Vitamina “D”, ormone paratiroideo e pressione sanguigna
Diversi studi clinici ed epidemiologici hanno dimostrato la possibile relazione tra ipertensione e stato della vitamina “D”, come pure con il metabolismo del calcio. D. A. McCarron e collaboratori, già nel 1980, considerando che i disturbi del metabolismo del calcio non erano generalmente considerati importanti nell'ipertensione essenziale, sia clinicamente sia fisiopatologicamente, ma che recenti ricerche suggerivano una maggiore funzione della ghiandola paratiroide, analizzarono di routine il PTH sierico e le urine in trentaquattro ipertesi. I dati preliminari suggerirono, così, che la funzione della paratiroide potesse essere aumentata nell'ipertensione essenziale, in parte per la risposta fisiologica all’ipercalciuria, significativa nel loro campione, rispetto ai normotesi (P <0,005), o alla perdita renale del calcio. Gli autori, pertanto, ipotizzarono che la maggiore prevalenza d’ipertensione nei soggetti con iperparatiroidismo potesse rappresentare negli ipertesi l'evento finale in un continuum con inizio obbligato delle perdite urinarie di calcio, ma la cui presentazione fosse un iperparatiroidismo patologico (Hypertension, vol. 2, no. 2, pp. 162–168, 1980).
Di poi si sono succedute conferme sulle differenze geografiche della pressione sanguigna, in rapporto alla residenza nelle regioni settentrionali del pianeta, rispetto a quelle più vicine all'equatore o anche in rapporto all’abitazione rurale, rispetto a quella cittadina.
Jack L. Hee Robert K. Scragg della School of Population Health, University of Auckland,sulla base che sia la 25-idrossivitamina D(25 OH D) sia l’ormone paratiroideo (PTH) sono stati dimostrati correlati con la pressione sanguigna, ma senza una chiara dimostrazione dell’indipendenza tra essi, hanno utilizzato i dati NHANES (National Health and Nutrition Examination Surveys) 2003-2006 arruolando 7.561 partecipanti di età ≥ 20 anni, provvisti di misurazioni della 25 (OH) D, del PTH, della calcemia, della creatinina, della pressione arteriosa e del suo trattamento, della dedizione o meno al fumo, all’attività fisica (Am J Hypertens. 2011 Apr 28). La 25 (OH) D era l’elemento più fortemente associato, in maniera inversa, con la pressione sistolica e la diastolica. La differenza media aggiustata (errore standard) di pressione per il quintile più basso di 25 (OH) D (≤ 13 ng / ml) era di 3,5 (0,7) mm Hg per la pressione sistolica e 1,8 (0,6) mm Hg per la diastolica, rispetto al più alto quintile (≥ 30 ng / ml). Al contrario, il PTH era positivamente correlato alla pressione sia sistolica sia diastolica (p <0,0001). La differenza media aggiustata (errore standard) della pressione per il più alto quintile di PTH (≥ 59 ng / l) era 5,9 (0,8) mm Hg per la sistolica e 4,5 (0,5) mm Hg per la diastolica, rispetto al quintile più basso (≤ 27 ng / l). Quando entrambi la 25 (OH) D e il PTH erano inclusi nello stesso modello, le associazioni di PTH con la pressione arteriosa sistolica e quella diastolica rimanevano invariate. Tuttavia, le correlazioni tra la 25 (OH) D e la pressione si sono attenuate con una differenza media (errore standard) tra il quintile più alto e quello più basso di 2,2 (0,6) mm Hg per la sistolica (p <0,01) e di 0,8 (0,6) mm Hg per la diastolica. In conclusione, secondo gli AA, il PTH potrebbe mediare la maggior parte delle correlazioni tra la 25 (OH) D e la pressione arteriosa, le quali non sarebbero significative, qualora si regolassero i dati in funzione dell’indice di massa corporea.