Invecchiamento e declino cognitivo
Molti anziani, pur se centenari, sembrano non presentare alcun declino cognitivo nella loro vita. Purtroppo, però, con ampie differenze nella popolazione è comune osservare con l’invecchiamento alterazioni in tal senso. La cognizione, di fatto, comprende una combinazione di competenze mentali, quali l’attenzione, l’apprendimento, la memoria, il linguaggio, le capacità motorie e quelle visuospaziali, l’orientamento, le funzioni esecutive con capacità della definizione degli obiettivi, la loro pianificazione e il giudizio critico. La bassa velocità di elaborazione delle informazioni, che può causare il deficit di altre funzioni cognitive, è, in effetti, un segno distintivo del normale invecchiamento, ma non ancora del tutto chiarita rimane la causa dei cambiamenti strutturali del cervello in età apparentemente normale. Si riconoscono, invero, tre tipi di declino cognitivo con la senescenza:
1. l’AAMI (Age-associated Memory Impairment), caratterizzata da una lieve compromissione della memoria che può verificarsi con l'invecchiamento normale e che non può essere rilevata con test psicometrici obiettivi nella fascia di età delle persone considerate;
2. la MCI (Mild Cognitive Impairment), caratterizzata da una lieve perdita di memoria rilevabile con test psicometrici obiettivi per la fascia di età;
3. la demenza, che include la malattia di Alzheimer, cronica, progressiva, irreversibile, con deterioramento cognitivo globale e con la perdita di memoria che sono abbastanza gravi tanto da pregiudicare le funzioni quotidiane dei malati.
Il progressivo aumento della speranza di vita, che sta comportando un aumento esponenziale del numero degli anziani con cambiamenti fondamentali nella struttura della popolazione e profonde influenze sulla società contemporanea, rappresenta un fattore determinante di questo settore della medicina per la crescita d’interesse sul piano della ricerca e sulla pratica professionale.
Sull’inizio del processo del declino cognitivo vi è un acceso dibattito tra gli studiosi in mancanza di biomarcatori affidabili che indichino il maggior rischio della malattia. In effetti, le indicate caratteristiche patologiche della demenza rappresentate dai grovigli neurofibrillari e dalle placche amiloidi, si ritrovano anche nel cervello dei giovani adulti. Diversi studi clinico-patologici hanno, però, dimostrato una buona correlazione tra la neuropatologia e la gravità del declino cognitivo. Pur tuttavia, in rapporto alla rarità dei dati di studi longitudinali che possano estendersi per molti decenni, la valutazione degli effetti dell'età sul declino cognitivo non è semplice. A tutto oggi, vi è la sola evidenza che il controllo dei fattori tradizionali del rischio cardiovascolare può avere un effetto benefico sulla prevenzione della demenza.