Prodotti lattiero-caseari, peso corporeo e circonferenza vita
Nei riguardi della salute diversi studi hanno prima di tutto dimostrato che i prodotti lattiero-caseari, in virtù dei loro componenti nutrizionali, offrono una vasta gamma di benefici. Il calcitriolo, in particolare, aiuta a preservare il calcio e stimola anche la produzione e lo stoccaggio del grasso. Vi sono, peraltro, evidenze che hanno dimostrato come le persone che assumono una dieta ricca di latticini, in specie a ridotto contenuto di grassi, tendono a pesare di meno e hanno meno grasso corporeo di chi evita il latte. Il calcio, in effetti, favorisce anche la termogenesi, aiutando l'organismo a bruciare più energia, quindi a bruciare i grassi e a perdere peso. In effetti, studi in vitro e sugli animali avrebbero fornito prove che una maggiore assunzione di calcio inibisce la lipogenesi e stimola la lipolisi e la termogenesi, aumentando in tal modo il dispendio energetico e l'ossidazione dei lipidi. A tale proposito, uno dei meccanismi proposti si basa sul fatto che la bassa assunzione di calcio aumenta i livelli sierici del calcitriolo (1,25 (OH) 2 vitamina D) con consequenziale stimolo del flusso dello ione negli adipociti attraverso i recettori di membrana, identificata come 1,25 D MARRS (membrane associated, rapid response steroid- binding). Quest’aumento dei livelli di calcio intracellulare ([Ca2 +] i) potrebbe, quindi, promuovere la lipogenesi e inibire la lipolisi, aumentando l'attività dell'acido grasso sintetasi e l’espressione d’inibizione della lipasi ormone-sensibile. Il calcitriolo agisce anche sugli adipociti attraverso i classici recettori nucleari della vitamina D, inibendo l'espressione della proteina di disaccoppiamento-2 e, quindi, aumentando l'efficienza energetica. La regolamentazione del calcitriolo sul disaccoppiamento proteina-2 e [Ca2 +] i, influenzando anche l'apoptosi degli adipociti, sembrerebbe esercitare un effetto aggiuntivo sul metabolismo energetico. Al contrario, un aumento dell'apporto di calcio può diminuire i livelli sierici del calcitriolo, riducendo conseguentemente la lipogenesi e stimolando la lipolisi. È stata anche avanzata l’ipotesi che l'assunzione di calcio potrebbe interferire con la regolazione dell'appetito. Tuttavia, questo effetto non è stato confermato univocamente. Comunque, oltre il calcio, i prodotti lattiero-caseari hanno altri componenti bioattivi, come la leucina e i peptidi che inibiscono l'enzima di conversione dell'angiotensina (ACE), con possibili effetti benefici sull’adiposità e / o sui fattori di rischio cardiovascolare. In effetti, le alte concentrazioni di leucina, presenti nei latticini, possono contribuire agli effetti anti-obesità di questi alimenti, stimolando la sintesi proteica muscolare, inibendo la degradazione muscolare e sopprimendo l'accumulo di energia nel tessuto adiposo. D’altra parte, i peptidi che inibiscono l’ACE contribuirebbero agli effetti benefici non solo nei riguardi dell’adiposità, ma anche della pressione sanguigna e dello stress infiammatorio.
Pur tuttavia, l'effetto del consumo dei prodotti caseari sul peso corporeo è tuttora controverso. Difatti, mentre alcuni studi hanno suggerito relazioni inverse con la perdita di peso, altri non hanno dimostrato alcuna associazione. Peraltro, pochi trial randomizzati hanno evidenziato l’aumento della perdita di peso e la diminuzione della massa grassa e della circonferenza della vita con la maggiore assunzione dei prodotti lattiero-caseari.
