Quattro varianti genetiche associate con i bassi livelli di Vit. “D”
Lo studio GWAS (genomewide association study) ha identificato quattro varianti genetiche in loci diversi, possibilmente associati nelle persone di razza bianca con l’insufficienza della vitamina “D” [Lancet2010; DOI:10.1016/S0140-6736(10)60588-0]. Tutte le varianti erano vicine a geni sospetti di essere coinvolti nel metabolismo della vitamina. Thomas J. Wang del Massachusetts General Hospital, Boston e colleghi hanno valutato le associazioni genetiche con due soglie di insufficienza: le concentrazioni circolanti di 25-idrossivitamina D inferiori a 75 nmol / L (30 ng / mL) e quelle inferiori a 50 nmol / L (20 ng / ml). È stata trovata una significativa associazione tra i livelli di 25-idrossivitamina “D” e SNP (single-nucleotide polymorphisms) sul cromosoma 4 (4p12) e sul cromosoma 11 (11q12 e 11p15).Questi loci erano nella zona di geni GC, DHCR7/NADSYN1 o CYP2R1. I valori P in campioni di replica per i più fortemente associati a ciascun locus SNP erano di 2,9 × 10-48, 2,4 × 10-16, e 2.1 × 10 - 14, rispettivamente. Solo un gene candidato era abbastanza forte da replicare: CYP24A1 (sul cromosoma 20). Pertanto, il P era uguale a 8,4 × 10-8 nelle coorti di replica. Le varianti genetiche, individuate in questo studio, erano associazioni logiche con la vitamina “D”. Il GC codifica una proteina vincolante la vitamina, il CYP2R1 codifica un enzima microsomiale del fegato, che può essere responsabile dell’idrossilazione della vitamina. Il DHCR7/NADSYN1 codifica un enzima che converte un precursore della vitamina in colesterolo, diminuendo, così, la quantità di precursore che diventa vitamina. Wang, che è un cardiologo, ha commentato che tali risultati non dimostrano una qualche diretta rilevanza con le malattie cardiovascolari ma che è opportuno proseguire nella ricerca di studi clinici di grandi dimensioni in tal senso. Peraltro, l’ampio studio randomizzato VITAL sulla vitamina “D” e gli omega-3, sponsorizzato dal National Institutes of Health, rivolto a valutare se la supplementazione di 2000-UI di vitamina D e / o di di acidi grassi omega-3 possa ridurre il rischio di sviluppare malattie cardiache, ictus o cancro in 20.000 uomini e donne, dovrebbe fornire risposte adeguate nei meriti. Anche lo studio TIDE (Thiazolidinedione Intervention with Vitamin D Evaluation)staaffrontando il problema, valutando nel rischio di malattie cardiache l'intervento del rosiglitazone vs il pioglitazone con la vitamina “D” nei pazienti con diabete di tipo 2.