Integratori alimentari e tasso di mortalità nelle donne anziane
Gli integratori alimentari, comunemente usati per prevenire le malattie croniche, durante gli ultimi decenni hanno fatto registrare un marcato aumento del loro consumo con fatturati annui in continua crescita, soprattutto nei paesi economicamente avanzati. Pur tuttavia, per molti di essi è poco studiata e conosciuta la sicurezza del loro impiego a lungo termine sulla salute.
Jaakko Mursu dell’University of Eastern Finland e collaboratori, rilevando che il 66% delle donne dello Iowa Women's Health Study usava almeno un integratore alimentare il giorno, hanno voluto valutarne gli effetti sulla mortalità totale (Arch Intern Med 2011; 171(18): 1625-1633). Hanno, così arruolato 38.772 donne, nel 1986 di età media iniziale di 61,6 anni, fino al 31 dicembre 2008. Hanno, quindi, registrato 15.594 decessi (il 40,2%), verificando, rispetto al non uso, che l’aumento del rischio di mortalità totale in modelli regolati, multivariati corrispondeva per l'uso dei multivitaminici a un HR di 1.06 (IC 95%, 1,02-1,10; +2,4%) e rispettivamente per la vitamina B6 a 1,10 (1,01-1,21; +4,1%), per l’acido folico a 1,15 (1,00-1,32; +5,9%), per il ferro a 1,10 (1,03-1,17; +3,9%) per il magnesio a 1,08 (1,01-1,15; +3,6%), per lo zinco a 1,08 (1,01-1,15; +3,0%) e per il rame a 1,45 (1,20-1,75; è18,0%). L'uso del calcio era, invece, inversamente correlato, essendo l’hazard ratio 0,91 con intervallo di confidenza 95%, 0,88-0,94 e, quindi, con una riduzione assoluta del rischio di -3,8%. Per quanto riguarda la vitamina “D” gli autori non riscontravano evidenze di beneficio in rapporto alla mortalità totale.