L’interazione tra esercizio, appetito e assunzione del cibo
Un corpo consistente di ricerche ha dimostrato che la perdita di peso raggiunta con le varie strategie di trattamento dell’obesità è difficile da mantenere, tanto che la maggior parte dei pazienti riacquista prima o poi il peso perduto. In conformità a tale premessa, nel programma terapeutico dell’eccedenza di peso viene regolarmente consigliata una qualche forma di allenamento strutturato. Tuttavia, è stato rilevato che, a causa degli adattamenti compensativi in altri aspetti del comportamento, tutto ciò potrebbe non sempre creare un saldo negativo di energia e, quindi, di perdita del peso. In effetti, l'esercizio fisico, con l'obiettivo di creare un deficit energetico sostenibile, è rivolto ad aumentare l’EE (energy expenditure) e, se le perdite di peso si dimostrano inferiori alle attese, può essere preso in considerazione il possibile errore sia del calcolo della perdita di peso prevista e sia degli adattamenti metabolici o comportamentali. In effetti, si riconosce a oggi che potrebbero verificarsi nell’EE una serie di adattamenti per compensare l'aumento indotto dall'esercizio, comprese le riduzioni del tasso metabolico a riposo e l'attività della termogenesi del non esercizio. L'opinione corrente riguarda gli adeguamenti compensativi che si possono verificare una volta che l'esercizio sia stato imposto. In effetti, si possono concretizzare eventuali risposte compensatorie biologiche e comportamentali al fine, così, di evitare il deficit energetico e mantenerlo in equilibrio. In tale ordine di fatti, potrebbero verificarsi una serie di adattamenti per compensare l'aumento indotto dall'esercizio con l’EE, comprese le riduzioni dei valori metabolici e dell'attività della termogenesi a riposo.
A tale riguardo, è bene ricordare che già più di trenta anni fa Epstein LH e Wing RR dell’University of Pittsburgh suggerivano che il bilancio energetico era sotto lo stretto controllo del principio per cui l'esercizio fisico stimolava l'appetito. In tal modo, si spiegava come le persone che mantenevano una certa attività fisica tendevano ad aumentare l’assunzione del cibo e, se obese, non perdevano tanto peso quanto atteso dai loro programmi di cura. Inoltre, chi faceva attività fisica nelle prime ore della sera poteva andare a dormire in anticipo, o richiedere più riposo nelle ore serali (Addict Behav. 1980;5:371–374).
Per loro conto, Neil Anthony King della Queensland University of Technology, Brisbane, Australia e collaboratori hanno svolto una revisione sulle variazioni compensative nell’EI (energy intake), discutendo l'evidenza su come l’esercizio la cambi e identificando i potenziali meccanismi alla base dei cambiamenti del comportamento alimentare, inclusi i fattori fisiologici, psicologici e comportamentali (Am J Lifestyle Med. 2013;7(4):265-273).
L’esercizio fisico, esercitando modifiche sulle varie componenti del controllo dell'appetito, come i nutrienti e le preferenze del gusto, le dimensioni dei pasti e la loro frequenza, l’impulso a mangiare, potrebbe influenzare indirettamente il peso corporeo. Le evidenze avrebbero dovuto dimostrare che l'esercizio fisico acuto non determinava un aumento automatico dell’assunzione del cibo, mentre quello ripetuto avrebbe dovuto produrre una risposta variabile. I dati sottolineavano, peraltro, l'importanza di caratterizzare la variabilità individuale nei meriti, dimostrando i cambiamenti sull'appetito indotti dall'esercizio fisico. Di fatto, gli individui che sperimentavano riduzioni del peso corporeo, inferiori alle teoriche previste, potevano essere caratterizzati da caratteristiche edonistiche del piacere e omeostatiche della fame.
Per una rassegna più approfondita della letteratura gli Autori, comunque, rimandavano ai lavori di Elder S e Roberts S della Tufts University, MA USA (Nutr Rev. 2007 Jan;65(1):1-19) e di C Martins della Norwegian University of Science and Technology, Trondheim – Norway (International Journal of Obesity (2008) 32, 1337–1347).