’alto CLS al momento della morte si associava a una riduzione dell'80% del rischio di demenza negli uomini, ma non nelle donne. Inoltre, in un sottocampione di settantadue individui il CLS alto non dimostrava protezione contro la perdita neuronale dell'ippocampo. Tuttavia, dopo aggiustamento per gli altri fattori di rischio, il CLS alto in entrambi i sessi si associava con una maggiore densità neuronale e con una striscia corticale più spessa nella zona di Brodmann 9.

Inoltre, nella zona di Brodmann 9 degli individui cognitivamente attivi si dimostrava una significativa maggiore densità neuronale e un correlato aumento di spessore corticale. In conclusione, secondo gli Autori, una vita attiva cognitiva sarebbe corrisposta a una maggiore protezione dalle malattie cerebrovascolari negli uomini, senza alcuna prova di modificare, però, la neuroprotezione ippocampale o la malattia di Alzheimer. Negli uomini e nelle donne lo stile di vita cognitivo avrebbe modificato, peraltro, i mutamenti neurotrofici nel lobo prefrontale, in linea con un processo di compensazione. Pertanto, una vita cognitiva con attività complessa svolgerebbe, secondo i dati del lavoro svolto dagli Autori, un ruolo protettivo contro la demenza attraverso molteplici percorsi biologici.



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