Prevalenza del fumo in Italia per sesso, età e regione
Nell’aprile e luglio 2005 in un campione di 15.296 italiani tra i diciotto e i sessantanove anni, estratto con metodo casuale semplice dalle anagrafi degli assistiti di 123 ASL partecipanti allo studio e appartenenti a tutte le regioni italiane, si riscontravano, invece:
- il 26% di fumatori con quota maggiore negli uomini rispetto alle donne (31% vs 22%),
- il 20% di ex-fumatori,
- il 54% di non-fumatori con quota maggiore per le donne (64% vs 43%) (BEN Notiziario ISS Vol. 19 n. 1 gennaio 2006).
Facendo un confronto tra le regioni, il Lazio e la Campania concentrano la prevalenza più alta di fumatori contro la più bassa del Trentino e del Veneto. In conclusione, i dati più recenti rilevano che la maggioranza degli adulti in Italia non fuma o ha smesso e solo tre adulti su dieci, in maggior parte uomini, dichiarano quest’abitudine. L’età tra i venticinque e i trentaquattro anni della popolazione è più predisposta, come pure le classi più indigenti sotto il profilo economico. Ne deriva da tutto ciò la necessità di una politica generale nella lotta al fumo con pluralità d’interventi che nel nostro Paese sono già in atto secondo il Piano Sanitario 2010-2012 e con i piani di contrasto al tabagismo adottati in quasi tutte le regioni.
Un'indagine condotta dalla Doxa su 4.000 italiani con più di quindici anni, commissionata dall’ISS, realizzata nel 2006 in collaborazione con l'Istituto farmacologico Mario Negri, ha rilevato, peraltro, che i fumatori in Italia erano in una percentuale simile a quella del 2002: il 27,6% della popolazione (33,2% maschi e 22,5% femmine), pari a tredici milioni e mezzo, distribuiti equamente tra Nord, Centro e Sud.
Lo studio confermava un trend positivo nei giovani tra i quindici e i ventiquattro anni con passaggio dal 34,1% del 2001 al 29,1% del 2002 e al 26,8% del 2003, più evidente nelle giovani con percentuali del 30,4%, 26,9%, 20,7% rispettivamente. Gli ex fumatori risultavano il 16,6%, mentre il 40,6% aveva provato a smettere di fumare, ma senza successo, ed uno su 5 dopo anni aveva ripreso il pacchetto di sigarette.
Gli effetti nocivi del tabacco sulla salute si ritrovano descritti già nel 1849. Furono, infatti, riportati da Joel Shew nel suo testo “Tabacco: la storia, la natura e gli effetti sul corpo e la mente”. Importante è che la prevalenza del fumo è un indicatore significativo, solo parziale, dei rischi cumulativi che provoca, poiché essi dipendono da diversi fattori tra cui l'età d’inizio, la sua durata, il numero e le caratteristiche delle sigarette fumate durante il giorno, il loro contenuto di catrame e nicotina, o il tipo di filtro, il grado d’inalazione. Si conta che quasi sei milioni di persone muoiono a causa del consumo e dell’esposizione di tabacco ogni anno, pari al 6% di tutti i decessi delle donne e al 12% di tutti maschi del mondo intero. Con il suo consumo attuale, circa 500 milioni di persone, oggi in vita, potrebbero essere uccise dal fumo. Di questi poco più di 600.000 sono attribuibili all’esposizione al fumo passivo tra i non fumatori. Si ritiene, comunque, che il fumo già oggi causi circa il 71% delle morti per cancro al polmone, il 42% per malattia respiratoria cronica e quasi il 10% per le malattie cardiovascolari. Fumare è anche un importante fattore di rischio per le malattie trasmissibili, quali la tubercolosi e le infezioni delle basse vie respiratorie.
Il fumo, in effetti, provoca sostanziale aumento del rischio di mortalità per: malattie cardiache, ictus, malattie respiratorie croniche, molti tipi di cancro, tra cui quello ai polmoni, agli organi aerodigestivi superiori e una serie di altre cause mediche. Il fumo danneggia anche i non fumatori, secondo un rischio per la salute da fumo passivo. Durante la gravidanza influenza anche negativamente lo sviluppo fetale. Da notare che anche il tabacco dei sigari o pipe e da masticare provoca la maggior parte degli effetti negativi sulla salute, essendo, in particolare, un pericolo per il cancro orale, l’ipertensione, le malattie cardiache e altre condizioni. Nel mondo di oggi il tabacco rappresenta la seconda causa di morte ma la prima prevenibile, con il decesso in ogni 6,5 secondi di un adulto su dieci per una malattia correlata al tabacco. La metà dei fumatori abituali, in effetti, va alla morte precocemente (35- sessantanove anni) con perdita di 20 - 25 di anni di vita. Di particolare interesse, è che il tasso di mortalità, dovuto al consumo di tabacco, ha raggiunto oggi valori di circa cinque milioni di persone ogni anno, più della tubercolosi, l'HIV/AIDS e malaria messi insieme. Se, quindi, il consumo attuale dovesse mantenersi costante, il numero di morti raggiungerebbe i dieci milioni nell’anno 2020, 70% dei quali nei paesi in via di sviluppo, che rappresenterebbero più del 10% di tutte le morti in quell'anno. Inoltre, già per il 2030 questo principale fattore di rischio si prevede che diventerà la maggiore causa di morte nel mondo con dieci milioni di vittime ogni anno. In definitiva, se non si prenderanno misure urgenti al riguardo, il tabacco potrà uccidere un miliardo di persone durante tutto questo secolo. Ancora oggi 80.000 italiani muoiono per il fumo ogni anno, il che rappresenta il più grave problema di salute pubblica per il quale l’ISS ha reso operativo il numero verde 800-554088 e l’istituzione su tutto il territorio nazionale di 300 centri di disassuefazione.