Il declino cognitivo lieve è più frequente negli uomini o nelle donne?
R.C. Petersen della Mayo Clinic, Rochester, MN e collaboratori hanno, per loro conto, valutato la prevalenza del deterioramento cognitivo lieve (DCL) in un campione casuale di residenti della contea di Olmsted (MN) di età dai settanta agli ottantanove anni il 1° ottobre 2004 (Neurology September 7, 2010 vol. 75 no. 10 889-897). È stata utilizzata la Clinical Dementia Rating Scale per la valutazione neurologica e i test neuropsicologici di 4 domini cognitivi: memoria, funzione esecutiva, linguaggio e abilità visuospaziale. Dei 1.969 soggetti senza demenza 329 avevano il DCL, con una prevalenza del 16,0% (intervallo di confidenza al 95% [IC] 14,4-17,5) per qualsiasi tipo, 11,1% (CI 95% : 9,8-12,3) per la forma amnesica e 4,9% (IC 95% : 4,0-5,8) per la non amnesica. La prevalenza del DCL aumentava con l'età e risultava più alta negli uomini. L’OR (odds ratio) di prevalenza negli uomini era 1,54 (IC 95% 1,21-1,96; aggiustato per età, istruzione e la non partecipazione). La prevalenza era più alta in chi non era mai stato sposato, nel caso del genotipo APOE ε3ε4 o ε4ε4, mentre diminuiva con il numero crescente degli anni d’istruzione (p per trend lineare <0,0001), suggerendo che circa il 16% dei soggetti anziani privi di demenza sarebbe stato affetto da DCL, con la forma amnesica come tipo più comune. La più alta prevalenza di DCL negli uomini avrebbe suggerito, invece, che nelle donne la transizione in età avanzata da una cognizione normale direttamente alla demenza sarebbe avvenuta più bruscamente.
Da notare, comunque, che nei settantenni la prevalenza del DCL viene stimata tra il quattordici e il 18% e il tasso di progressione verso la demenza è considerato considerevolmente maggiore rispetto all’1-6% l'anno per le persone senza il disturbo e pari al 4,2% (intervallo di confidenza 95% (IC) = 3,9-4,6%) nella popolazione generale e al 10-15% nei soggetti ad alto rischio. Tuttavia, il DCL si dimostra ancor oggi una sindrome clinica complessa e le evidenze più recenti hanno suggerito la sua non obbligata progressione verso la demenza conclamata, essendo possibili nel tempo anche miglioramenti clinici.
In seguito R.O. Roberts della Mayo Clinic, Rochester, MN e collaboratori, per convalidare il dato di differenza di genere sulla prevalenza del DCL, hanno compiuto un altro studio prospettico di coorte sempre basato sui residenti della Olmsted County, MN, di età dai settanta agli ottantanove anni (Neurology WNL.0b013e3182452862; January 25, 2012). Tra i 1.450 soggetti cognitivamente normali al basale 296 sviluppavano DCL con tasso d’incidenza standardizzato per età e sesso del 63,6 per 1.000 anni-persona, 72,4 negli uomini e 57,3 nelle donne, 37,7 per il sottotipo aMCI e 14,7 in quello naMCI. Il tasso d’incidenza del tipo aMCI era, peraltro, 43,9 negli uomini e 33,3 nelle donne e 42,6 per i soggetti con anni d’istruzione eguali o inferiori a 12 e 32,5 per quelli con istruzione superiore. Il rischio del sottotipo naMCI era anche maggiore per gli uomini con 20,0, rispetto alle donne con 10,9 e per i soggetti con anni d’istruzione eguali o inferiori a dodici con 20,3, rispetto a quelli con istruzione superiore con 10.2. Gli autori concludevano, quindi, che i tassi d’incidenza del DCL erano sostanziali e le differenze dei sottotipi clinici e per sesso suggerivano di dover esaminare separatamente i fattori di rischio per l’aMCI e la naMCI, ma anche negli uomini e nelle donne.
Yaffe K dell’University of California at San Francisco e collaboratori, considerando non ben quantificata la prevalenza del deterioramento cognitivo non è ben qualificato nei molto anziani hanno svolto uno studio di coorte prospettico su un totale di 1.299 grandi vecchie donne di età media di 88,2 anni con il 27,0% di novanta o più, arruolate nel Cognitive Impairment Women Study of Exceptional Aging, studio relativo alle fratture osteoporotiche (Arch Neurol. 2011 May;68(5):631-6). Nel 17,8%, corrispondente a 231 donne veniva diagnosticata la demenza e nel 23,2%, 301 soggetti, il DCL per una prevalenza di compromissione combinata cognitiva del 41,0%. La diagnosi clinica di MA e quella di demenza mista erano le più comuni, ciascuna dei quali per 40% dei casi. Nel campo del DCL i tipi più comuni erano, invece, l’amnesico con più domini e il non amnesico con singolo dominio, pari al 33,9% e 28,9% dei casi rispettivamente. Inoltre, il deficit cognitivo era più frequente nelle donne di novanta anni o più, rispetto a quelle dagli ottantacinque agli ottantanove anni (demenza, 28,2% vs 13,9%, P <.001; MCI, 24,5% vs 22,7%, P = 0,02) ed era più comune nelle donne con istruzione inferiore, una storia d’ictus e una depressione prevalente. I risultati portavano gli autori a concludere che nel loro ampio campione di studio di donne più del 41,0% era stato passibile di giudizio clinico di deterioramento cognitivo e che i sottotipi di demenza e di DCL erano simili a quelli delle popolazioni più giovani. Rispetto alle donne con cognizione normale, le dementi erano in media più anziane, con minore probabilità di avere ultimato la scuola superiore e con maggiore probabilità di vivere confinate in una casa di cura. Inoltre le donne dementi presentavano anche maggiore probabilità di depressione, di storia d’ictus e di avere uno degli alleli dell’apolipoproteina E ε4 (APOE ε4).