L’attività fisica, anche minima, conferisce beneficio sulla mortalità
Wen CP del National Health Research Institutes, Zhunan, Taiwan e collaboratori, considerando che i benefici sulla salute dell'attività fisica del tempo libero erano ben noti, senza che fosse ben chiaro il valore di quanto raccomandato per 150 min a settimana sulla speranza di vita, hanno svolto uno studio prospettico di coorte su 416.175 persone, di cui 199.265 uomini e 216.910 donne, partecipanti a un programma standard di screening medico a Taiwan tra il 1996 e il 2008 con un follow-up medio di 8,05 anni, DS 4.21 (Lancet. 2011 Oct 1;378(9798):1244-53). Sulla base della quantità di esercizio settimanale indicato in un questionario autosomministrato, i partecipanti sono stati collocati in una delle cinque categorie di volumi di allenamento: inattivi, attività bassa, media, alta, molto alta. Gli Autori hanno calcolato l’hazard ratio (HR) per i rischi di mortalità e la speranza di vita per ogni gruppo, rispetto agli inattivi.
Rispetto al gruppo degli inattivi, quelli a basso volume di attività con una media di novantadue min a settimana (I95% C 71-112) o quindici minuti il giorno (SD 1.8), dimostravano un rischio ridotto del 14% per tutte le cause di mortalità (0,86, -0 0,81 • 91). Avevano anche una speranza di vita più lunga di tre anni. Ogni ulteriore quindici minuti di esercizio quotidiano oltre l'importo minimo dei quindici minuti il giorno riduceva ulteriormente la mortalità del 4% (95% I C 2,5 -7 • 0) e dell'1% (0,3 - 4.5) quella di tutti i casi di cancro. Questi benefici erano applicabili a tutte le età e a entrambi i sessi e a quelli con malattie cardiovascolari. Di converso, gli individui rimasti inattivi avevano un 17% (HR 1.17, 95% IC 1,10 • 24 -1) di aumento del rischio di mortalità, rispetto ai soggetti del gruppo a basso volume. In conclusione, i risultati di questo studio indicherebbero, secondo gli Autori, che quindici minuti il giorno o novanta a settimana di moderata intensità di esercizio potrebbero essere di beneficio anche per le persone a rischio di malattie cardiovascolari.