Sei qui: Notiziario AMEC Anno 2011 notiziario Settembre 2011 N°8 - VITAMINA “D” E MALATTIE CARDIOMETABOLICHE - La bassa vit. “D” negli adolescenti può predire i fattori di rischio cardiovascolare?

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notiziario Settembre 2011 N°8 - VITAMINA “D” E MALATTIE CARDIOMETABOLICHE - La bassa vit. “D” negli adolescenti può predire i fattori di rischio cardiovascolare?

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Indice
notiziario Settembre 2011 N°8 - VITAMINA “D” E MALATTIE CARDIOMETABOLICHE
Vit. “D” e diabete
Vitamina “D” e prediabete
25 (OH) D e glicemia a digiuno e dopo 2-h a dieci anni
Vit. “D” associata alla sensibilità insulinica nelle donne afro-americane, ma non nelle americane- europee
Supplementazione di vit. D più calcio e funzione delle cellule β
Vit. “D2” e yogurt propizi per il diabetico
Vit. “D” e obesità
Potenziale ruolo del PTH e della D3 nell’omeostasi energetica
Vit. “D”, insulino-sensibilità e IMC nell'obesità
Aumento di vit. “D” con la perdita di peso
Razza e tipo di obesità nei bambini carenti di vit. “D”
Supplementazionedi vitamina D per neonati e le madri che allattano
Vit. “D” e sindrome metabolica
La bassa vit. “D” negli adolescenti può predire i fattori di rischio cardiovascolare?
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La bassa vit. “D” negli adolescenti può predire i fattori di rischio cardiovascolare?

JaredP Reis dello Johns Hopkins Medical Institutions di Baltimora e collaboratori, sulla base che poco è stato studiato sul legame tra i livelli di vitamina “D” e i fattori di rischio cardiovascolare negli adolescenti, hanno analizzato (Pediatrics2009;124:e371–e379)i dati di3.577 adolescenti dai dodici ai diciannove anni, nel 51% maschi, partecipanti al NHANES 2001-2004 (National Health and Nutrition Examination Survey). La media di 25 (OH) D sierica era di 24,8 ng / mL e quelli con i livelli di vitamina “D” nel quartile più basso (<15 ng / mL) avevano molto maggiore probabilità, quasi quattro volte, di sindrome metabolica, iperglicemia, ipertensione, rispetto a quelli del più alto quartile (> 26 ng / mL), indipendentemente dai fattori confondenti, compresa l’obesità (vedi anche notiziario marzo 2010 N°3).

Vijay Ganji del Georgia State University, Atlanta e collaboratori, considerando che nei bambini le associazioni tra i livelli sierici di 25 (OH)D e la sindrome metabolica (S.M.), insulino-resistenza (IR) e l'infiammazione non sono ancora abbastanza chiare, hanno svolto uno studio utilizzando i più aggiornati dati statunitensi sulla 25 (OH)D, rilasciati dal National Center for Health Statistics nel mese di novembre 2010 (Am J Clin Nutr 2011; 94:1 225-233). Hanno, così revisionato tre cicli del NHANES (2001-2002, 2003-2004 e 2005-2006) per 5.867 adolescenti, di età compresa tra 12-19 anni, per studiare l'associazione, multivariata e aggiustata per regressione, tra la vitamina e la prevalenza di S.M. e diversi fattori di rischio cardiometabolico. La probabilità di S.M. si realizzava significativamente più marcatamente nel primo terzile di 25 (OH)D rispetto al terzo terzile (odds ratio: 1,71, IC 95%: 1,11, 2,65, p <0,01). La circonferenza vita (p <0,0001), la pressione arteriosa sistolica (p = 0,01) e il modello di valutazione omeostatico, indice d’insulino-resistenza (p = 0,001) erano inversamente proporzionali, mentre le HDL (p <0,0001) lo erano direttamente. Nessuna associazione si osservava tra la 25 (OH)D e la proteina C-reattiva (p = 0,18). In conclusione, sulla base dei dati dei test aggiustati, la 25 (OH)D risultava significativamente associata con alcuni fattori di rischio cardiometabolico a prescindere dall’obesità. Sembrerebbe, di conseguenza, giustificata la supplementazione nei bambini con S.M. e cattivo stato di vitamina “D” per invertire i fattori di rischio cardiometabolico.
Sara A Chacko dellUniversity of California, Los Angeles e collaboratori sulla base degli scarsi dati sulla relazione tra la bassa 25 (OH)D con i lipidi, hanno compiuto un’analisi trasversale (Am J Clin Nutr 2011; 94:1 209-217) su 292 donne studiando le concentrazioni sieriche della vitamina, dell’insulina a digiuno, del glucosio, dei lipidi, considerando la presenza di adiposità e della sindrome metabolica. Le donne di età compresa tra i 50-79 anni, erano tutte in postmenopausa, partecipanti al WHI-CaD (Women's Health Initiative Calcium–Vitamin D). Nei modelli di regressione lineare ponderata, aggiustati per età, razza, etnia, mese di prelievo del sangue, regione, caso-controllo di stato, fumo, alcol, attività fisica e storia dei fattori di rischio cardiometabolico, si rilevava un'associazione inversa tra la 25 (OH)D con l’adiposità [indice di massa corporea (IMC): β = -1,12 ± 0,30, p = 0,0002; circonferenza vita: β = -3,57 ± 0,49, p <0,0001; rapporto vita-fianchi: β = -0,01 ± 0,002, P <0,0001], trigliceridi (β = -0,10 ± 0,02, p <0,0001) e rapporto trigliceridi/HDL-colesterolo (β = -0,11 ± 0,03, p = 0,0003). L’odds ratio multivariato, aggiustato per la sindrome metabolica per il più alto (≥ 52 nmol / l) rispetto al più basso (<35 nmol / L) terzile di 25 (OH) sierica era 0.28 (IC 95%: 0,14, 0,56). L’associazione rimaneva significativa anche dopo aggiustamento per l’indice di massa corporea. Non si osservava, invece, una significativa associazione con il colesterolo LDL, il colesterolo HDL, l'insulina, il glucosio, la valutazione del modello omeostatico d’insulino-resistenza (HOMA-IR) o la valutazione del modello omeostatico della funzione delle cellule β (HOMA-β). In conclusione, ai più alti livelli di 25 (OH)D corrisponderebbero nelle donne in postmenopausa inverse condizioni di adiposità, trigliceridi, rapporto trigliceridi/colesterolo HDL e la sindrome metabolica, ma non le LDL, le HDL, l’insulina, la glicemia, l’HOMA-IR e l’HOMA- β.

 

 

 



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