Consumo del sale nelle regioni europee
Il WHO Regional Office for Europe ha redatto di recente il rapporto “Mapping salt reduction initiatives in the WHO European Region” al fine di implementare gli sforzi nella lotta contro le malattie cardiovascolari, inducendo le popolazioni a ridurre l'assunzione di sale con un’azione strategica di costo-efficacia (ISBN 978 92 890 0017 8). Le malattie non trasmissibili (MNT) sono, in effetti, le principali cause di mortalità a livello mondiale e colpiscono sempre più duramente le popolazioni a basso e medio reddito con quasi l'80 % dei decessi. Le evidenze scientifiche hanno chiarito l'impatto sulla salute del consumo del sale per cui una diminuzione del suo consumo comporta, tra gli altri benefici, una corrispondente riduzione della pressione sanguigna. Di conseguenza per la prevenzione delle malattie cardiovascolari l'OMS raccomanda ormai un livello della sua assunzione inferiore ai 5 g il giorno per persona. Da notare, a tal proposito, che il termine sale è comunemente usato per riferirsi al cloruro di sodio ma che è bene considerare che 5 g di esso corrispondono a 2 g di sodio. Purtroppo, l'assunzione del sale nella maggior parte dei paesi dell'OMS, relativamente alla Regione Europea, si è dimostrata di gran lunga superiore all'importo suggerito. Lo scopo della citata relazione è stato, quindi, quello di presentare una visione attuale delle iniziative vigenti per la riduzione del sale negli Stati membri dell'Unione europea.
Si riporta nel comunicato che le malattie cardiovascolari, settori prioritari della politica sanitaria europea per l’Health 2.020, costituiscono le principali cause di morbilità, disabilità, mortalità e onere di costi complessivi nella Regione Europea dell'OMS. A loro riguardo è di particolare interesse l'associazione tra l’assunzione del sale e l'ipertensione, fattore di rischio noto per l’ictus e le altre malattie cardiovascolari. Pertanto, la riduzione dell'assunzione del sale rappresenta uno dei modi più semplici per combattere l’ipertensione e il rischio d’ictus e delle altre malattie cardiovascolari e renali. Riducendo, in effetti, l'assunzione del sale a meno di 5 g il giorno si ottiene una riduzione del rischio dell’ictus del 23% e delle altre malattie generali cardiovascolari del 17%. Purtroppo, come già accennato, l’assunzione giornaliera della sostanza nella maggior parte degli europei è di circa 8-11 g, quota che supera di gran lunga quella raccomandata dall'OMS.
La pressione sanguigna elevata provoca, di fatto, 7,5 milioni di morti l'anno, l'equivalente di circa il 12,8% di tutte le morti nel mondo. È il fattore di rischio maggiore per le CVD (Cardiovascular Disease) e, di per sé, già principale causa di morte a livello mondiale. Pertanto, l'eccessiva assunzione del sale è legata strettamente alle CVD e negli ultimi decenni essa ha mostrato un crescente aumento, anche in relazione al consumo degli alimenti trasformati. Il processo di transizione storica della nutrizione in Europa è stato, peraltro, definito, come in altri paesi del mondo, dai cambiamenti a livello di popolazione dei consumi alimentari verso una dieta ricca di grassi saturi, zuccheri e alimenti raffinati a basso contenuto di fibre. Tutto quanto con la verifica di un aumento crescente dell’obesità, del diabete, della CVD e del cancro. Questi mutamenti si sono accentuati, inoltre, con il dilagare della così detta modernizzazione dei popoli e della globalizzazione, attraverso lo sviluppo socio-economico, l'urbanizzazione e l’acculturazione. Negli ultimi tre secoli il ritmo dei cambiamenti della dieta e l'attività fisica hanno subito un’accelerazione, anche se in misura diversa nelle varie regioni del mondo, con risvolti decisi sullo stato di salute.
La relazione dell’OMS e dell’United Nations Food and Agriculture Organization del 2003 raccomandava, in effetti, la riduzione del consumo del sale a non più di 5 g / giorno, disponendo anche di garantirne l'adeguata iodizzazione. Ulteriori raccomandazioni dell’OMS sono state aggiunte nel 2006. Nel 2013 si è proceduto al nuovo aggiornamento, confermando un'assunzione di 5 g / giorno per la popolazione adulta e una dose giornaliera massima probabile per i bambini, inferiore ai 2 g / die. L’Health 2020, per rispondere alle particolari esigenze e alle esperienze della Regione Europea, proponeva, poi, delle aree prioritarie per l'azione politica globale negli Stati membri.
