Supplementazione di Vit. “D” e pressione arteriosa
D’altro canto Wu SH e collaboratori dell’University of Hong Kong hanno eseguito una ricerca bibliografica fino al dicembre 2009 di studi randomizzati in doppio cieco e controllati (RCT), riguardanti la supplementazione orale di vitamina “D” in soggetti normotesi o ipertesi (South Med J. 2010 Aug;103(8):729-37). Gli autori hanno selezionato quattro lavori su 244, comprendenti 429 partecipanti. La supplementazione di vitamina riduceva la pressione arteriosa sistolica da 2,44 millimetri Hg (differenza media pesata [WMD]: -2,44, intervallo di confidenza al 95% [IC]: -4,86, -0,02), ma non quella diastolica (PAD) (WMD : -0,02, IC 95%: -4,04, 4,01) rispetto al calcio o placebo. L'analisi dei sottogruppi suggeriva che il cambiamento di pressione del sangue non variava notevolmente tra il dosaggio della supplementazione di vitamina “D”, il periodo dello studio o dell’intervento.
Pilz S e Tomaschitz A dell’University of Graz, Austria hanno evidenziato che diverse meta-analisi di studi randomizzati, controllati hanno mostrato che la supplementazione di vitamina “D” riduceva la pressione arteriosa sistolica di 2-6 mmHg (Expert Rev Cardiovasc Ther. 2010 Nov;8(11):1599-608).
Tuttavia, gli autori concordavano che erano necessari successivi studi prima di trarre una conclusione definitiva sugli effetti della terapia con vitamina sulla pressione arteriosa e sul rischio cardiovascolare. Pur tuttavia, gli stessi consideravano che nella pratica clinica del momento si dovrebbe prendere in considerazione l'alta prevalenza del deficit vitaminico. Pertanto, consigliavano i test idonei per diagnosticare la carenza della sostanza e avviare il trattamento dovuto nei pazienti con ipertensione arteriosa.
Di certo, vanno sempre attentamente considerati i vari fattori culturali, sociali, razziali e geografici che possono influenzare l'inadeguatezza della vitamina “D”. Il grado di esposizione della pelle alle radiazioni rappresenta già di per sé un elemento molto importante e principale per la definizione dello stato vitaminico, per cui la stagione o la latitudine in cui si vive possono risultare drammatici per la produzione cutanea di colecalciferolo. Così, chi si copre tutto il corpo con indumenti, come di consueto fanno le donne in alcune religioni, o fa uso rilevante di creme solari e di schermature solari può ridurre o eliminare completamente la produzione di vitamina D3 nella pelle. A tale proposito, è interessante ricordare lo studio INTERSALT, cui hanno partecipato anche 4 centri italiani, (BMJ.1988 Jul 30;297(6644):319-28), in cui sono stati studiati in10.079 uomini e donne di età 20-59, campionati da 52 centri di tutto il mondo sulla base di un protocollo altamente standardizzato, i rapporti tra l'escrezione urinaria di elettroliti delle 24 ore e la pressione sanguigna. L'escrezione di sodio variava da 0,2 mmol/24 per ora degli indiani Yanomamo del Brasile a 242 mmol/24 per ora degli abitanti nel nord della Cina ed era significativamente correlata alla pressione arteriosa. In quattro centri l'escrezione di sodio era molto bassa con una pur bassa pressione sanguigna e poca o nessuna pendenza verso l'alto di quest’ultima con l'età. Negli altri quarantotto centri il sodio era significativamente correlato alla pendenza della pressione sanguigna con l'età ma non con la pressione arteriosa media o la prevalenza di alta pressione sanguigna. L'escrezione di potassio era negativamente correlata con la pressione arteriosa nei soggetti dopo aggiustamento per le variabili confondenti. Tra i diversi centri non si dimostrava alcuna coerente associazione e la relazione del rapporto sodio/potassio con la pressione sanguigna seguiva un modello simile a quello del sodio. L’indice di massa corporea e l'assunzione di alcol correlavano, marcatamente e in modo indipendente, con la pressione sanguigna. Peraltro, la pressione sistolica e quella diastolica apparivano significativamente e positivamente correlate con la distanza dall'equatore.
Krause R del Department of Natural Medicine Berlin e collaboratori, dal loro canto, hanno dimostrato che la stessa esposizione a lampade abbronzanti, tre volte a settimana e per tre mesi, portava a un incremento quasi del 200% della 25 (OH) D e una riduzione di 6 mm Hg nella pressione sia sistolica sia diastolica (Lancet 1998;352:709–10).