Sei qui: Notiziario AMEC Anno 2011 Notiziario Luglio 2011 N°6 - VITAMINA "D" E SALUTE - Revisioni sistematiche di prevenzione o trattamento con la Vit. “D”

Pubblicità - Annunci Google

Notiziario Luglio 2011 N°6 - VITAMINA "D" E SALUTE - Revisioni sistematiche di prevenzione o trattamento con la Vit. “D”

E-mail Stampa
Indice
Notiziario Luglio 2011 N°6 - VITAMINA "D" E SALUTE
Vitamina
Cause e conseguenze della deficienza della Vit. “D”
Fonti, siti e trasformazione dei metaboliti della Vit. “D”
Livelli di 25 (OH) D e stato di salute
La prevalenza di ipovitaminosi “D”
Azioni ed effetti della vitamina “D”
Revisioni sistematiche di prevenzione o trattamento con la Vit. “D”
Vit.“D”, ciclicità stagionale e androgeni
Quattro varianti genetiche associate con i bassi livelli di Vit. “D”
Tutte le pagine

Revisioni sistematiche di prevenzione o trattamento con la Vit. “D”

Di recente, al fine di definire il supporto scientifico della possibile influenza della vitamina sulle condizioni extrascheleriche il comitato IOM (Institute of Medicine) ha rivisitato tutto il corpo di evidenze sulla relazione tra i suoi livelli e le conseguenze per la salute, tra cui più in particolare il:
• Cancro;
• Malattie cardiovascolari e ipertensione;
• Diabete e sindrome metabolica;
• Cadute e prestazioni fisiche;
• Risposta immunitaria e malattie autoimmuni, 
• Funzioni neuropsicologiche.

