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notiziario Dicembre 2012 N.11 COMPLESSITÀ DELL’OBESITÀ: Le complicazioni - Meccanismi che legano l’obesità all’ipertensione

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Indice
notiziario Dicembre 2012 N.11 COMPLESSITÀ DELL’OBESITÀ: Le complicazioni
Le complicazioni dell'obesità
Obesità e ipertensione arteriosa
Meccanismi che legano l’obesità all’ipertensione
Tessuto adiposo disfunzionale, adipochine, RAAS, SNS e ipertensione
Trattamento antipertensivo negli obesi di classe 3
Grasso viscerale e diabete tipo 2
Indice di massa corporea, diabete, ipertensione e mortalità a breve termine
I disturbi gastrointestinali dell’obeso
Obesità e psoriasi
Insufficienza surrenalica a seguito di chirurgia bariatrica
Obesità e disturbi del sonno
Obesità e trapianto del fegato
Indice di massa corporea e disturbi muscolo scheletrici del piede
Tutte le pagine

Meccanismi che legano l’obesità all’ipertensione

 L'associazione causale tra obesità ed elevati valori di pressione sanguigna è stata da qualche tempo dimostrata sulla popolazione da grandi studi. Inoltre, il suo contributo alla malattia ipertensiva come frazione di popolazione attribuibile è ora stimata del 78% per gli uomini e del 64% per le donne.

Per quanto riguarda i meccanismi che legano le due patologie, bisogna considerare la disfunzione del tessuto adiposo. Nell'obesità, difatti, esso conduce alla fine alla disfunzione endoteliale, all’ipertrofia vascolare e alla ridotta pressione della natriuresi. In tale complesso fisiopatologico sono coinvolti principalmente: l'infiammazione sistemica, lo stress ossidativo, l'attivazione del RAAS (sistema renina-angiotensina-aldosterone) e l’overdrive simpatico.

Pausova Z dell’Université de Montreal, Canada e collaboratori hanno studiato sessantuno soggetti, ciascuno con almeno due fratelli ipertesi (Hypertension. 2001 Jul;38(1):41-7). Il confronto dei valori medi mostrava che gli ipertesi presentavano l’obesità più dei normotesi e con grasso corporeo maggiormente distribuito centralmente. Gli Autori osservavano anche differenze significative in tutte le misure dell’obesità (P = 0,009-0,0001), rilevandole soprattutto nella circonferenza vita (p = 0,00002), nel rapporto vita / fianchi (p = 0,0001) e nella plica cutanea soprailiaca (P = 0,00008). Il confronto tra le stime d'ereditarietà derivate dalle correlazioni fratello / fratello, secondo il programma FCOR, SAGE, suggeriva, inoltre, che i fattori genetici dovessero giocare il ruolo più importante nel determinismo della maggior parte delle misure dell’obesità nelle 357 paia dei fratelli ipertesi, rispetto ai novantatré normotesi. Similarmente a questi valori medi, le differenze erano più evidenti nelle misure globali e della parte superiore del corpo, con un’ereditarietà che variava dal 40 al 70% (P = da 0,05 a 0,0006) nei fratelli ipertesi e dallo zero al 32% (p = NS) in quelli normotesi.

In sintesi, i risultati suggerivano agli Autori di concludere che i primi, e non i secondi tratti dalle stesse famiglie, differissero dal grado e distribuzione dell’accumulo del grasso corporeo e che questa differenza fosse determinata, almeno in parte, da fattori genetici collegati con l’ipertensione. Tutto ciò, a sua volta, avrebbe suggerito che in queste famiglie esistesse un collegamento genetico tra obesità e ipertensione.

Dal loro canto, J. A. N. Dorresteijn dell’University Medical Center Utrecht, Netherlands e collaboratori hanno recentemente rivisto in rapida successione i meccanismi complessi e interdipendenti del collegamento tra l’obesità e l’ipertensione (Obesity reviews (2012) 13, 17–26). La relazione, particolarmente forte sotto i sessanta anni di età, rimaneva costante anche negli adolescenti e nei bambini ed era presente in tutti i gruppi etnici. Il National Health and Nutrition Examination Survey III Study aveva, peraltro, dimostrato che, rispetto agli individui di peso normale come riferimento, il rapporto di probabilità per la presenza d’ipertensione era di 1,7 per gli individui in sovrappeso (indice di massa corporea [BMI] 25,0-29,9), 2,6 per la classe I dell’obesità (BMI 30,0-34,9), 3.7 per quella grave o della classe II (BMI 35,0-39,9) e 4.8 per la più grave o classe 3 (BMI> 40,0). Peraltro, gli studi di randomizzazione mendeliana hanno stimato che per ogni aumento del 10% dell’indice di massa corporea si associa un aumento della pressione arteriosa sistolica di 3,9 mmHg. D’altro canto, i rapporti della circonferenza vita e della vita-fianchi, entrambe misure dell’obesità centrale, sono ancora più fortemente legati all’ipertensione rispetto alla BMI.

Pertanto, l'obesità risulta un importante fattore di rischio per l'incidenza della futura ipertensione. Ogni aumento di peso del 5% si associa alla probabilità d’ipertensione maggiore del 20-30%, mentre la riduzione comporta una diminuzione dei suoi valori secondo una forte e coerente correlazione positiva tra le due condizioni patologiche, confermata dagli studi clinici genetici e sperimentali.



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