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notiziario Gennaio 2013 N.1 COMPLESSITÀ DELL’OBESITÀ: Struttura e fisiopatologia del tessuto adiposo - Grasso regionale e resistenza insulinica

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Indice
notiziario Gennaio 2013 N.1 COMPLESSITÀ DELL’OBESITÀ: Struttura e fisiopatologia del tessuto adiposo
Il tessuto adiposo
Dieta del paleolitico come promessa di prevenzione e trattamento delle malattie della civiltà
Gli adipociti
La differenziazione degli adipociti
Principali funzioni degli adipociti e loro corrispondenti fattori
Distribuzione anatomica del tessuto adiposo
Tecniche di valutazione del grasso viscerale
Obesità, patologia a basso grado d’infiammazione cronica
Il tessuto adiposo come organo immunitario
Macrofagi del grasso e loro ruolo locale e sistemico
Tessuto adiposo, infiammazione, insulinoresistenza e diabete
Grasso regionale e resistenza insulinica
Adiposità viscerale e alterazione critica delle cellule T
Tutte le pagine

Grasso regionale e resistenza insulinica

Tracey McLaughlin della Stanford University School of Medicine California – USA e collaboratori hanno voluto chiarire il rapporto tra grasso regionale e la resistenza all'insulina, indipendentemente dall'obesità (J Clin Endocrinol Metab. 2011 Nov;96(11):E1756-60). Hanno, così, arruolato 115 adulti sani in sovrappeso / moderatamente obesi, con indice di massa corporea (BMI) 25-36,9 kg/m2, resistenti all'insulina (IR) o sensibili (IS), in base al test di soppressione modificato.

La tomografia computerizzata quantificava il tessuto adiposo viscerale (VAT), quello sottocutaneo (SAT) e della coscia. La massa grassa di ogni deposito era confrontata, secondo il gruppo IR / IS, con l’aggiustamento per la BMI e il sesso. Nonostante la quasi simile BMI media dei gruppi, il VAT e il VAT % erano significativamente più alti nel gruppo IR, mentre il SAT, il SAT % e il grasso sottocutaneo della coscia erano significativamente più bassi. Nell'analisi di regressione logistica ogni aumento del VAT aumentava dell'80% le probabilità dell’IR, che si riducevano, invece, del 48% e del 59% per ogni aumento del SAT e del grasso sottocutaneo della coscia. Le significatività si mantenevano anche dopo aggiustamento per gli altri depositi. Quando raggruppati per i terzili del VAT, gli individui IS vs quelli IR mostravano un SAT significativamente maggiore. Non si segnalavano interazioni di queste relazioni con il sesso statisticamente significative.
In conclusione, i dati degli Autori avrebbero dimostrato che, dopo aggiustamento per la BMI e il VAT, la massa grassa sottocutanea addominale e quella delle cosce svolgerebbero azione protettiva contro l'insulinoresistenza, mentre quella del VAT, dopo aggiustamento per il SAT e la BMI, avrebbe effetto opposto. 

Rikke Juul Gøbel dell’University of Copenhagen – Denmark e collaboratori, hanno voluto esaminare i biomarcatori dell’infiammazione e quelli legati alla sindrome metabolica (SM) in adolescenti danesi obesi per paragonarli a un gruppo di peso normale (Acta Paediatr, 2012; 101(2):192-200). Hanno, così, reclutato cinquantuno adolescenti obesi e trenta normopeso dai dodici ai quindici anni con misure antropometriche e della pressione sanguigna. Il gruppo degli obesi aveva significativamente livelli più elevati di: pressione sanguigna, insulina, HOMAIR, C-peptide, colesterolo totale, lipoproteine a bassa densità (LDL), trigliceridi, proteina C-reattiva (CRP), interleuchina-6 e fattore di necrosi tumorale alfa, rispetto agli adolescenti normopeso. Al contrario erano bassi i livelli di colesterolo ad alta densità (HDL), mentre non vi erano differenze tra i due gruppi per quanto riguardava il glucosio, gli acidi grassi liberi o la calprotectina fecale, proteina con ruolo di marker dell’infiammazione presente nei granuli citoplasmatici dei granulociti neutrofili, dosabile nei materiali biologici. All'interno del gruppo degli obesi, l’insulina, le lipoproteine a bassa densità di colesterolo, e la CRP risultavano positivamente associate all'indice di massa corporea (BMI) Z-score. La S.M. era presente nel 14% degli adolescenti obesi. Inoltre, negli obesi la CRP correlava positivamente con la maggior parte delle misure antropometriche e nell’analisi di regressione lineare multipla sia la BMI Z-score sia la somma delle pieghe cutanee spiegavano una parte considerevole (R2 = 0,421) della variazione della CRP.
In conclusione, secondo gli Autori, gli adolescenti danesi obesi, ma altrimenti sani, dimostravano un’infiammazione di basso grado con biomarcatori elevati della SM rilevata in alta prevalenza.

