Ω-3 polinsaturi, pesce e infiammazione e attivazione endoteliale
Ka He dell’University of North Carolina e collaboratori, proprio sull’inconsistenza degli studi precedenti sull’associazione tra il consumo dei LC n-3 PUFA (acidi grassi polinsaturi ω-3 a lunga catena) e del pesce con l'infiammazione e l'attivazione endoteliale, hanno esaminato il dato in 5.677 uomini e donne afro-americani, caucasici, cinesi e ispanici della coorte MESA (Multi Ethnic Study of Atherosclerosis) di età dai quarantacinque agli ottantaquattro anni, senza malattie cardiovascolari clinicamente rilevabili (Am J Cardiol. 2009 May 1; 103(9): 1238–1243). Gli Autori sono partiti dall’ipotesi che l'assunzione di LC n-3 PUFA e di pesce non fritto sarebbe stata inversamente associata con i marcatori dell’infiammazione e dell’attivazione endoteliale. Le informazioni sulla dieta sono state raccolte con un questionario di frequenza alimentare autosomministrato ed è stata utilizzata l’analisi multivariata di regressione lineare per esaminare le relazioni tra l'assunzione di LC n-3 PUFA, di pesce fritto e non con i biomarcatori dell’infiammazione e dell’attivazione endoteliale. L’assunzione dei LC n-3 PUFA era inversamente associata alle concentrazioni plasmatiche d’interleuchina-6 (IL-6, P = 0,01) e della matrice metalloproteinasi (MMP-3-3, P = 0.03), indipendentemente dall’età, dall’indice di massa corporea, dall’attività fisica, dal fumo, dal consumo di alcool e dalle variabili dietetiche.
Il non consumo di pesce fritto era inversamente correlato alla proteina C-reattiva (CRP, P = 0,045) e all’IL-6 (P <0,01), mentre la frittura di pesce, dopo aggiustamento per i potenziali confondenti, si dimostrava inversamente correlata alla molecola solubile di adesione intercellulare-1 (sICAM-1 ), marker di attivazione endoteliale (P <0,01), ma non ad altri biomarcatori. In conclusione, secondo gli Autori, il loro studio avrebbe suggerito che gli apporti dietetici di LC n-3 PUFA e di pesce sarebbero inversamente associati alla concentrazione sierica di alcuni biomarcatori, riflettendo più bassi livelli dell’infiammazione e dell’attivazione endoteliale. Tale dato avrebbe potuto in parte, così, spiegare gli effetti cardioprotettivi del consumo di pesce.
Da ricordare a tal proposito lo studio di Michael J.A Williams dell’University of Otago Dunedin – New Zealand (J Am Coll Cardiol. 1999;33(4):1050-1055) e collaboratori, eseguito proprio per verificare l'ipotesi che, sulla base del riconosciuto ruolo dei prodotti dell’ossidazione dei lipidi sull’accelerazione del processo aterogeno, l'assunzione di grassi usati per cucinare potesse essere associata a una ridotta funzione endoteliale. I ricercatori hanno misurato, così, in dieci uomini il diametro dell’arteria brachiale, sia durante iperemia (indice di vasodilatazione endotelio-dipendente), sia in risposta alla nitroglicerina (indice di vaso-dilatazione endotelio-indipendente) prima e dopo 4 ore di tre pasti test: 1) 64,4 g di grassi di cottura usati per friggere in un fast food, 2) 64,4 g di grassi non utilizzati precedentemente per la cottura, 3) 18,4 g di grassi, senza aggiunta di grassi.
La dilatazione endotelio-dipendente era diminuita nelle condizioni di pasto grasso già utilizzato (5,9 ± 2,3% vs 0,8 ± 2,2%, p = 0.0003) a digiuno e dopo il pasto, mentre non c'era alcun cambiamento significativo dopo il pasto con grassi non utilizzati (5,3 ± 2,1% vs 6,0 ± 2,5%) o povero di grassi (5,3 ± 2,3% vs 5,4 ± 3,3%).
