Vit. “D” e funzione endoteliale
Wong, M. S dell’University of Hong Kong e collaboratori, proprio per verificare l'ipotesi che vitamina D3 modula direttamente le risposte endotelio-dipendenti in maniera calcio-dipendente, hanno svolto uno studio su ratti spontaneamente ipertesi, dimostrando che il metabolita attivo, 1,25-diidrossivitamina D3 della vitamina riduce la disfunzione endoteliale, diminuendo le contrazioni endotelio dipendenti con il moderare l'aumento di calcio libero citosolico nelle cellule endoteliali. Tale meccanismo se dovesse avvenire a livello dei vasi di resistenza in vivo, potrebbe davvero aiutare a spiegare il legame tra i bassi livelli di vitamina “D” e l’ipertensione (2008, Am. J. Physiol. Heart Circ. Physiol. 295, H289-H296).
Sugden JA e collaboratori del Ninewells Hospital and Medical School, Dundee, UK, sulla base del cumulo di evidenze degli studi sperimentali, clinici ed epidemiologici, secondo cui la vitamina “D” può anche associarsi a diversi indici di funzione vascolare, volendo fornire una spiegazione, almeno parziale, sulla patogenesi delle malattie cardiovascolari determinate dai suoi bassi livelli, per verificare se una sua massiccia dose singola potesse migliorare la funzione endoteliale nei pazienti con diabete mellito di tipo 2, hanno svolto uno studio randomizzato in doppio cieco, a gruppi paralleli, controllato con placebo (Diabet Med. 2008 Mar;25(3):320-5. Epub 2008 Feb 13). Una singola dose di 100.000 UI di vitamina D2 o di placebo era somministrata a pazienti con diabete di tipo 2 durante l'inverno, quando i livelli circolanti di vitamina sarebbero dovuti essere probabilmente più bassi. I pazienti sono stati arruolati sulla base dei valori di 25-OHD <50 nmol / l. Completava lo studio il quarantanove per cento dei soggetti selezionati con la vitamina a tali livelli e trentaquattro, di età media di sessantaquattro anni, con valori di base di 38,3 nmol / l. La supplementazione aumentava i livelli di vitamina di 15,3 nmol / l, rispetto al placebo, e migliorava significativamente del 2,3% la FMD (flow mediated vasodilatation) dell'arteria brachiale. Il miglioramento della FMD rimaneva significativo anche dopo aggiustamento per i cambiamenti della pressione sanguigna. Si registrava pure una significativa riduzione della pressione sistolica di quattordici mmHg, rispetto al placebo, il che non correlava con il cambiamento della FMD.