Carne, pesce e rischio di cancro esofageo
Il cancro dell’esofago mantiene l’ottavo posto nella classifica di maggiore frequenza delle neoplasie maligne nel mondo e il sesto per la mortalità. Pur tuttavia, con l’avanzare delle conoscenze e dei progressi tecnologici nella diagnosi e nella terapia si sono segnati soddisfacenti miglioramenti. Comunque, la diagnosi precoce rimane ancora difficile e il tasso di sopravvivenza a un anno è sempre basso, rimanendo poco sopra del 10%. Gli studiosi, sulla scorta di tali dati, continuano a protendere i loro sforzi per identificare i fattori di rischio modificabili che possono intervenire a modificare lo sviluppo del tumore esofageo e che potrebbero, se combattuti con efficacia, abbassarne la frequenza. L’indice di massa corporea, l'età, il fumo e l’abuso di alcol sono alcuni tra essi, con ben riconosciuta associazione con i due principali tipi istologici più comuni del cancro esofageo, cioè l’adenocarcinoma (EAC) e il carcinoma a cellule squamose (ESCC). A tale proposito, bisogna ricordare che la carne rossa, contenendo molto più ferro emoglobinico della carne bianca. Ha la proprietà di alterare il rivestimento epiteliale del tratto digestivo producendo a lungo termine un danno cellulare. Inoltre, la cottura ad alte temperature, favorendo la formazione di sostanze cancerogene, come le ammine eterocicliche mutagene e gli idrocarburi policiclici aromatici, contribuisce, di certo, anch’essa allo sviluppo del cancro.
Maryam Salehi della Mashhad University of Medical Sciences, Mashhad – Iran e collaboratori, pur essendo ben definiti i fattori di rischio per l’ESCC (esophageal squamous cell carcinoma) e per l’EAC (esophageal adenocarcinoma), hanno considerato ancora non ben chiaro il ruolo della dieta. Hanno, così, compiuto uno studio bibliografico dal 1990 al 2011 sulle associazioni di rischio del cancro esofageo (CE) e il consumo di diversi tipi di carne e pesce (Nutrition Reviews Vol. 71, Issue 5, pages 257–267, May 2013). Gli Autori hanno condotto un’analisi dei sottogruppi sulla base del sottotipo istologico, del disegno dello studio e della nazionalità. Hanno, quindi, identificato quattro coorti e trentuno studi caso-controllo. Il rischio relativo complessivo (RR) di CE e gli intervalli di confidenza (IC), per i gruppi con il più alto rispetto ai più bassi livelli di assunzione, sono stati i seguenti: 0.99 (IC 95%: 0,85-1,15) per le carni totali; 1.40 (IC 95 %: 1,09-1,81) per la carne rossa, 1,41 (IC 95%: 1,13-1,76) per le carni trasformate; 0,87 (IC 95%: 0,60-1,24) per il pollame e 0,80 (IC 95%: 0,64-1,00) per il pesce. Le persone con i più alti livelli di assunzione di carne rossa avevano un rischio significativamente aumentato di ESCC. L'assunzione di carni lavorate è stata associata a un aumentato rischio di EAC.
Questi risultati suggerivano che i bassi livelli di consumo delle carni rosse e lavorate, per esempio i salumi, e i più elevati livelli di assunzione di pesce potevano ridurre il rischio CE.