Moderazione nella dieta e disturbi dell’alimentazione nei vegetariani
C. Alix Timko della Towson University, USA e collaboratori sulla base dell’ipotesi che l'aderenza a una dieta vegetariana possa essere un fattore d’insorgenza e di mantenimento di disturbi alimentari comportamentali, hanno valutato due studi cercando di affrontare le cause dei risultati inconsistenti nelle ricerche precedenti, tra cui: i piccoli campioni dei veri vegetariani, la mancanza di adeguate definizioni operative di vegetarianismo e l'incertezza circa l'adeguatezza delle attuali valutazioni del comportamento alimentare per i semi-vegetariani (Appetite, Vol. 58, Issue 3, June 2012, Pages 982–990). Lo studio uno valutava i comportamenti alimentari del più grande campione di veri vegetariani e di vegani confermati censito fino ad oggi confrontandolo con i semi-vegetariani e gli onnivori. I semi-vegetariani riportavano i più alti livelli di patologie correlate all’alimentazione. I veri vegetariani e i vegani sembravano, invece, i più sani nei riguardi del peso e del mangiare. Lo studio due esaminava le differenze tra i semi-vegetariani e gli onnivori nei termini della moderazione e dei disordini alimentari e nei semi-vegetariani trovava scarse prove per maggiori patologie correlate al mangiare rispetto agli onnivori. Peraltro, i punteggi più alti sulle valutazioni tradizionali dei comportamenti alimentari dei semi-vegetariani apparvero artificialmente gonfiati dall’esame degli elementi di valutazione per evitare gli alimenti specifici considerati normativi nel contesto di una dieta vegetariana. Nella prima ricerca, comunque, i risultati mettevano in luce le fonti d’incongruenze sui comportamenti alimentari dei vegetariani e suggerivano che il semi-vegetarianismo, al contrario del vero o del veganismo, è quello più probabilmente correlato ai disturbi alimentari.