Calcio vitamina “D” e DM 2 nel NHS
Pertanto, sulla base della potenziale correlazione tra vitamina “D”, calcio e diabete su riportata, sembrerebbe plausibile considerare lo stato non ottimale, relativo a tali sostanze, concausa da non trascurare nei confronti della crescente progressione epidemiologica del diabete nella società moderna. Peraltro, queste condizioni dividono in comune altri cofattori quali l’invecchiamento, l'inattività fisica, la pelle scura e l'obesità.Invero, la vitamina “D” e il calcio condizionano, come già detto, la funzione delle cellule ß-pancreatiche, la sensibilità all'insulina e l'infiammazione sistemica, quasi di regola presenti nell’intolleranza al glucosio e nel diabete di tipo 2. Diverse evidenze sostengono, difatti, il ruolo della vitamina sulla funzione delle cellule-ß sul piano esclusivo della risposta insulinica allo stimolo del glucosio, senza influire sull’insulinemia basale. L'effetto diretto della vitamina può essere mediato, in effetti, dal legame della sua componente attiva circolante 1,25-OH-D sui recettori della ß-cellula. In alternativa, l'attivazione della vitamina “D” può esprimersi all'interno della cellula-ß per mezzo dell’enzima 1-idrossilasi, di recente dimostrato nel loro contesto. L’effetto indiretto può, invece, essere mediato attraverso il suo importante ruolo della regolazione del calcio extracellulare e del suo flusso attraverso la cellula-ß, essendo la secrezione insulinica un processo calcio-dipendente.Si può ipotizzare che l'assunzione inadeguata di calcio o l’ipovitaminosi “D” possano entrambe alterare l'equilibrio tra il pool extracellulare e quello intracellulare del calcio della cellula-ß, interferendo, così, con il rilascio normale d’insulina, specialmente in risposta ad un carico di glucosio.