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notiziario Gennaio 2013 N.1 COMPLESSITÀ DELL’OBESITÀ: Struttura e fisiopatologia del tessuto adiposo - Gli adipociti

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Indice
notiziario Gennaio 2013 N.1 COMPLESSITÀ DELL’OBESITÀ: Struttura e fisiopatologia del tessuto adiposo
Il tessuto adiposo
Dieta del paleolitico come promessa di prevenzione e trattamento delle malattie della civiltà
Gli adipociti
La differenziazione degli adipociti
Principali funzioni degli adipociti e loro corrispondenti fattori
Distribuzione anatomica del tessuto adiposo
Tecniche di valutazione del grasso viscerale
Obesità, patologia a basso grado d’infiammazione cronica
Il tessuto adiposo come organo immunitario
Macrofagi del grasso e loro ruolo locale e sistemico
Tessuto adiposo, infiammazione, insulinoresistenza e diabete
Grasso regionale e resistenza insulinica
Adiposità viscerale e alterazione critica delle cellule T
Tutte le pagine

Gli adipociti

Gli adipociti sono il maggior tipo di cellule, circa il 30%, che si ritrovano nel suo contesto. Essi contengono, soprattutto, grasso che occupa la maggior parte del loro volume. Sono circondati da tessuto collagene fibroso, da nervi e da vasi sanguigni. Nel telaio di supporto, insieme alla frazione stromale vascolare, sono presenti cellule mesenchimali, fibroblasti, preadipociti, cellule del sangue, muscolari lisce e immunitarie.
Utile è ricordare come gli adipociti derivino dalla differenziazione delle cellule staminali mesenchimali, come le stromali del midollo, i cardiomiociti, gli angiociti, i mioblasti scheletrici, gli osteoblasti, i condroblasti, i tenoblasti, i neuroblasri. In tal modo, il tessuto adiposo deve considerarsi una ricca fonte di cellule mesenchimali non embrionali, la cui relativa facilità di accesso e la cui capacità di differenziarsi in altre cellule aprono l’ipotesi e la strada ad applicazioni mediche promettenti.
Il tessuto adiposo dei mammiferi è poi distinto in BAT (brown adipose tissue) e WAT (white adipose tissue).  Negli esseri umani la maggior parte dei grassi è presente nel WAT.

  

Il tessuto adiposo bruno, la cui distribuzione è principalmente riscontrabile negli animali che vanno in letargo, è scarsamente presente nell'uomo adulto. È più rappresentato nei neonati ed è così chiamato per la colorazione bruna visibile a fresco per effetto dei carotenoidi dei mitocondri.
 

La sua principale funzione è di produrre calore in risposta alle basse temperature, secondo la così detta termogenesi da freddo o NST (non shivering thermogenesis). Tale attività corrisponderebbe al 5% del metabolismo basale. Nelle membrane mitocondriali è, in effetti, presente l'UCP1 (uncoupling protein 1), proteina detta disaccoppiante, in grado di produrre calore dall'ossidazione degli acidi grassi. Questa cellula riceve una particolare innervazione e vascolarizzazione per le quali riesce a regolare l'attività termogenica e la diffusione rapida del calore in tutto il corpo.
Una caratteristica peculiare dell'innervazione dell’adipocita bruno risiede nei recettori (b3) della membrana cellulare che mediano la risposta metabolica e, quindi, la produzione di calore in base all'attività della cellula nervosa con cui sono a contatto. L'attività termogenica di queste cellule aumenta tramite la stimolazione nervosa in risposta all'esposizione al freddo e all'aumento dell'introito calorico.
Il WAT risponde a diversi ruoli, quali quello dell’isolamento termico, dell’ammortizzazione meccanica e della riserva energetica. In tal caso, il tessuto adiposo è costituito nella maggior parte da adipociti colmi di lipidi, tenuti insieme da una struttura di fibre di collagene.

Sono, peraltro, presenti, come prima accennato, altre cellule vascolari stromali, leucociti, macrofagi e preadipociti. Le cellule adipose bianche hanno vascolarizzazione limitata e ricevono un flusso di sangue variabile sulla base del peso corporeo e dello stato nutrizionale. Nel WAT, in occasione del digiuno, aumenta il flusso del sangue.

Sino a pochi anni fa l’adipogenesi era considerata una funzione a termine nei primi anni di vita con la definizione del futuro degli individui in magri o obesi in ragione del numero fisso degli adipociti predestinati alla nascita. Invece, oggi è ormai noto che il grasso dell’organismo è sede di un turn-over dinamico attraverso il quale le cellule staminali mesenchimali sono impegnate nei processi di proliferazione in preadipociti, di arresto della loro crescita e di differenziazione in adipociti maturi. In tal modo, il numero degli adipociti dipende da un equilibrio tra l’adipogenesi e l’apoptosi.  Si ritiene, invero, che, nell’adulto di ogni età e con tutti i gradi d’indice di massa corporea, ogni anno circa il 10% delle cellule adipose si rinnovino.
Ne consegue che durante un bilancio calorico positivo la compromissione della fase di reclutamento, di proliferazione o di differenziazione adipogenica potrebbe causare un processo patologico del tessuto adiposo e/o conseguenze metaboliche negative, soprattutto nei casi geneticamente predisposti o sottoposti a particolari condizioni ambientali.



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