L. J. Rasmussen della Northwestern University Feinberg School of Medicine, Chicago, IL, USA e collaboratori hanno esaminato in una coorte longitudinale di 308 adolescenti, all’età di quindici anni, di 218 a diciannove e di 163 a ventidue, le associazioni tra l’adiposità centrale, l’adiponectina sierica e la sensibilità all'insulina derivata con la tecnica del clampaggio (Diabet. Med. 2012, 29, 1153–1158). I volumi del grasso addominale sottocutaneo e di quello viscerale erano misurati all’età media di ventidue anni con la tomografia computerizzata. A ogni esame erano, inoltre, utilizzate, per esaminare le associazioni trasversali, le correlazioni parziali di Pearson e la regressione lineare. La connessione moderatamente negativa risultava significativa tra la circonferenza della vita e l'adiponectina, sostanzialmente invariata dall’età media di quindici anni (-0,32, P <0.0001) sino a quella media di 22 (-0,29, p <0,002), invece quella negativa tra la circonferenza della vita e la sensibilità all'insulina e quella positiva tra l’adiponectina e la sensibilità all'insulina aumentavano costantemente di grandezza all’età media di 22 (-0,29, P = 0.0002 e 0.32, P <0.0001, rispettivamente). Nei modelli di regressione, sia per il grasso viscerale sia per quello sottocutaneo, solo il primo mostrava un’associazione significativa con la sensibilità all'insulina, mentre solo il secondo la mostrava ai limiti della significatività con l'adiponectina.
In conclusione, questo studio dimostrava che la relazione negativa significativa tra la circonferenza della vita e l’adiponectina precedeva lo sviluppo delle relazioni significative tra la sensibilità all'insulina sia con la circonferenza della vita sia con l’adiponectina. Si rilevava anche nei giovani adulti che il grasso sottocutaneo aveva un legame più stretto con l’adiponectina, mentre il grasso viscerale lo aveva con la sensibilità all'insulina.

Anne T. Reutens della Monash University, Melbourne, Vic., Australia e collaboratori sulla base della recente dimostrata associazione tra la cistatina C con il diabete tipo 2 hanno voluto convalidare il dato e studiare l'impatto dell’adiposità basale nei meriti (Nephrol. Dial. Transplant. (2013) doi: 10.1093/ndt/gfs561). Hanno, quindi, valutato l'incidenza a tre anni di diabete in 2.849 partecipanti, senza malattia renale conclamata, di uno studio epidemiologico francese sulla sindrome da insulino-resistenza (DESIR). Hanno, così, aggiustato gli odds ratio (OR) associati alla cistatina C per i fattori classici di rischio del diabete, studiati nei riguardi delle loro interazioni con la cistatina C. Nell'analisi univariata quest’ultima risultava al basale significativamente associata con il diabete (OR / 1 SD di cistatina C log: 1,74; intervallo di confidenza al 95% [IC] 1,33-2,28; P = 0.0001). Ciò si riproduceva anche dopo aggiustamento per età e sesso (OR 1,55, 95% CI 1,15-2,10, p = 0,0039). Quest’associazione, peraltro, era indipendente dalle misure di funzionalità renale di base derivate dalla creatinina sierica ​​ e dalla glicemia a digiuno e dalla HbA1c. Una volta usate l'indice di massa corporea (BMI), la circonferenza vita o l'indice di resistenza all’insulina basale come covariate, si registrava un livello d’interazione con la cistatina C. La cistatina C era, peraltro, associata solo con il diabete nelle persone con indice di massa corporea, circonferenza vita o indice di resistenza all'insulina ≥ il valore mediano con OR (IC 95%), rispettivamente di: 1,35 (0,98-1,84, p = 0,0625), 1.39 (1,01-1,91, P = 0,0441) e 1,41 (1,02-1,94, p = 0,0398).
In conclusione, la cistatina C era associata a tre anni con il diabete, ma solo nelle persone con adiposità centrale o insulino-resistenza. Questo dovrebbe essere considerato in ulteriori studi per valutare l'importanza clinica del suo valore prognostico.

