Vit. “D” e ipertensione negli individui di colore
I neri americani, rispetto ai bianchi, dimostrano una più alta mortalità cardiovascolare, correlata all’età e al sesso, e più elevati tassi di molti fattori di rischio cardiovascolare. Il basso stato socioeconomico e il conseguente maggiore stress cronico, la difficoltà di accedere alle cure sanitarie e le minori risorse per migliorare i fattori di rischio comportamentali, rappresentano, già di per sé, la spiegazione plausibile di questa condizione. Pur tuttavia, i neri notoriamente sono significativamente più predisposti ai bassi livelli medi di 25 (OH) D, sia per condizioni biologiche, legate alla pigmentazione cutanea, sia sociali e comportamentali. Pertanto, i livelli più bassi della vitamina potrebbero contribuire alla disparità con i bianchi.
Kevin Fiscella dell’University of Rochester School of Medicine, NY e Peter Franks dell’University of California hanno valutato i livelli di vitamina “D” in rapporto alla mortalità cardiovascolare in una coorte retrospettiva, utilizzando i dati del NHANES III 1988 and 1994 (National Health and Nutrition Examination Survey) (vedi notiziario marzo 2010 N°3).
Sulla base, quindi, che l'alta pressione sanguigna negli Stati Uniti è più comune e più nociva nei neri e che gli stessi generalmente producono meno vitamina “D”, come chi vive nelle alte latitudini con radiazioni UV meno intense e clima più freddo, Kevin Fiscella e collaboratori, sull’analisi dei dati di 1984 neri e 5.156 bianchi, partecipanti sempre al NHANES 2001-2006, di età tra i venti anni e oltre (Journal of General Internal Medicine 2011 DOI 10.1007/s11606-011-1707-8), hanno nel complesso scoperto che i neri avevano livelli sierici significativamente più bassi di vitamina “D”. Il dato, peraltro, in accordo con gli ormai numerosi rilievi della letteratura, spiegava la differenza di pressione sanguigna del 40% rispetto ai bianchi. In particolare il 61% dei neri rispetto all’11% dei bianchi aveva livelli di vitamina nel più basso quintile del campione di popolazione, mentre solo il 2% dei neri contro il 25% dei bianchi aveva livelli di “D” nel gruppo più alto.