Shahar DR della Ben-Gurion University of the Negev, Beer-Sheva – Israel e collaboratori, sulla base della controversa condizione sul ruolo dell’assunzione del calcio del latte e delle concentrazioni sieriche di vitamina D nella perdita di peso, hanno voluto effettuare uno studio nei meriti. Gli Autori hanno, così, analizzato i dati di 322 partecipanti al DIRECT (2-y Dietary Intervention Randomized Controlled Trial) il cui indice di massa corporea medio (BMI) era trentuno, l’età media cinquantadue anni (Am J Clin Nutr. 2010 Nov;92(5):1017-22). Un campione rappresentativo di 126 soggetti è stato seguito per sei mesi per le variazioni della vitamina D nel siero. La 25 (OH) D basale del siero diminuiva significativamente in tutti i terzili della BMI basale (25,6 ± 8,0, 24,1 ± 8,9 e 22,9 ± 6,8 ng / ml, rispettivamente, p per trend = 0.02). Le concentrazioni basali di vitamina D e l’assunzione di calcio da latte non si associavano, però, con la conseguente perdita di peso. Tuttavia, nei modelli delle misure ripetute con aggiustamento per età, sesso, BMI al basale, assunzione totale di grassi e assegnazione del gruppo della dieta il sesto terzile più alto di assunzione di calcio da latte (mediana per terzili: 156,5, 358,0 e 582,9 mg / d, rispettivamente) e la 25 (OH) D del siero (14.5, 21.2, e 30.2 ng / ml, rispettivamente) si associavano con un aumento della perdita di peso attraverso l'intervento di due anni (-3,3, -3,5, e -5,3 kg per il calcio dei prodotti lattiero-caseari, p = 0,043 e rispettivamente -3.1, -3.8, -5,6 kg per la vitamina D, P = 0.013). In una regressione logistica multivariata, regolata simultaneamente per età, sesso, BMI al basale, assunzione totale di grassi, gruppo di dieta, concentrazione di vitamina D e calcio da latte con un incremento di uno della deviazione standard nell’assunzione del calcio da latte, aumentavano le probabilità di perdita di peso di più di 4,5 kg nei precedenti sei mesi [odds ratio (OR): 1,45, p = 0,046]. Un aumento simile si osservava per i livelli sierici della 25 (OH) D nel 6° terzile (OR: 1,7, p = 0,009).
In conclusione, secondo gli Autori lo studio suggeriva che la più alta assunzione di calcio da latte e un aumento di vitamina D nel siero fossero correlati a una maggiore perdita di peso indotta dalla dieta.
Wang H della Tufts University, Boston, MA – USA e collaboratori hanno voluto esaminare l'associazione longitudinale in adulti tra il consumo dei latticini e i cambiamenti annuali del peso e della circonferenza vita (WC) (Int J Obes (Lond). 2013 May 20, doi: 10.1038/ijo.2013.78). Gli Autori hanno, così, incluso nel loro studio i partecipanti al Framingham Heart Study Offspring Cohort dal quinto all'ottavo esame di studio (1991-2008), corrispondenti a 3.440 soggetti con 11.683 osservazioni. In ogni esame veniva valutata la dieta con un convalidato questionario di frequenza alimentare (FFQ) e, secondo procedure standardizzate, il peso con la WC. Su tutte le misure erano valutate le varianze e le covarianze con gli aggiustamenti per il tempo. Durante il follow-up i partecipanti guadagnavano mediamente peso e aumentava la WC. L’assunzione dei latticini aumentava attraverso gli esami. Dopo aggiustamento per i fattori demografici e di stile di vita, compresa la qualità della dieta, i partecipanti che consumavano tre porzioni/die o più di latticini totali dimostravano minore incremento di 0,10 kg annui del peso (± 0,04) (ptendenza = 0.04), rispetto a quelli che ne consumavano meno di una porzione il giorno. L’assunzione di latticini totali più alta era anche marginalmente associata a un minore aumento della WC (ptendenza = 0.05). Allo stesso modo, i partecipanti che consumavano tre porzioni la settimana di yogurt o più avevano minori incrementi annui di 0,10 kg del peso (± 0,04) e di 0,13 cm della WC (± 0,05) (ptendenza = 0.03) (ptendenza = 0,008), rispetto a quelli che ne consumavano meno di una porzione a settimana. Le assunzioni di latte scremato / magro, di formaggio, di latticini a basso o ad alto contenuto di grassi o totale complessivo non erano associate a lungo termine con i cambiamenti del peso o della WC.
In conclusione, gli Autori traevano spunto dai loro risultati per supportare la raccomandazione di aumentare i consumi di latte e l'assunzione di yogurt nell’ambito di un modello alimentare salutare ed equilibrato dal punto di vista delle calorie, centrato nel lungo termine sulla prevenzione dell’aumento di peso e della WC.
Dal loro canto, Satija A della Public Health Foundation of India, New Delhi e collaboratori, per esaminare se il consumo di latte fosse associato con l'obesità e l'alta circonferenza della vita negli indiani adulti, hanno esaminato 3.698 uomini e 2.659 donne in quattro sedi di fabbrica in tutto il nord, centro e sud dell'India (PLoS One. 2013 Apr 8;8(4):e60739).
In conclusione, gli Autori riscontravano un'indipendente associazione inversa tra il quotidiano consumo di latte con il rischio dell’obesità, ma con la necessità di studi di conferma per chiarire questo rapporto.