Neeland IJ dell’University of Texas Dallas, USA e collaboratori hanno voluto studiare le associazioni tra i fenotipi dell’adiposità e il rischio di prediabete e diabete in una coorte multietnica, basata sulla popolazione di adulti obesi (JAMA. 2012 Sep 19;308(11):1150-9). Hanno, così, misurato in 732 partecipanti obesi con indice di massa corporea ≥ 30 di età compresa tra i trenta e i sessantacinque anni, senza diabete o malattie cardiovascolari, arruolati tra il 2000 e il 2002 nel Dallas Heart Study, la composizione corporea con la DEXA (dual energy x-ray absorptiometry) e la MRI (magnetic resonance imaging), le adipochine circolanti e i biomarcatori dell’insulino-resistenza, della dislipidemia e dell'infiammazione. Hanno anche definito con la tomografia computerizzata e la risonanza magnetica l’aterosclerosi subclinica e la struttura cardiaca. L'incidenza del diabete era studiata in un follow-up medio di 7,0 anni con un range interquartile da 6,6 a 7,6. Inoltre, gli Autori hanno determinato, in un sottogruppo di 512 partecipanti con normali valori di glicemia a digiuno al basale, l'incidenza del composito di prediabete o diabete. Il diabete si sviluppava in ottantaquattro, l’11,5% di 732 partecipanti di età media di quarantatré anni, nel 65% donne e nel 71% non bianchi. All'analisi multivariata la massa di grasso viscerale di base superiore (odds ratio [OR] per uno SD [1,4 kg], 2,4, IC 95%, 1,6-3,7), il livello di fruttosamina (OR per uno SD [1.1 mmol / l], 2.0; 95% IC, 1,4-2,7), il livello di glicemia a digiuno (OR per uno SD [1.1 mmol / l], 1,9, IC 95%, 1,4-2,6), la storia familiare di diabete (OR 2,3, IC 95%, 1.3 - 4.3), la pressione arteriosa sistolica (o per 10 mm Hg, 1.3, aumento di 95% IC, 1,1-1,5) e il peso più alto nel follow-up (OR per 1 kg, 1,06, 95% IC, 1,02-1,10) erano indipendentemente associati con il diabete. Non si  osservavano, invece, associazioni per l'indice di massa corporea, il grasso totale o quello addominale sottocutaneo. Tra i 512 partecipanti con i valori normali di glucosio al basale, l'esito composito del prediabete o del diabete si verificava nel 39,1%. Si associava, peraltro in modo indipendente, con le misurazioni della massa grassa viscerale, dei livelli della glicemia a digiuno, dell’insulina, della fruttosamina, dell'età più avanzata, della razza non bianca, della storia familiare di diabete e dell'aumento del peso nel follow-up (p <.05 per ciascuno), ma non con le misure dell’adiposità generale.
In conclusione, l'eccesso di grasso viscerale e l’insulino-resistenza, ma non l’adiposità generale, negli adulti obesi erano indipendentemente associati al prediabete e al diabete mellito di tipo 2.

Lynda E. Polgreen dell’University of Minnesota, Minneapolis USA e collaboratori, sulla base della dimostrata recente associazione dei bassi livelli di osteocalcina (OCN), specifico ormone osteoblastico, con l’insulino-resistenza e l'obesità, in particolare negli anziani, hanno voluto verificare se già nell’adolescenza questo dato potesse rappresentare un fattore riconoscibile per l’adulto (Obesity Volume 20, Issue 11, pages 2194–2201, November 2012).   Gli Autori hanno, così, arruolato 137 partecipanti, di cui sessantasette maschi di età media di 18,6 anni con range dai diciassette ai ventidue. Hanno, quindi, misurato i livelli di OCN sottocarbossilata e carbossilata e la resistenza all'insulina mediante il clamp euglicemico-iperinsulinemico (Mlbm). L’OCN totale era inversamente correlata alla BMI, alla circonferenza vita, alla pressione arteriosa sistolica (SBP), all’interleuchina (IL) -6. Si correlava direttamente, invece, alla Mlbm. Solo la SBP, dopo una nuova regolazione per la BMI, rimaneva significativa (con Mlbm p = 0,0560). L’OCN carbossilata era inversamente correlata alla BMI, alla circonferenza vita, alla SBP, alle lipoproteine ​​a bassa densità (LDL-C) e direttamente correlate all’adiponectina. La SBP e l’adiponectina rimanevano significative dopo ulteriore aggiustamento per la BMI. Non c’erano associazioni significative con l’OCN sottocarbossilata.
In sintesi, la maggior parte delle associazioni con l’OCN era mediata attraverso la BMI. Tuttavia, le associazioni significative dell’OCN con la SBP, l'obesità, e l’adiponectina, e borderline con la Mlbm, suggerivano un ruolo potenziale dell’OCN nello sviluppo dell’insulino-resistenza e del rischio cardiovascolare che diventava più evidente con l'invecchiamento.



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