Sei qui: Notiziario AMEC Anno 2014 notiziario Febbraio 2014 N.2 PER UN APPROCCIO EFFICACE DI PREVENZIONE E CURA DELL’OBESITÀ - Prevalenza dell’obesità negli Stati Uniti e sua correlazione con la funzione lavorativa

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notiziario Febbraio 2014 N.2 PER UN APPROCCIO EFFICACE DI PREVENZIONE E CURA DELL’OBESITÀ - Prevalenza dell’obesità negli Stati Uniti e sua correlazione con la funzione lavorativa

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Indice
notiziario Febbraio 2014 N.2 PER UN APPROCCIO EFFICACE DI PREVENZIONE E CURA DELL’OBESITÀ
I guadagni in salute e aspettativa della vita alla nascita nell’Europa dei 27
Gli allarmanti aspetti dell’epidemiologia dell’obesità
Italia a confronto con alcune nazioni europee per il sovrappeso e l’obesità
Italiani adulti obesi nel 2012
Prevalenza dell’obesità negli Stati Uniti e sua correlazione con la funzione lavorativa
Anche i medici e le infermiere devono essere più accorti all’aumento del peso
Le strategie pratiche professionali nella cura dell’obesità
Le raccomandazioni 2012 dell’USPSTF sull’obesità degli adulti
Le linee guida 2013 AHA/ACC per la gestione negli adulti del sovrappeso/obesità
Programmi commerciali e sanitari a confronto per il calo del peso
Strategie di successo per la perdita di peso e per il suo mantenimento
Sessioni pratiche culinarie unite alla didattica per combattere l’obesità
Interventi efficaci sullo stile di vita anche nell’obesità grave
La gestione dell’obesità nelle cure primarie
Tutte le pagine

Prevalenza dell’obesità negli Stati Uniti e sua correlazione con la funzione lavorativa

