Vit. “D” e obesità
Le basse concentrazioni circolanti di vitamina “D” sono comuni nell'obesità potendo anche rappresentare un potenziale meccanismo per l'elevato rischio di alcuni tumori e per gli esiti cardiovascolari osservati in questa patologia.
Invero, nell’obesità è presente un’infiammazione di basso grado nel tessuto adiposo con immissione nel flusso sanguigno di molecole infiammatorie. In via collaterale, negli studi di linea cellulare ed anche clinici la vitamina “D” ha dimostrato di avere la capacità di ridurre l'infiammazione e la crescita cellulare. Essa, peraltro, si deposita in tutti i tessuti dell’organismo come calcidiolo, 25 (OH) D, e man mano che aumentano le riserve di grasso, non aumentando proporzionalmente la sua produzione e \ o assunzione, si riduce in quantità, mettendo l’individuo a rischio di tutte le malattie connesse alle due patologie. Di fatto, considerato il rilievo di diffusione epidemica di entrambe obesità e carenza di vitamina “D”, anche in tal caso viene da domandarsi se la circostanza assuma solo un valore casuale o interdipendente.
John Cannell, Director of the Vitamin “D” Council, in un suo articolo del 2004, "Obesity and Vitamin D”, scriveva che un numero crescente di ricerche suggerisce che si tratti di più di una coincidenza e che si possono elencare diverse circostanze a favore, quali:
- quando le popolazioni aborigene migrano dall’alta quota, con raggi UV più intensi e più determinanti per la produzione di vitamina, alla bassa, aumenta il grasso corporeo,
- la maggiore assunzione di calcio si associa costantemente a minore peso corporeo, poiché la vitamina ne aumenta significativamente l'assorbimento,
- la combinazione di vitamina e calcio riduce la conseguente assunzione spontanea di cibo e aumenta il metabolismo dei grassi,
- le anomalie genetiche del recettore della vitamina (i così detti polimorfismi VDR ) si associano con il peso corporeo e la massa grassa (i pazienti con polimorfismi VDR hanno ridotta attività della vitamina a livello dei recettori),
- i livelli di paratormone sanguigno, elevati in carenza di vitamina “D”, predicono l'obesità,
- dal 1981 gli studi hanno costantemente dimostrato che la 25 (OH) D è più bassa negli obesi,
- l'obesità si associa a morte precoce e i bassi livelli di vitamina sono più probabili in inverno (v’è evidenza da diversi anni della maggiore incidenza delle morti in inverno),
- gli obesi, quando esposti alla luce ultravioletta o quando assumono supplementi di vitamina “D”, raggiungono livelli di 25 (OH) D inferiori. Sembrerebbe, difatti, che l’eccesso di grasso sequestri la vitamina, con compromissione della capacità di alzarne i valori plasmatici,
Pur tuttavia, è ancora da chiarire se l'eccesso di peso contribuisca ad abbassare i livelli della vitamina o se i suoi bassi livelli possano causare l'eccesso di peso. Gli studi, comunque, indicano che tra le due condizioni esiste certamente un rapporto.
Dorothy Teegarden dello Human Nutrition and Nutritional Biology at University of Chicago ha dimostrato già nel 2000, con gli studi del suo gruppo di lavoro, una correlazione negativa tra l’assunzione di calcio o di prodotti lattiero-caseari e il grasso corporeo, evidenziando anche il ruolo regolatore dell’1,25-diidrossivitamina D e dell'ormone paratiroideo sull’’insulino-resistenza.