Epidemiologia del rischio di cancro nell’obesità
Preoccupanti sono i dati che associano l’obesità allo sviluppo delle neoplasie maligne, tanto che alcuni dati la indicano al secondo posto, solo dopo il tabacco, nella classifica dei principali fattori di rischio. Pur tuttavia, i meccanismi molecolari alla base dell’aumento del rischio di cancro nell'obesità non sono ancora del tutto ben chiariti. In essa si sconvolge, invero, il ruolo dinamico degli adipociti nell'omeostasi energetica per effetto della conseguente infiammazione e alterazione delle adipochine, come la leptina e l’adiponectina. Inoltre, l’eccesso di adipe provoca cambiamenti secondari che possono anche favorire lo sviluppo del cancro e che riguardano la complessità dell'insulina e della deregolamentazione dei lipidi. La comprensione di questi legami molecolari può fornire, di fatto, una base importante per la programmazione delle strategie preventive e terapeutiche rivolte a ridurre, in una popolazione del mondo sempre più obesa, il rischio del cancro e la mortalità consequenziale. In verità, il nuovo concetto dell’epidemiologia molecolare ha permesso di disegnare un quadro d’integrazione nei rapidi progressi compiuti nello sviluppo di una vasta gamma di biomarcatori, aumentando la comprensione nelle popolazioni sui meccanismi della malattia. In effetti, l’epidemiologia molecolare, fiorita negli ultimi due decenni in un campo eccezionalmente ampio e diversificato, ha cambiato profondamente la nostra comprensione sulle cause di malattia. Ha utilizzato, di fatto, i progressi tecnologici collettivamente individuati come omiche, ossia: la genomica, la trascrittomica, la proteomica, la metabonomica. Così che, il loro impiego negli studi epidemiologici ha annunciato una rivoluzione nella progettazione, realizzazione e interpretazione degli studi sul nesso di causalità di malattia. Peraltro, l’epidemiologia molecolare ha riunito gli scienziati di tutte le discipline per interagire in grandi imprese, spesso utilizzando reti multinazionali, promuovendo consorzi con dimensioni e poteri d’indirizzo che hanno come sfida globale la riduzione o l’annullamento dei danni provocati dalle malattie.
Le evidenze, in effetti, indicano come negli ultimi venti anni il peso corporeo eccessivo, e meglio l’obesità, si associno a un aumentato rischio del cancro.
Quasi il 30% dei casi di questa drammatica malattia è, infatti, attribuibile all'eccesso del peso corporeo.
In questo modo, gli studi epidemiologici hanno fornito prove ormai convincenti che l'obesità aumenta il rischio per i tumori dell'esofago, dello stomaco, del colon, del pancreas, della mammella in post-menopausa, dell'endometrio e del rene. Pur tuttavia, l'entità dell'aumento del rischio varia secondo la sede tumorale. Ad esempio, per un aumento di 10 kg/m2 della BMI il rischio relativo è di circa 2,3 per l’adenocarcinoma dell'esofago, di 1.5 per il cancro del colon negli uomini, di 1.2 per il cancro del colon nelle donne, di 1,4 per il cancro al seno della donna in post-menopausa, di 2,9 per il cancro endometriale e maggiore di 1,5 per il cancro del rene. La dimensione dell’effetto sul cancro del pancreas è ancora incerta. Vi sono anche prove che l'obesità aumenta il rischio del cancro della colecisti, del melanoma maligno, dell’ovaio, della tiroide, del linfoma non-Hodgkin, del mieloma multiplo e della leucemia. Gli individui obesi, inoltre, hanno un rischio del 50% più alto di morire di cancro, rispetto ai loro omologhi di peso normale. Nell’ambito di quest’analisi si è anche appurato che per ogni 1% di riduzione della BMI, equivalente a una perdita di peso di circa 1 kg per un adulto di peso medio, si eviterebbe l'aumento effettivo dei casi di cancro di circa 100.000 nuovi casi di tumore.
C'è stata anche prova sufficiente dell’effetto di prevenzione dell’attività fisica. A tale proposito l’EPIC (European Prospective Investigation into Cancer and Nutrition) sta portando avanti la ricerca in questo campo per sviluppare e migliorare i metodi di valutazione dell'attività fisica, della composizione corporea e delle abitudini alimentari e anche per studiare le relazioni tra l’obesità, l’attività fisica e il rischio di cancro.