Senescenza e depressione
Nei riguardi dell’invecchiamento si tende oggi a condurlo con successo, tendendo al mantenimento di uno stile di vita attivo, sano. Tuttavia, questo scenario di felice vecchiaia non si realizza per molti anziani per morbidità mediche, disabilità, isolamento sociale e sviluppo di disturbi neuropsichiatrici, tra cui la depressione, la diminuzione della memoria e della cognizione, tutte condizioni che amplificano il declino, aumentano i tassi di mortalità e il rischio d’istituzionalizzazione, riducendo al contempo la qualità della vita. Questi disturbi neuropsichiatrici tendono ad avere, quindi, esiti devastanti sia per l'individuo sia per la famiglia e la collettività. La prevenzione, pertanto, è fondamentale e, per praticarla adeguatamente, sarebbe bene riconoscere tutti i fattori che possano intervenire per la realizzazione dei disturbi stessi.
Lyness JM del University of Rochester Medical Center e collaboratori hanno esaminato una vasta gamma di predittivi clinici, funzionali e psico-sociali degli episodi depressivi in una coorte di 617 anziani di età di 65 anni o oltre, senza depressione maggiore in atto, reclutati nelle pratiche di medicina di famiglia, medicina interna, geriatria per un periodo da uno a quattro anni (Am J Psychiatry. 2009 Dec;166(12):1375-83. Epub 2009 Oct 15).
Una combinazione dei rischi, che comprendevano la depressione minore o subsindromica, la compromissione dello stato funzionale e la storia di depressione maggiore o minore, identificava un gruppo in cui il trattamento pienamente efficace di cinque persone avrebbe evitato un nuovo caso di depressione.
In conclusione, gli indicatori di routine valutati nelle cure primarie, a giudizio degli autori, potrebbero identificare un gruppo di pazienti ad alto rischio per l'insorgenza degli episodi depressivi maggiori. Tali marcatori, quindi, potrebbero informare meglio l’attuale assistenza clinica, favorendo la diagnosi precoce e l'intervento fondamentale per migliorare i risultati dei pazienti e si renderebbero anche utili per futuri studi per raffinare le raccomandazioni di screening e determinare l'efficacia degli interventi preventivi.