Sei qui: Notiziario AMEC Anno 2013 notiziario Ottobre 2013 N.9 ALIMENTAZIONE E SALUTE: LA DIETA MEDITERRANEA E I PRODOTTI ORTOFRUTTICOLI - La dieta mediterranea

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notiziario Ottobre 2013 N.9 ALIMENTAZIONE E SALUTE: LA DIETA MEDITERRANEA E I PRODOTTI ORTOFRUTTICOLI - La dieta mediterranea

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Indice
notiziario Ottobre 2013 N.9 ALIMENTAZIONE E SALUTE: LA DIETA MEDITERRANEA E I PRODOTTI ORTOFRUTTICOLI
Dieta e tossicità degli inquinanti ambientali
Alimentazione sana, a basso costo e ambientalmente sostenibile
La dieta mediterranea
Dieta mediterranea e stato socioeconomico
Le malattie croniche, la plurimultimorbilità, la Systems Biology e la Systems Medicine
Aderenza alla dieta mediterranea e malattie croniche
Longevità non più speranza ma realtà
La dieta mediterranea aumenta la speranza di longevità
Minore la probabilità di morte con la dieta vegetariana
Tutte le pagine

La dieta mediterranea

Nella società globalizzata attuale, in cui le malattie croniche e degenerative hanno assunto oramai il ruolo di un problema progressivo e sempre più grave e oneroso per l’individuo e la collettività, l’adozione di uno stile di vita salutare, imperniato sull’esercizio fisico e sull’alimentazione controllata, costituisce sempre più oggetto di raccomandazione tassativa. Durante il ventesimo secolo i micronutrienti hanno costituito l’obiettivo principale della ricerca. La loro carenza, in effetti, sfociava in gravi malattie come la pellagra, lo scorbuto e il beriberi. Di poi, i macronutrienti hanno rappresentato l’interesse di studio sempre più incalzante per l’evidenza che i loro eccessi si associavano alle malattie croniche, come l’arteriosclerosi, l’ipertensione, il diabete, la sindrome metabolica, il cancro e le malattie cardiovascolari. A tale proposito, negli anni ’50-’60 le raccomandazioni degli studiosi ribadivano la necessità di contenere l’assunzione dei grassi entro il 25-35% del fabbisogno energetico giornaliero, indicando perentoriamente la sostituzione salutare dei grassi animali con quelli polinsaturi.
Sotto questo impulso sono stati proposti diversi regimi alimentari, come il Dash (Dietary approaches to stop hypertension), la dieta tipica giapponese e, comunque, quelle vegetariane.
In particolare, negli Stati Uniti d’America la dieta DASH è stata indicata come linea guida per una sana alimentazione. Essa prevede, per l’appunto, l'aumento del consumo di frutta e verdura e di latticini freschi a basso contenuto di grassi. Frutta e verdura sono importanti per la loro bassa densità calorica, l’alto contenuto di nutrienti e gli effetti sazianti della fibra. Il consumo dei prodotti lattiero-caseari a basso contenuto di grassi, per altra parte, fornisce il calcio necessario, soprattutto per la salute delle ossa. Altre componenti della DASH sono le noci, i legumi, come fagioli e piselli, cereali integrali. È indicata la limitazione del sale e degli zuccheri aggiunti. Le noci sono ricche di grassi benefici mono - polinsaturi e sono ricchi di fibre e proteine​​. I legumi rappresentano una ricca fonte di proteine ​​e fibre e le carni magre sono importanti fonti di proteine​​. I grani forniscono una fonte importante di energia e, per consentire l’aumento delle fibre, dovrebbero essere consumati, per lo più, come cereali integrali. La dieta DASH limita anche il sale a 2.300 milligrammi il giorno e contempla, per la dieta media di 2000-calorie/die, l’assunzione dello zucchero sino a cinque cucchiai settimanali.
In quest’ambito, la dieta mediterranea ha, però, riscosso sempre più attenzione e l’approvazione degli studiosi, venendo posta come lo standard dell’alimentazione salutare. Si sono, a tale proposito, succeduti diversi studi epidemiologici che hanno valutato l’effetto di questa dieta, ricca di olio extra-vergine d’oliva e frutta secca.  I benefici non si sono dimostrati soltanto sul rischio cardiovascolare, ma anche sul cancro, sull’Alzheimer e sul Parkinson. Si è dimostrata anche la riduzione della mortalità per queste malattie e per altre cause.
È stato il medico statunitense Ancel Keys, ricercatore dell’University of Minnesota – USA, che nel 1945, dopo lo sbarco dell’ultima guerra a Salerno delle truppe americane, durante la sua permanenza nel Cilento, esaltò la dieta mediterranea per le sue proprietà benefiche verso le patologie cardiovascolari.

Lo studioso si accorse, infatti, che nei Paesi del bacino mediterraneo queste patologie erano meno diffuse rispetto agli Stati Uniti. Di poi, le numerose ricerche che seguirono confermarono tale dato. Ritornato in USA, Keys continuò i suoi studi sull’argomento e pubblicò con la moglie Margaret il libro: How to eat well and stay well: the Mediterranean way.  

Di seguito, lo stesso Ancel Keys fu uno dei principali coordinatori del ben noto Seven Countries Study che analizzò le abitudini alimentari di oltre 12.000 abitanti di media età, scelti in modo causale in sette Paesi: Stati Uniti, Italia, Finlandia, Grecia, Yugoslavia, Paesi Bassi e Giappone (Circulation 1970 (Suppl to vol.41) 1-211). È stato uno studio epidemiologico longitudinale basato, per l’appunto, sulla cosiddetta piramide mediterranea. Ha, peraltro, per la prima volta esaminato sistematicamente le relazioni tra lo stile di vita, la dieta, la malattia coronarica e l’ictus in popolazioni diverse, provenienti da varie regioni del mondo. Nel rivolgere, comunque, l'attenzione alle cause delle malattie cardiovascolari, ha dimostrato anche che il rischio di un individuo poteva essere modificato agendo sui fattori modificabili. Peraltro, i risultati ottenuti mettevano in evidenza l'importanza della dieta mediterranea in rapporto, da una parte al consumo di alimenti quali la frutta, la verdura, i cereali, i legumi e il pesce, dall’altra alla limitazione del consumo della carne, dei latticini e dei grassi saturi. In particolare, in alcuni paesi, come gli Stati Uniti e la Finlandia, in cui l'incidenza delle patologie cardiovascolari risultava particolarmente elevata, proprio questi ultimi tre alimenti erano, invece, oggetto di largo consumo.



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