Sei qui: Notiziario AMEC Anno 2013 notiziario Gennaio 2013 N.1 COMPLESSITÀ DELL’OBESITÀ: Struttura e fisiopatologia del tessuto adiposo - Obesità, patologia a basso grado d’infiammazione cronica

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notiziario Gennaio 2013 N.1 COMPLESSITÀ DELL’OBESITÀ: Struttura e fisiopatologia del tessuto adiposo - Obesità, patologia a basso grado d’infiammazione cronica

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Indice
notiziario Gennaio 2013 N.1 COMPLESSITÀ DELL’OBESITÀ: Struttura e fisiopatologia del tessuto adiposo
Il tessuto adiposo
Dieta del paleolitico come promessa di prevenzione e trattamento delle malattie della civiltà
Gli adipociti
La differenziazione degli adipociti
Principali funzioni degli adipociti e loro corrispondenti fattori
Distribuzione anatomica del tessuto adiposo
Tecniche di valutazione del grasso viscerale
Obesità, patologia a basso grado d’infiammazione cronica
Il tessuto adiposo come organo immunitario
Macrofagi del grasso e loro ruolo locale e sistemico
Tessuto adiposo, infiammazione, insulinoresistenza e diabete
Grasso regionale e resistenza insulinica
Adiposità viscerale e alterazione critica delle cellule T
Tutte le pagine

Obesità, patologia a basso grado d’infiammazione cronica

Quando aumenta il peso corporeo sino ai valori dell’obesità, si sviluppa il processo dell'infiammazione nel grasso e nel fegato.  Con la secrezione delle citochine infiammatorie, come l'interleuchina (IL) -6 che impedisce il corretto funzionamento dell'insulina, si sviluppa resistenza all'insulina e, quindi, il diabete di tipo 2. Queste molecole sono prodotte dal sistema immunitario, così come dal tessuto stromale. A tale proposito, bisogna ricordare che sono in atto numerosi studi su come il sistema immunitario risponde al grasso e all’obesità. Le ricerche si sono, quindi, focalizzate sui macrofagi, adibiti a eliminare con la proprietà della fagocitosi le cellule morte. Difatti, nel caso degli adipociti che vanno in necrosi, perché divenuti troppo grandi, i macrofagi intervengono con funzioni di ripulitura, ma con il consequenziale sviluppo di una super infiammazione che diventa l’evento chiave del processo rigenerativo. I neutrofili sono i primi a intervenire dopo poche ore, attivando il processo della fagocitosi.

Subito dopo qualche ora, agiscono i monociti e i macrofagi che rimuovono i detriti cellulari. A tale proposito è bene notare che esistono due classi di macrofagi: gli M1, così detti cattivi, e gli M2, denominati buoni. I primi invadono subito dopo i neutrofili il tessuto danneggiato e hanno funzione infiammatoria e di fagocitosi. Gli M2, invece, hanno funzione antiinfiammatoria, producono le citochine antinfiammatorie IL-4/16/12 e attivano la componente staminale. Pertanto, è importante riconoscere il differenziale reclutamento delle componenti infiammatorie e comprendere la diversa condizione al momento di ogni intervento, soprattutto terapeutico. In condizioni patologiche questo processo è alterato, perché se l’infiammazione è un meccanismo vitale per il tessuto in risposta a un danno, persistendo oltre misura, determina il viraggio della patologia da acuta a cronica, bloccando il processo rigenerativo del tessuto. In conclusione, quindi, l’infiammazione ha il ruolo importante e necessario perché s’innesti l’attivazione della fase rigenerativa, ma solo se si risolve tempestivamente. In tutto questo i macrofagi M2 svolgono la loro preziosa azione risolvendo la risposta infiammatoria e non permettendo più il reclutamento di altre cellule infiammatorie, ma solo di quelle che procedono nella fase della rigenerazione tissutale. Normalmente, in effetti, nel grasso umano vi sono gli M2 con l’attività protettiva di aiuto ai tessuti al rimodellamento e alla modulazione del processo dell'infiammazione. Pur tuttavia, nel caso dell’obesità gli stessi, inspiegabilmente ancor oggi, vengono sostituiti dagli M1 che rilasciano citochine infiammatorie come IL-6, IL-1, e il TNFα (tumor necrosis factor-alpha), con consequenziale resistenza all'insulina e progressione verso il diabete. Da notare, al proposito, che anche l'adipocita può comportarsi come una cellula infiammatoria. Negli esperimenti di manipolazione sul sistema immunitario dei topi, infatti, è stata dimostrata un’infiammazione autoctona nel tessuto adiposo, proprio per diretta partecipazione degli stessi adipociti. Questo potrebbe permettere lo sviluppo di strategie in grado di bloccare l'infiammazione nello stesso tessuto adiposo, senza compromettere il sistema immunitario. Si potrebbe, difatti, disporre di farmaci molto meno tossici di quelli di attacco ai macrofagi, che non sarebbero repressi dal fornire la loro utile e importante ruolo in difesa dell’organismo contro batteri e infezioni.
In definitiva, il processo dell’infiammazione, se rappresenta una risposta naturale difensiva dell’organismo contro gli agenti patogeni esterni, gioca anche un ruolo importante nello sviluppo delle malattie croniche e viene oramai sempre più riconosciuto appannaggio del processo dell’invecchiamento. Significativa risulta, difatti, la correlazione positiva tra la fragilità dell’anziano e l’IL-6, la proteina C-reattiva, l'emoglobina, l’espressione CCR5 delle cellule T, il numero dei monociti nel sangue periferico e il totale dei globuli bianchi. Peraltro, la senescenza si accompagna, in genere, anche all’obesità generale, particolarmente centrale, che contribuisce a una serie d’importanti problemi di salute. Per tutto questo il tessuto adiposo bianco è stato proposto come un regolatore chiave della speranza di vita.

Carey N. Lumeng dell’University of Michigan e collaboratori, proprio considerando la mancanza di studi sui leucociti del tessuto adiposo in rapporto all'invecchiamento con precisazione dell'eterogeneità dei macrofagi presenti (ATM) e sull’influenza dell'età su altre cellule come le T, hanno effettuato un esame dettagliato sperimentale su topi giovani e meno utilizzando lo stato dell'arte delle tecniche (J Immunol. 2011 December 15; 187(12): 6208–6216). I risultati del lavoro dimostravano con l'invecchiamento cambiamenti qualitativi degli ATM per una diminuzione del tipo residente 2 (M2). Gli ATM nel grasso degli anziani viravano verso un ambiente proinfiammatorio con aumento del numero delle cellule doppiamente negative CD206-CD11c- Il meccanismo di questo cambiamento con l'invecchiamento nel profilo fenotipico degli ATM risultava correlato con una riduzione dell’espressione PPARy. Inoltre, si rilevava, sempre con l'invecchiamento, un’espansione profonda e inaspettata delle cellule T del tessuto adiposo viscerale (ATT) con inclusa una significativa induzione delle cellule T regolatorie (Treg) nel grasso.

I risultati, secondo gli Autori, dimostravano un'impronta univoca di cellule infiammatorie nel contesto fisiologico dell’invecchiamento del tessuto adiposo, differenziale rispetto a quella indotta dalla dieta nell’obesità.



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