Anche negli Stati Uniti, come in Europa, la prevalenza dell'obesità è aumentata notevolmente negli ultimi decenni. Le stime recenti riportano che il 69% degli adulti è in sovrappeso e circa il 35% francamente obeso. In definitiva, nel 2009-2010 più di settantotto milioni di adulti statunitensi erano obesi. Questi dati del National Health and Nutrition Examination Surveys si riferiscono a entrambi i sessi, senza differire significativamente dalle stime del 2003-2008. Dimostrano, peraltro, che gli aumenti dei tassi di prevalenza dell’obesità tendono a rallentare o a stabilizzarsi. Pur tuttavia, il sovrappeso e l'obesità hanno dimostrato di essere molto diffusi, soprattutto in alcuni gruppi di minoranze razziali ed etniche e anche nelle persone meno istruite e con i redditi più bassi. A latere della gravità clinica, l’obeso, rispetto agli individui di peso normale, aumenta i costi della degenza ospedaliera del 46%, richiede un 27% in più di visite mediche e di costi ambulatoriali e aumenta la spesa per la prescrizione dei farmaci dello 80%.
Insomma, l’obesità si può oramai definire un'epidemia dei nostri tempi e, soprattutto, una minaccia seria per la salute pubblica. In particolare, poi, nei posti di lavoro contribuisce non solo ai costi associati al congedo per malattia e all’assenteismo, ma anche all’aumento del rischio di sviluppare il cancro, i disturbi muscolo-scheletrici, le malattie cardiovascolari e lo stress. Peraltro, con l'invecchiamento della forza lavoro degli Stati Uniti, queste malattie croniche e le associate spese sanitarie, previste nell’ordine dei 4.200 miliardi di dollari l'anno entro il 2023, dovrebbero costituire un onere enorme per i datori di lavoro e per il sistema sanitario.
È da notare che i lavoratori a tempo pieno consumano in media più di otto ore il giorno sul posto di lavoro, con un periodo trascorso da seduti da un terzo alla metà della giornata lavorativa. In tal modo, si tiene poco conto che l’attività fisica occupazionale, avendo un effetto protettivo sulla salute, è un fattore determinante per il dispendio energetico giornaliero. I lavoratori, peraltro, mangiano in genere almeno un pasto durante la giornata lavorativa. Tale dato di fatto rende, invero, il luogo di lavoro un ambiente logico e prezioso per la promozione di una sana alimentazione e per l'aumento dell'attività fisica. Alcuni studi, difatti, supportano l'efficacia degli interventi sul luogo di lavoro che mirano al miglioramento dei comportamenti per la salute dei lavoratori in relazione con l'obesità. A tal proposito, il Surgeon General’s Vision for a Healthy and Fit Nation comprende raccomandazioni per i datori di lavoro al fine di creare ambienti sani sul posto di lavoro attraverso la promozione dell’attività fisica e del mangiare sano. Peraltro, gli obiettivi dell’Healthy People 2020 puntualizzano di aumentare la percentuale degli ambienti che possano offrire un programma di promozione della salute dei dipendenti, di avere classi nutrizionali o di gestione del peso o di consulenza e di disporre d’impianti sportivi e di programmi di esercizio. Come componente importante della riforma sanitaria, il Fondo di Prevenzione e Sanità Pubblica dell’Affordable Care Act offre, a tale riguardo, 200 milioni di dollari per borse di studio sul piano di benessere per le piccole imprese. Eppure, nonostante questi forti sforzi di politica pubblica per aumentare la salute della popolazione attiva, esistono poche misure sistematiche della salute dei lavoratori nella loro occupazione abituale. Pur tuttavia, una stima della prevalenza dell’obesità in rapporto alle modalità lavorative può informare lo sviluppo e la valutazione dell'efficacia dei programmi di benessere basati sul lavoro.
In conformità a quanto riportato, David K. Bonauto della Safety and Health Assessment and Research for Prevention Program, Washington State Department of Labor and Industries e collaboratori hanno condotto un’analisi descrittiva e multivariata tra 37.626 lavoratori intervistati nello Stato di Washington, utilizzando il Factor Surveillance System Behavioral Risk in anni dispari dal 2003 al 2009 (Prev Chronic Dis 2014;11:130219). Gli Autori hanno stimato la prevalenza e i PRS (prevalence ratios) per i gruppi professionali con aggiustamento per i fattori demografici, per il livello di attività fisica occupazionale, per il fumo, il consumo di frutta e verdura e per la LPTA (leisure-time physical activity).
Nel complesso, la prevalenza dell'obesità era del 24,6%, con intervallo di confidenza 95% [IC], 24,0-25,1.). I lavoratori nei servizi di protezione avevano una probabilità maggiore di 2,46 (95 % IC, 1,72-3,50) volte di essere obesi, rispetto a quelli occupati nella diagnostica sanitaria. Rispetto alle loro controparti, quelli che consumavano adeguate quantità di frutta e verdura e avevano un’adeguata LTPA avevano una significativa minore probabilità di essere obesi (rispettivamente PR = 0,91, IC 95%= 0,86-0,97 e PR = 0,63, IC 95% = 0,60-0,67). Inoltre, i lavoratori con attività fisica occupazionale fisicamente impegnativa avevano un PR inferiore di obesità (PR = 0.83, IC 95% = 0,78-0,88), rispetto a chi non l’aveva. In particolare, la prevalenza più bassa dello 11,6% si riscontrava tra i medici, dentisti, veterinari, optometristi.
All'altro estremo vi erano, invece, i camionisti con una prevalenza del 38,6%. Seguivano altre occupazioni ad alta obesità, come i trasportatori di materiale in movimento con il 37,9%, quelli dei servizi di protezione con il 33,3% e dei servizi di lavanderia / costruzione con il 29,5%. Da notare a riguardo, che il tasso di obesità elevato tra i lavoratori dei servizi di protezione, come i vigili del fuoco e gli agenti di polizia, nonostante i loro alti livelli di attività, poteva dipendere, secondo gli autori, dalle limitazioni derivate dall’utilizzo della BMI come misura dell'obesità.
Utilizzando le professioni sanitarie come riferimento e regolazione per le variabili confondenti, i ricercatori riscontravano che i PR (prevalence ratios) per l'obesità erano 2,46 per i servizi di protezione e 2.45 per i camionisti. Al contrario, i rapporti di prevalenza per gli studiosi di scienze naturali e sociali, per gli insegnanti della scuola dopo la secondaria e gli avvocati, per i giudici non erano diversi da quelli delle professioni sanitarie.
Per quanto riguardava, poi, i comportamenti dei lavoratori, inclusi i livelli di attività fisica, il fumo e il consumo di frutta e verdura, i ricercatori rilevavano che chi aveva un’attività lavorativa fisicamente impegnativa presentava anche una minore probabilità di essere obeso, rispetto a quelli senza questa condizione di lavoro (PR = 0,83). Inoltre, i non fumatori avevano maggiore probabilità di essere obesi, rispetto ai fumatori (PR = 1.17), probabilmente a causa dell'effetto di soppressione esercitato dal fumo sull’appetito.
Peraltro, i lavoratori che consumavano adeguate quantità di frutta e verdura, come cinque o più porzioni il giorno, e mantenevano un’adeguata attività fisica di venti minuti o più il giorno per tre o più volte / settimana dimostravano una significativa minore probabilità di essere obesi, rispetto a quelli senza tali abitudini (PR = 0,91).
In conclusione, la prevalenza dell’obesità e i comportamenti a rischio per la salute variavano sostanzialmente in rapporto all'occupazione. Di conseguenza, gli Autori commentavano i loro dati affermando che i datori di lavoro, i responsabili politici e gli operatori di promozione della salute potevano e dovevano utilizzarli per indirizzare e dare la priorità ai programmi di promozione di prevenzione dell'obesità sul luogo di lavoro e dei comportamenti efficaci per la salute.



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