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notiziario Gennaio 2014 N.1 BASI FISIOPATOLOGICHE, PSICOLOGICHE E CLINICHE NEL TRATTAMENTO DELL’OBESITÀ - Il freddo nella gestione del peso corporeo

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Indice
notiziario Gennaio 2014 N.1 BASI FISIOPATOLOGICHE, PSICOLOGICHE E CLINICHE NEL TRATTAMENTO DELL’OBESITÀ
La regolazione dell’omeostasi energetica e del peso corporeo
Fattori bioumorali dei segnali di appetito/fame nel controllo dell’alimentazione
Fattori bioumorali dei segnali di sazietà nel controllo dell’alimentazione
Altri particolari fattori bioumorali per il controllo dell’alimentazione
Genotipo e variazione della composizione corporea e della distribuzione del grasso
Dieta, esercizio e loro correlati psicosociali nella gestione del peso corporeo
Immagine del corpo e autogestione del peso corporeo
Il freddo nella gestione del peso corporeo
L’interazione tra esercizio, appetito e assunzione del cibo
Le modificazioni compensative dell’appetito e dell’assunzione del cibo con l’esercizio fisico
Tutte le pagine

Il freddo nella gestione del peso corporeo

La TNZ (thermoneutral zone) e quella  TCZ (thermal comfort zone) offrono la gamma di temperatura ambiente in cui il dispendio energetico è al livello BMR (basal metabolic rate) e la dissipazione del calore dal corpo si realizza con i cambiamenti della perfusione sanguigna periferica. Al di sotto della LCT (lower critical temperature), si svolgono la NST (nonshivering termogenesi) ed eventualmente la ST (shivering thermogenesis). Al di sopra dell’UCT (upper critical temperature) si verifica l’aumento del dispendio energetico, anche in parte a causa di un aumento della frequenza cardiaca. Un aspetto importante riguarda le modalità con cui la TCZ è legata alla TNZ. Dal momento che la maggior parte delle persone del mondo occidentale vive all’interno dei fabbricati per il 90 per cento del loro tempo, viene da porsi la domanda:
“cosa cambierebbe se dovessimo controllare la temperatura del corpo per periodi più lunghi?”
Di certo, l'ambiente termico ha influenza sulla salute umana e, in particolare, la frequente esposizione per periodi prolungati al freddo tollerabile può condizionare significativamente il nostro consumo di energia. Alcuni studi nei meriti hanno concentrato l’attenzione principalmente sulle estreme temperature cui sono stati sottoposti militari, vigili del fuoco e altri professionisti. Più recentemente alcune ricerche hanno cominciato a dimostrare grandi differenze tra le persone nella loro risposta alle condizioni di freddo mite.
Marken Lichtenbelt della Maastricht University Medical Center, the Netherlands e collaboratori hanno voluto esplorare, per l’appunto, le variazioni della spesa energetica dell’organismo umano nelle condizioni di esposizione al freddo moderato (Trends in Endocrinology & Metabolism 22 January 2014).
Ritenendo, infatti, che tale condizione avesse ricevuto poca attenzione, hanno cominciato circa dieci anni fa a studiare gli effetti del freddo mite. I ricercatori sono giunti all'importante scoperta che il grasso bruno, che genera calore bruciando calorie e che coopera per l’acclimatamento al freddo, non è solo appannaggio dei bambini. Gli adulti, infatti, ne hanno anche troppo e alcuni più di altri. In effetti, a differenza del grasso bianco, quello bruno brucia le calorie, invece di immagazzinarle. Alcuni studi hanno, poi, dimostrato che il grasso bruno ha effetti benefici sulla tolleranza glicemica, sul metabolismo dei grassi e sul peso corporeo.
Gli Autori hanno ottenuto evidenze secondo le quali una temperatura più variabile interna potrebbe essere utile alla salute, anche se gli effetti a lungo termine attendono ancora ulteriori indagini. Altri gruppi di ricerca, peraltro, hanno riscontrato una diminuzione del grasso corporeo dopo permanenza di due ore il giorno per sei settimane a diciassette gradi Celsius. Il team olandese ha anche scoperto che la gente nel corso del tempo si abitua al freddo.  
Dopo sei ore quotidiane al freddo per un periodo di dieci giorni, le persone del loro studio avevano aumentato il grasso bruno, si erano sentite più a loro agio e rabbrividivano a meno di quindici gradi Celsius.
Peraltro, nelle persone giovani e di mezza età la NST può rappresentare una piccola percentuale fino al 30 per cento del bilancio energetico del corpo. Ciò significa che le temperature più basse possono influenzare in modo significativo la quantità di energia che in generale una persona spende.
Di conseguenza, sulla base dei loro studi gli studiosi suggerivano di aggiungere ai programmi dietetici e di esercizio fisico anche un allenamento a trascorrere più tempo al freddo. In effetti, la temperatura interna nella maggior parte degli edifici è regolata per soddisfare la maggiore percentuale di persone. Tutto questo nei mesi invernali comporta temperature interne relativamente elevate, in particolare negli uffici, nelle abitazioni e ancor più negli ospedali e nei centri di cura. In mancanza di esposizione a una temperatura ambiente variegata, intere popolazioni possono essere inclini a sviluppare malattie, come l'obesità. Inoltre, in tal modo si tenderebbe a far sviluppare una certa vulnerabilità ai cambiamenti improvvisi della temperatura ambiente.



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