A tale riguardo, anche se si è spesso evidenziata la prova della plausibilità biologica di un suo ruolo di prevenzione, non si è riusciti, però, a tradurre il dato in una coerente riduzione del rischio per la malattia. Difatti, i rapporti scientifici dei benefici per la salute sono risultati misti e inconcludenti e, quindi, non garanti di affidabilità. (Food and Nutrition Board, Institute of Medicine. Dietary Reference Intakes for Calcium and Vitamin D. Washington, DC; National Academies Press, 2011).
In particolare, Catharine Ross della Pennsylvania State University ha presieduto un comitato di quattordici esperti, incaricati di valutare i dati attuali sugli esiti per la salute, associati all’assunzione di calcio e vitamina “D”.
Il gruppo, esaminando più di mille studi riguardanti il legame tra la vitamina e una vasta gamma di malattie croniche, ha dichiarato, nel corso di una conferenza stampa, di non aver trovato nei meriti prove consistenti sul valore protettivo delle sostanze nutritive, pur ammettendo che, nei riguardi della vitamina “D”, potrebbe esserci un qualche ruolo sulla salute, non ancora ben chiaro. Da notare che il rapporto IOM ha riportato un aumento della dose giornaliera raccomandata di vitamina a 600 unità internazionali (UI), ben superiori ai 200 del 1997. Le persone, poi, con più di settanta anni dovrebbero usare 800 UI il giorno, con un apporto alimentare consigliato di calcio di 1000 - 1300 mg / die. Il Comitato, inoltre, ha suggerito livelli sierici di 25- idrossivitamina D di 50 nmol / L (20 ng / mL), come sufficienti per tutte le persone, stabilendo anche che il rischio dei danni aumenta quando si consumano più di 2000 mg di calcio o più di 4000 UI di vitamina il giorno.
Conviene notare che negli ultimi anni le popolazioni contemporanee, con l’incalzante urbanizzazione e industrializzazione da una parte e dall’altra con le pressanti raccomandazioni dei media sulla salute, hano ridotto l'esposizione al sole. Tale condizione contribuisce, così, alla diminuzione dei livelli della principale forma circolante della vitamina, necessaria al funzionamento ottimale dei vari organi e tessuti dell’organismo.
La sua carenza, in effetti, ha raggiunto livelli epidemici con segnalazioni di prevalenza da un terzo alla metà degli adulti. Essa, peraltro, tradizionalmente associata ai disturbi muscolo-scheletrici, è implicata, come detto, come causa di malattie cardiovascolari, potendo aumentare l’ipertrofia ventricolare sinistra direttamente, modificando la contrattilità miocardica, o indirettamente attraverso altre vie, come quella dell'attivazione del sistema renina-angiotensina-aldosterone, che influenzano i noti fattori di rischio per la malattia cardiovascolare, ad esempio, l’ipertensione, il diabete, l’infiammazione.
Sono, oramai, ben note le evidenze sui collegamenti dei bassi livelli di vitamina “D”, in particolare della 25-idrossivitamina o della 25 [OH] D, con le malattie cardiovascolari e con i fattori di rischio cardiovascolare, quali l'obesità, l'ipertensione, il diabete, l’arteriopatia periferica, la malattia renale cronica. Gli studi hanno anche rivelato l’associazione tra i bassi livelli vitaminici e gli incidenti cardiovascolari, compreso l’infarto del miocardio, attraverso l’alterazione non solo dell’asse renina-angiotensina per soppressione diretta dell’espressione del gene della renina, ma anche per compromissione della funzione endoteliale vascolare, attraverso la proliferazione della muscolatura liscia, l’'infiammazione, la trombosi. È stata, inoltre, dimostrata l’alterazione dei flussi dei canali del calcio, l’iperparatirodismo secondario, associato particolarmente alla mortalità negli anziani, eventualmente attraverso effetti vascolari. Sul piano diagnostico, come accennato, la misurazione dei livelli sierici della 25-OH-D è il modo migliore e affidabile per valutare lo stato della sua dotazione in un individuo. Tuttavia, questa misura non può essere appropriata per i pazienti con alterazioni della sintesi del calcitriolo, come nella sarcoidosi. Inoltre, come già detto, i test che misurano la 25-OH-D possono variare tra i diversi laboratori e nella valutazione dei referti i medici dovrebbero fare attenzione a tale circostanza. Sotto altro punto di vista, le raccomandazioni attuali non sostengono lo screening diffuso nei soggetti senza osteoporosi o malattie che potrebbero interferire con il metabolismo della vitamina. Comunque, il suo livello sierico ottimale è definito tra i 75 e gli 80 nmol / L, mentre la sua carenza dai livelli inferiori ai 25 nmol / L. Nei pazienti trattati con supplementi per via orale, i livelli sierici si stabilizzano, in genere, dopo 3-4 mesi, per cui, in caso di osteoporosi, è bene controllare la 25-OH-D al basale e dopo tre mesi dall'inizio della supplementazione.
Nello WHI (Women's Health Initiative) la supplementazione con 1000 mg di calcio carbonato aggiunti a 400 UI di vitamina D3 il giorno migliorava la densità minerale ossea a livello dell'anca, non influenzando, però, significativamente il rischio di frattura in un follow-up medio di sette anni. Pur tuttavia, lo studio è stato criticato per la dose troppo bassa di vitamina, considerando anche che le donne del gruppo con integrazione presentavano un incremento del 17% del rischio di calcoli renali.
Bischoff-Ferrari HA e collaboratori, invece, nella loro meta-analisi hanno dimostrato che dosi di vitamina di 700-800 UI il giorno riducevano il rischio di frattura dell'anca del 26% e qualsiasi frattura non vertebrale del 23%, rispetto a entrambi gli integratori di calcio o il placebo. Le 400 UI/die, invece, non si dimostravano efficaci (JAMA. 2005;293: 2257-64.). Peraltro, gli alti livelli di vitamina si sono anche dimostrati capaci di ridurre il rischio di cadute, probabilmente tramite un miglioramento della forza muscolare dei pazienti. Difatti, sempre Bischoff-Ferrari HA e collaboratori, in una precedente meta-analisi di cinque studi randomizzati per un totale di 1.237 partecipanti, avevano dimostrato che gli integratori di vitamina riducevano il rischio di cadute del 22% rispetto al calcio o al placebo (JAMA. 2004;291:1999-2006).



Chi è online

 28 visitatori online

ULTIMO AGGIORNAMENTO SITO:

Articoli: Martedì 11 Luglio 2023 Homepage: 27/03/2023

Statistiche

Tot. visite contenuti : 2760816
Sei qui: Notiziario AMEC Anno 2011 Notiziario Luglio 2011 N°6 - VITAMINA "D" E SALUTE - Revisioni sistematiche di prevenzione o trattamento con la Vit. “D”