Vit. “D”, insulino-sensibilità e IMC nell'obesità
Muscogiuri G e collaboratori dell’Endocrinology, Catholic University, Rome, considerando che la prevalenza d’ipovitaminosi “D” è alta tra i soggetti obesi e che è stata postulata la bassa concentrazione di 25-idrossivitamina D (25 (OH) D) come fattore di rischio per il diabete di tipo 2, sulla base che la relazione in tali meriti con l’insulino-sensibilità non risultava ben studiata, hanno voluto indagare tale rapporto con la tecnica del clamp glicemico (Obesity (Silver Spring). 2010 Oct;18(10):1906-10. Epub 2010 Feb 11). Hanno, quindi, reclutato trentanove soggetti senza storia nota di diabete mellito ed hanno riscontrato che quelli con bassi livelli di 25 (OH) D (<50 nmol / l) avevano valori più alti di IMC (p = 0,048), di ormone paratiroideo (PTH) (P = 0.040), di trigliceridi (p = 0,048), di colesterolo totale (p = 0,012) e a bassa densità (LDL) (p = 0.044). Inferiori risultavano, invece, i termini d’insulino-sensibilità, valutati nello studio (p = 0,047) e c'era una correlazione significativa tra 25 (OH) D con l’IMC (r = -0,58, p = 0,01), il PTH (r = -0,44, p <0,01), l’insulino-sensibilità (r = 0.43, p <0,01), il colesterolo totale (r = -0,34, p = 0,030), le LDL (r = -0,40, p = 0,023), i trigliceridi (r = 0.45, p = 0,01) ma non con le HDL. L’IMC è risultato il più potente predittore della concentrazione di 25 (OH) D (r = -0,52, p <0,01), mentre l’insulino-sensibilità non è stata significativa. Lo studio suggerirebbe, secondo gli AA, che non esiste una relazione causa-effetto tra vitamina “D” e insulino-sensibilità. Nell'obesità, in effetti, sia la bassa concentrazione di 25 (OH) D sia insulino-resistenza sembrerebbero dipendere dalla dimensione corporea.