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Notiziario Luglio 2011 N°6 - VITAMINA "D" E SALUTE - La prevalenza di ipovitaminosi “D”

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Indice
Notiziario Luglio 2011 N°6 - VITAMINA "D" E SALUTE
Vitamina
Cause e conseguenze della deficienza della Vit. “D”
Fonti, siti e trasformazione dei metaboliti della Vit. “D”
Livelli di 25 (OH) D e stato di salute
La prevalenza di ipovitaminosi “D”
Azioni ed effetti della vitamina “D”
Revisioni sistematiche di prevenzione o trattamento con la Vit. “D”
Vit.“D”, ciclicità stagionale e androgeni
Quattro varianti genetiche associate con i bassi livelli di Vit. “D”
Tutte le pagine

La prevalenza di ipovitaminosi “D”

La prevalenza delle deficienza della vitamina “D”, soprattutto dai più recenti studi in tutto il mondo, è risultata epidemica. Si considera che circa un miliardo di persone globalmente presentino valori bassi e non sufficienti di 25 (OH) D e Holick MF della BostonUniversity  ha riportato (N Engl J Med 2007;357:266-81)che essa è presente nel 30-50% dei bambini americani ed europei, nel 50% degli adolescenti, nel 70% nelle mamme, nell'80% dei loro bambini al momento della nascita,nel 40-100% degli anziani, mentre nei ricoverati supera l’80%. Peraltro, nelle donne in età fertile dai 15 ai 49 anni nel NHANES, 1988-1994 (National Health and Nutrition Examination Survey), la prevalenza di ipovitaminosi, definita dalla 25 (OH) D ≤ 37,5 nmol / L, è stata riscontrata pari al 4,2% nelle donne bianche e al 42% in quelle di colore, le quali,  anche utilizzando 200 UI o più di vitamina “D” con integratori, nel 30% avevano l’ipovitaminosi.

In Europa la condizione della carenza di vitamina “D” ha segnato nei diversi studi consistenti variazioni per i diversi paesi Paesi, come riferito da A. Mithal, D.A e collaboratori dell’IOF Committee of Scientific Advisors (CSA) Nutrition Working Group (Osteoporosis International,  Vol. 20, Number 11 , 2009, p. 1807-1820). Una 25 (OH) D inferiore ai 25nmol / l è stata riscontrata dal 2 al 30% degli adulti, ma con possibile aumento sino al 75% o più negli anziani istituzionalizzati. Gli studiosi concludevano, infine, che il deficit della vitamina era più comune nel sud che nel nord dell’Europa. I gruppi a rischio erano, di fatto, gli anziani, in particolare istituzionalizzati, e gli adolescenti e gli immigrati non occidentali. Vanderwielen RPJ e collaboratori, nello studio Euronut-Seneca su anziani indipendenti, riportavano medie plasmatiche dai 20 ai 30 nmol / l nel sud Europa e dai 40 a 50 nmol / l nel nord (Lancet 1995, 346:207-210), con valori di solito più alti negli uomini che nelle donne e inaspettata forte correlazione positiva tra 25 (OH) D e latitudine. Chapuy MC e collaboratori, invece, nello studio SUVIMAX riscontravano una 25 (OH) D media in uomini e donne adulti tra i 35 ei 65 anni di 43nmol / l nel nord e 94nmol / l nel sud-ovest della Francia, con correlazione, quindi, negativa come previsto, con la latitudine. Nei Paesi Bassi, Snijder MB e collaboratori con lo studio LASA (Longitudinal Aging Study Amsterdam) rilevavano una 25 (OH) D inferiore a 25 nmol / l nello 8% degli uomini e nel 14% delle donne e inferiore ai 50 nmol / l nel 45%  e nel 56% rispettivamente (2005, J Clin En­docrinol Metab 90:4119-4123). Isaia G e collaboratori hanno riscontrato, per loro conto, donne italiane in postmenopausa con valori medi di 25 (OH) D pari a 45 nmol / l e i livelli erano più bassi di25nmol / l in circa il 30% di esse (Osteoporos Int, 2003, 14:577-582).

La dose giornaliera raccomandata di vitamina D nell'Unione Europea è a tale proposito (European Food Information Council. 10-12-2010. Retrieved 2010-12-11)  5 mg. (1 mg = 40 UI e 0.025 mg = 1 UI).



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