Proteine della dieta e grasso addominale
Jytte Halkjær della Danish Cancer Society e collaboratori in uno studio prospettico di cinque anni dimostravano che l'assunzione di proteine era inversamente proporzionale alle variazioni della circonferenza vita (J Am Diet Assoc, 2009 Vol. 109, 8 , 1356-1366). Nel loro studio gli Autori esaminavano l'associazione tra l’assunzione di ventuno gruppi di cibo e bevande e il successivo cambiamento della circonferenza della vita dopo cinque anni. La popolazione in studio era costituita da 22.570 donne e 20.126 uomini di età iniziale compresa tra i cinquanta e i sessantaquattro anni. Erano presenti dati completi sia di base sia di follow-up della circonferenza vita, della dieta, dell’indice di massa corporea e dei potenziali confondenti selezionati, come l’abitudine al fumo, le attività sportive e l'assunzione di bevande alcoliche. Erano eseguite anche diverse analisi di regressione lineare. Per le donne la differenza di circonferenza della vita a cinque anni risultava inversamente correlata al consumo di carne rossa, verdure, frutta, burro e prodotti lattiero-caseari ad alto contenuto di grassi. Invece, l'assunzione di patate, di alimenti a base di carne lavorata, di pollame e di snack era associata in modo positivo. Per gli uomini la carne rossa e l’assunzione di frutta erano inversamente associate alla differenza della circonferenza della vita a cinque anni, mentre l'assunzione dei cibi, come spuntini, lo era positivamente. Differenze di genere si verificavano per le verdure, i prodotti lattiero-caseari ad alto contenuto di grassi, la carne e cibi trasformati. In conclusione, i risultati avrebbero suggerito agli Autori che una dieta a base di carne rossa, a basso contenuto di frutta e ad alto di snack si associava all'incremento del giro vita in entrambi i sessi con un rischio elevato di sviluppare diabete di tipo 2, malattia coronarica, ictus e mortalità, anche dopo gli aggiustamenti per l’obesità generale.
Peraltro, le proteine alimentari e in particolare la loro quantità nella dieta sono diventate recentemente oggetto di notevole interesse.
A tale proposito, Jeremy P Loenneke dell’University of Oklahoma USA e collaboratori hanno voluto determinare la relazione tra il consumo di proteine di qualità, carboidrati, grassi alimentari e la frequenza di circa 10 g di aminoacidi essenziali (EAA) come limite raggiunto in un pasto, con la percentuale di grasso addominale centrale (CAF). Le proteine di qualità sono state definite dal rapporto tra EAA sul totale delle proteine alimentari (Nutrition & Metabolism 2012, 9:5). I ricercatori hanno, così, arruolato in questo studio trasversale dodici uomini e quindici donne in buona salute di 22 ± 3 anni, di 169,68 ± 8,20 centimetri di altezza, di 71,7 ± 13,9 kg di peso; con 34,2 ± 10,4% di CAF). I soggetti riferivano il tempo di esercizi aerobici settimanali (174 ± 244 min) e di resistenza (93 ± 106 min). L’assunzione di EAA era determinata da una registrazione del cibo di tre giorni e il profilo degli amminoacidi per ogni alimento, utilizzando un programma informatico (Nutrition Data via USDA National Nutrient Database for Standard Reference, Release 22). La distribuzione delle proteine di qualità era definita usando la soglia EAA di circa dieci gr per pasto. La frequenza con cui il soggetto incontrava questa soglia in tutto il giorno era determinata dalla media dei valori di tutti i tre giorni per dare una rappresentazione media della loro distribuzione di qualità delle proteine.
Per rilevare la composizione corporea si eseguiva una DEXA (total body) per determinare la percentuale di grasso addominale attraverso uno specifico programma di analisi.
I dati sono stati analizzati utilizzando con un livello di alfa di 0,05 le correlazioni dei coefficienti parziali di Pearson, il controllo per la massa del corpo e i minuti di allenamento aerobico e di resistenza a settimana auto-riferiti. I dati sono presentati come ± DS e raggruppati insieme per aumentare la potenza statistica, sia quelli dei maschi sia delle femmine.
Da notare a riguardo che Scott G. Glickman dell’University of Michigan e collaboratori hanno dimostrato che questo metodo di stima CAF fornisce valori validi sia nei maschi sia nelle femmine (J Appl Physiol 2004, 97:509–514).
Comunque, i risultati di Loenneke dimostravano che il consumo di proteine di qualità nelle ventiquattro ore e il numero di volte che raggiungevano la soglia di EAA giornaliera erano inversamente correlati al CAF percentuale. Nessuna associazione, invece, risultava nei meriti dei carboidrati o dei grassi alimentari. In conclusione, correlazioni da moderate a forti tra le variabili avrebbero indicato, secondo gli Autori, che la qualità e la distribuzione delle proteine potrebbero svolgere un ruolo importante nella regolazione del CAF, forte marcatore indipendente di malattia e mortalità. Tale dato è di un certo interesse poiché assume particolare importanza per chi segue una dieta e che possono trarre vantaggio dal consumo di una fonte di proteine di qualità superiore, come latte, uova, carne bovina, la quale ha un contenuto superiore di aminoacidi essenziali per grammo di proteine.
Per altro verso Juha J Hulmi dell’University of Jyväskylä, Finland e collaboratori, considerando che, indipendentemente dall'età o dal sesso, l'allenamento di resistenza o il consumo di adeguate quantità di proteine della dieta (PRO) o di aminoacidi essenziali (EAA) può aumentare la sintesi proteica muscolare (MPS) in adulti sani, hanno svolto una revisione sul valore delle proteine del latte (Nutrition & Metabolism 2010, 7:51).
I risultati dello studio provavano che il PRO o l’ingestione di EAA in contemporaneità con l’allenamento di resistenza potevano, comunque, aumentare la risposta MPS post-esercizio e dimostravano d’indurre un maggiore effetto anabolizzante dell’esercizio fisico associato ai carboidrati. Pur tuttavia, erano limitati i dati di risposta adattativa cronica derivanti dal confronto di diverse fonti proteiche. Comunque, un crescente corpo di evidenze suggeriva che il PRO del latte e in particolare il siero di latte potevano: 1) stimolare il maggior aumento di MPS, 2) comportare una maggiore sezione trasversale del muscolo in combinazione con l'allenamento di resistenza cronica, 3) favorire, almeno nei più giovani, il recupero all’esercizio.
Pertanto, secondo gli Autori, i loro risultati suggerirebbero per i suoi effetti sulla massa muscolare scheletrica la supplementazione di proteine del siero di latte in occasione dell’allenamento pesante di resistenza.