Inoltre, dopo qualsiasi pasto non si registrava nessuna differenza significativa nella dilatazione endotelio-indipendente e la concentrazione plasmatica degli acidi grassi liberi non cambiava significativamente.
Il livello dell’ipertrigliceridemia post-prandiale, peraltro, non si associava ad alcun cambiamento della funzione endoteliale. In conclusione secondo gli Autori, l’ingestione di un pasto ricco di grassi già utilizzati in precedenza per friggere in un ristorante commerciale fast food provocherebbe una disfunzione endoteliale arteriosa.
In seguito, sempre Williams MJ e collaboratori hanno studiato in doppio cieco la funzione endoteliale flusso-mediata e da dilatazione dell'arteria brachiale endotelio-indipendente indotta dal gliceriltrinitrato in quattordici soggetti, prima e dopo quattro ore dal pasto ricco di oli d'oliva e di cartamo, usati per friggere per otto ore (Nutr Metab Cardiovasc Dis. 2001 Jun;11(3):147-52). Si riscontravano in entrambi gli oli fritti livelli elevati dei prodotti dell’ossidazione lipidica, perossidi e carbonili. A quattro ore dal fritto con olio d'oliva i trigliceridi del plasma aumentavano notevolmente (1,26 + / - 0,43 vs 2,06 + / - 0,97 mmol / L). Stesso effetto si rilevava con l’olio di di cartamo (1,44 + / - 0.63 vs 1.99 + / - 0,88 mmol / L). Non c'era alcun cambiamento nell’EDD (endothelium-dependent dilation) nell’esame a digiuno e post-prandiale e la risposta durante il periodo post-prandiale non era significativamente (p = 0,51) differente tra i pasti (fritto d’olio d'oliva: 4.9 + / - 2,2% vs 4,9 + / - 2,5%; fritto d’olio di cartamo: 5.1 + / - 3.1% vs 5.6 + / - 3,4%). Tali risultati, permettevano agli Autori di concludere che i pasti ricchi in oli di oliva e di cartamo, utilizzati in precedenza per friggere relativamente per breve termine e contenenti elevate quantità dei prodotti dell’ossidazione dei lipidi, possono sì aumentare i trigliceridi post-prandiali nel siero, ma senza alterare la funzione endoteliale.
Di certo interesse sull’argomento, è lo studio di Perona JS dell’Instituto de la Grasa (CSIC), Seville, Spain e collaboratori che, sulla base del coinvolgimento dell’endotelio in molti dei processi relativi allo sviluppo dell’aterosclerosi, considerata ormai una malattia infiammatoria, hanno riassunto le conoscenze sugli effetti sulla disfunzione vascolare dei composti contenuti nell’olio d’oliva e sui meccanismi con cui essi modulano l'attività endoteliale (J Nutr Biochem. 2006 Jul;17(7):429-45). Tali meccanismi, difatti, comportano il rilascio di ossido nitrico, eicosanoidi (prostaglandine e leucotrieni) e molecole di adesione, per l'attivazione in molti casi del fattore nucleare kappaB dalle specie reattive dell'ossigeno. In realtà, da una parte con l’aumento dell'espressione delle citochine specifiche e delle molecole di adesione i fattori di rischio tradizionali per l'aterosclerosi predispongono alla disfunzione endoteliale, dall’altra l'olio d'oliva, componente più genuino della dieta mediterranea, ha dimostrato di possedere effetti benefici. Peraltro, i costituenti minori, che costituiscono solo l’1-2% dell’olio di oliva vergine, sono composti d’idrocarburi, di polifenoli, di tocoferoli, di steroli, di triterpenoidi e di altri componenti che di solito si trovano solo in tracce. Pur tuttavia, questi costituenti non acidi grassi, nonostante la loro bassa concentrazione, per la maggior parte hanno dimostrato proprietà antiossidanti, anti-infiammatorie e ipolipemizzanti con diversi effetti positivi sulle malattie cardiovascolari.