Sei qui: Notiziario AMEC Anno 2014 notiziario Febbraio 2014 N.2 PER UN APPROCCIO EFFICACE DI PREVENZIONE E CURA DELL’OBESITÀ - Anche i medici e le infermiere devono essere più accorti all’aumento del peso

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notiziario Febbraio 2014 N.2 PER UN APPROCCIO EFFICACE DI PREVENZIONE E CURA DELL’OBESITÀ - Anche i medici e le infermiere devono essere più accorti all’aumento del peso

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Indice
notiziario Febbraio 2014 N.2 PER UN APPROCCIO EFFICACE DI PREVENZIONE E CURA DELL’OBESITÀ
I guadagni in salute e aspettativa della vita alla nascita nell’Europa dei 27
Gli allarmanti aspetti dell’epidemiologia dell’obesità
Italia a confronto con alcune nazioni europee per il sovrappeso e l’obesità
Italiani adulti obesi nel 2012
Prevalenza dell’obesità negli Stati Uniti e sua correlazione con la funzione lavorativa
Anche i medici e le infermiere devono essere più accorti all’aumento del peso
Le strategie pratiche professionali nella cura dell’obesità
Le raccomandazioni 2012 dell’USPSTF sull’obesità degli adulti
Le linee guida 2013 AHA/ACC per la gestione negli adulti del sovrappeso/obesità
Programmi commerciali e sanitari a confronto per il calo del peso
Strategie di successo per la perdita di peso e per il suo mantenimento
Sessioni pratiche culinarie unite alla didattica per combattere l’obesità
Interventi efficaci sullo stile di vita anche nell’obesità grave
La gestione dell’obesità nelle cure primarie
Tutte le pagine

Anche i medici e le infermiere devono essere più accorti all’aumento del peso

Con il dilagare dell’epidemia dell’obesità è sorta la curiosità di condurre sondaggi epidemiologici anche tra gli operatori sanitari per valutare il fenomeno all’interno di questa categoria professionale che dovrebbe essere in prima linea nella lotta alla malattia.
A tale proposito, Ajani UA dell’Harvard Medical School, Boston, MA-USA e collaboratori hanno analizzato l'associazione tra l’indice di massa corporea (IMC) e tutte le cause di mortalità, in considerazione del livello d’istruzione e dello stato socio-economico, in 85.078 medici di età compresa tra i quaranta e gli ottantaquattro anni della coorte del Physicians' Health Study (Ann Epidemiol. 2004 Nov;14 (10):731-9).
Durante i cinque anni di follow - up, si documentavano 2.856 morti, di cui 1.212 per malattie cardiovascolari e 891 per cancro. Nelle analisi aggiustate per l'età, si osservava una relazione a U tra l’IMC e la mortalità per tutte le cause. Tra gli uomini che non avevano mai fumato, si rilevava una relazione lineare con nessun aumento della mortalità tra i più magri (P < 0.001). Nelle analisi multivariate, aggiustate per età, assunzione di alcol e attività fisica, sempre tra chi non aveva mai fumato, i rischi che si riferivano alla mortalità per tutte le cause aumentavano, invece, in modo graduale con l'aumento dell’IMC. Escludendo i primi due anni di follow-up, l'associazione si rafforzava ulteriormente (i relativi rischi multivariati da BMI <20> o = 30 kg/m2, erano 0.93, 1.00, 1.00, 1.16, 1.45 e 1.71 [P per trend <0.001]). In tutte gli strati d’età (dai quaranta ai cinquantaquattro, dai cinquantacinque ai sessantanove e dai settanta agli ottantaquattro anni) chi con BMI di trenta o superiore non aveva mai fumato, dimostrava un aumento del rischio di morte del 70% circa, rispetto al gruppo di riferimento (BMI 22,5-24,9). Inoltre, i livelli più elevati dell’IMC erano fortemente legati a un aumentato rischio di mortalità cardiovascolare, indipendentemente dal livello dell’attività fisica (P < 0,01).
In conclusione, tra gli uomini di mezza età e più anziani la mortalità per tutte le cause e quella cardiovascolare erano direttamente collegate all’IMC. L’età avanzata non attenuava, peraltro, l'aumento del rischio di morte associato all'obesità. I medici magri con IMC < 20 non avevano, però, eccesso di mortalità, indipendentemente dall'età. In particolare, il 44% dei medici con IMC di 25 kg/m2 o superiore era in sovrappeso, mentre il 6% era obeso con un IMC pari o superiore a trenta. Il 53% erano fumatori attuali o avevano smesso di fumare.
Da notare che dati analoghi mancano per i medici di sesso femminile.
In verità, Manson JE dell’Harvard Medical School di Boston, MA - USA e collaboratori hanno esaminato l'associazione tra l’indice di massa corporea e la mortalità complessiva e per cause specifiche in una coorte di 115.195 donne americane iscritte all’Health Study e potenziali Nurses (N Engl J Med. 1995 Sep 14;333(11):677-85.). Queste donne nel 1976 avevano 30-55 anni di età, erano senza malattia nota cardiovascolare e di cancro. Durante i sedici anni del follow-up, si documentavano 4.726 morti, di cui 881 erano cardiovascolari, 2.586 per cancro e 1.259 per altre cause.
Nelle analisi aggiustate solo per l'età, si osservava una relazione a forma di J tra l’indice di massa corporea e la mortalità complessiva. Nell’esame separato delle donne più magre che non avevano mai fumato, non si osservava nessun aumento del rischio, mentre emergeva una relazione più diretta tra il peso e la mortalità (P per trend < 0.001). All'analisi multivariata delle donne che non avevano mai fumato e avevano da poco un peso stabile, escludendo i primi quattro anni di follow-up, il rischio relativo di morte per tutte le cause era per l’IMC< 19.0 (categoria di riferimento) = 1.0; 19,0-21,9 = 1.2; 22,0-24,9 = 1.2; 25,0-26,9 = 1.3; 27,0-28,9 = 1.6; 29,0-31,9 = 2.1; > o = 32,0 = 2,2 (p per trend < 0.001). Tra le donne con un indice di massa corporea di 32,0 o superiore, che non avevano mai fumato, il rischio relativo di morte per malattie cardiovascolari era di 4,1 (intervallo di confidenza al 95%: 2,1-7,7). Quello di morte per cancro era 2,1 (1.4 - 3.2), rispetto al rischio delle donne con un indice di massa corporea sotto i 19.0. Un aumento del peso di 10 kg o più dall'età dei diciotto anni si associava, peraltro, a un aumento della mortalità in età media adulta.
In conclusione, in queste infermiere di mezza età il peso corporeo e la mortalità per tutte le cause erano direttamente correlati. Peraltro, le donne magre non avevano un eccesso di mortalità. Il suo tasso più basso si osservata in chi pesava almeno il 15 per cento in meno rispetto alla media degli Stati Uniti per le donne della stessa età e tra quelle il cui peso era rimasto stabile fin dalla prima età adulta.
Infine su tale argomento, vale riportare che Medscape in un sondaggio sul peso dei medici ha rilevato in chi aveva risposto lo 8% di obesità e il 34% di sovrappeso (medscape physician lifestyle report 2014).

I chirurghi generali e i medici di famiglia risultavano con il maggior eccesso ponderale, mentre gli oculisti e i dermatologi occupavano gli ultimi posti della classifica.



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