I quattro settori prioritari individuati continuano a essere:
- investire in salute attraverso un approccio e un empowerment dei cittadini nel corso della loro vita,
- affrontare i principali oneri sanitari in Europa derivanti dalle malattie trasmissibili e non,
- rafforzare l’indicazione dei sistemi sanitari centrati sulla persona
- creare ambienti favorevoli e comunità resilienti.
A proposito del quarto punto, l’Unione Europea ha affrontato la problematica del sale negli alimenti per ridurne l'assunzione. Ha identificato, quindi, dodici categorie di prodotti alimentari su cui agire con piani e strategie d'azione nazionali di nutrizione.
Esse sono:
- pane,
- prodotti a base di carne,
- formaggi,
- pasti pronti,
- zuppe,
- cereali per la colazione,
- prodotti ittici,
- patatine, snack salati,
- pasti di ristorazione,
- pasti del ristorante,
- salse, condimenti e spezie,
- prodotti di patate.
La priorità è stata data alle categorie dei prodotti che di solito rappresentano le più importanti fonti del sale nella dieta media.
In Italia nell'anno 2007 nasceva il GIRCSI (gruppo di lavoro intersocietario per la riduzione del sale con l'impegno e il coinvolgimento attivo di otto partner di società scientifiche italiane. Questa iniziativa del governo, guidata dal Ministero della Salute, si basa su alleanze istituzionali con le regioni e i comuni insieme a collaborazioni con le industrie alimentari, le reti di distribuzione e le associazioni dei consumatori. Il gruppo di lavoro è guidato da professionisti della salute, dalle associazioni dei panettieri, da epidemiologi e da funzionari medici del Ministero della Salute. Esso ha definito gli obiettivi mirati, compresa l'impostazione dei parametri come raccomandato dall’OMS, siglando accordi con le associazioni dei panettieri per gli obiettivi del sale e la riduzione dei contenuti del minerale nei prodotti noti per essere i veicoli più importanti di assunzione nella popolazione. Il gruppo ha anche il compito di provvedere a campagne d’informazione pubblica sulla nutrizione generale, evidenziando la necessità della riduzione del sale attraverso il programma nazionale " Guadagnare salute: rendere facili le scelte salutari ". Nel 2009 si è istituito il programma ministeriale MINISAL- GIRCSI con l'obiettivo primario di valutazione di base e di monitoraggio successivo dell’abituale assunzione del sale nell'adulto, nella popolazione pediatrica e negli ipertesi.
I risultati preliminari di base delle analisi dei dati dei dodici diversi campioni casuali raccolti nel MINISAL-GIRCSI Health Examination Survey, iniziata nel 2008, hanno indicato che la popolazione adulta consuma il sale a livelli più del doppio di quanto consigliato dall’OMS. L’apporto medio di cloruro di sodio giornaliero è stato stimato in 11 g negli uomini e 8 g nelle donne, con un intervallo di 1-27 g e 2-27 g rispettivamente. Lo studio ha riscontrato anche che il 72% delle persone mangia tre fette di pane il giorno e il 22% formaggi e carni lavorate più di quattro volte la settimana.
Il GIRCSI ha teso anche a promuovere accordi con l'industria alimentare per migliorare l'etichettatura dei prodotti, rendendola sempre più comprensibile per il grande pubblico e incoraggiando le aziende ad adeguarsi ai requisiti stabiliti.
Nel 2009, si ufficializzava un accordo tra il Ministro della salute e le associazioni di panetteria, in cui l'industria s’impegnava a ridurre il sale nel pane e nei prodotti affini del 10-15% nel giro di due anni. Ulteriori coinvolgimenti in queste riduzioni dovevano interessare la ristorazione e tutto il settore alimentare, come ristoranti, pub, bar e catene di fast food.
Per la valutazione e il monitoraggio dei risultati, si redigeva un programma di selezione di un campione rappresentativo della popolazione su base regionale, per sesso ed età, al fine di ottenere una raccolta delle urine delle ventiquattro ore insieme a informazioni demografiche e antropometriche.