La nicotina da solanacee commestibili e rischio di malattia di Parkinson
La nicotina è un composto organico, alcaloide parasimpaticomimetico, piuttosto tossico che a dosi di 30–60 mg (0.5-1.0 mg/kg) può risultare fatale per l'uomo. La sua azione si attua come agonista nicotinico per il recettore dell'acetilcolina. Rappresenta, invero, una difesa biologica dei vegetali contro gli animali erbivori. La nicotina è presente caratteristicamente nella pianta del tabacco, ma anche in altre solanacee. La sua biosintesi avviene nelle radici e trasferita alle foglie dove si accumula. In effetti, anche se presente in tutte le parti, le foglie sono la sede di massima concentrazione della sostanza nella pianta arrivando a costituire circa lo 0,3 - 5% del suo peso secco. Come detto, la nicotina si ritrova oltre alla pianta del tabacco anche in altre solanacee anche se in quantità minori. È presente, difatti, nel pomodoro, nella patata, nella melanzana e nel peperone.
La ricerca ha costantemente dimostrato un'associazione inversa tra il PD (Parkinson's disease) e l'uso del tabacco. In effetti, è stato rilevato che i fumatori di tabacco inveterati presentavano minori probabilità di sviluppare la malattia. Inoltre, alcuni studi sperimentali su animali hanno anche indicato una certa proprietà protettiva della nicotina sui neuroni. Tuttavia, agli studiosi non è ancora chiaro se la nicotina o qualcos'altro nel tabacco sia in realtà l’agente protettivo o se, invece, il tutto dipenda da una predisposizione individuale. Peraltro, altri studi, suggerirebbero che il fumo passivo possa essere associato a un ridotto rischio di PD.
Susan Searles Nielsen dell’University of Washington – USA e collaboratori hanno voluto verificare se il rischio di malattia di Parkinson (PD) fosse associato con il consumo di commestibili contenenti nicotina dalla stessa famiglia botanica delle solanacee del tabacco, tra cui i peperoni, i pomodori e le patate (Ann Neurol. doi: 10.1002/ana.23884). Gli Autori hanno, così, arruolato 490 casi di nuova diagnosi di PD idiopatica diagnosticati nel 1992-2008 presso l'Università di Washington e 644 controlli neurologicamente normali, non imparentati, verificando se il PD fosse associato con la frequenza tipica, auto-segnalata del consumo di peperoni, pomodori freschi o succo e patate durante l'età adulta, con aggiustamento per il consumo di altre verdure, età, sesso, razza / etnia, uso del tabacco e caffeina. Il PD era inversamente associato al consumo combinato di tutte le solanacee commestibili (rischio relativo [RR] = 0,81, intervallo di confidenza [IC] 95% = 0,65-1,01 per frequenza giornaliera), ma non al consumo di tutte le altre verdure combinate (RR = 1.00, IC 95% = 0,92-1,10). La tendenza si rafforzava quando si ponderava la concentrazione di nicotina nelle solanacee commestibili (P per la tendenza = 0,004). Un'associazione inversa era evidente in modo particolare anche per i peperoni (P per la tendenza = 0.005). Il potenziale effetto protettivo delle solanacee commestibili in gran parte si verificava in entrambi i sessi se non avevano mai usato il tabacco o non fumavano sigarette almeno da dieci anni.
In conclusione, secondo gli Autori, la nicotina negli alimenti o altre componenti del tabacco e dei peperoni avrebbero potuto ridurre il rischio di malattia di Parkinson.