Biomarker predittivo del declino cognitivo lo spessore corticale alla MRI negli adulti normali
Dickerson BC dell’Harvard Medical School, Boston e collaboratori, proprio in considerazione dei recenti criteri diagnostici sviluppati nella fase preclinica della malattia di Alzheimer (MA) con l’utilizzo di biomarcatori in adulti cognitivamente normali (CN), hanno utilizzato la MRI per implementarli (Neurology. 2012 Jan 10;78(2):84-90). Hanno, così, fatto riscontro presso l’Alzheimer's Disease Neuroimaging Initiative per gli individui CN. Per lo studio, i ricercatori hanno impiegato scansioni del cervello per misurare lo spessore delle regioni della corteccia cerebrale in 159 persone libere da demenza, di un'età media di settantasei anni. Le regioni del cervello sono state scelte sulla base degli studi precedenti che dimostravano un restringimento nei pazienti di Alzheimer. Delle 159 persone, a causa di minori dimensioni di particolari regioni note per essere vulnerabili al morbo, diciannove sono state classificate come ad alto rischio di avere una malattia, 116 a medio e ventiquattro a basso. All'inizio dello studio e nei tre anni successivi i partecipanti sono stati sottoposti a test che misuravano la memoria, il problem solving e la capacità di pianificare e prestare attenzione, utilizzando il cambiamento nella somma del Clinical Dementia Rating e delle misure neuropsicologiche selezionate.
Gli individui ad alto rischio di MA preclinica erano più tendenti a sperimentare il declino cognitivo che si sviluppava nel 21% rispetto al 7% del gruppo a medio e allo 0% di quello a basso rischio (p = 0,03). La regressione logistica dimostrava che per ogni unità di DS di assottigliamento corticale si associava un rischio quasi triplicato del declino cognitivo (p = 0,02). Peraltro, tra coloro per i quali erano disponibili i dati al basale del CSF, il 60% del gruppo più a rischio per la malattia precoce di Alzheimer aveva caratteristiche CSF (cerebrospinal fluid) coerenti con la malattia con livelli anormali di proteine, mentre solo il 36% del gruppo a rischio medio e il 19% di quelli a basso rischio avevano queste caratteristiche (p = 0,1).