Le recenti linee guida sullo stile di vita per la prevenzione cardiovascolare
L'ACC (American College of Cardiology) in collaborazione con l’AHA (American Heart Association) ha anche emanato le nuove raccomandazioni sulla gestione dello stile di vita per ridurre il rischio cardiovascolare degli adulti a rischio per le malattie cardiovascolari.
In particolare, Robert Eckel dell’University of Colorado e collaboratori si sono posti l’obiettivo di rivalutare e aggiornare il concetto dello stile di vita sano, soprattutto in rapporto alla prevenzione della progressione della malattia cardiovascolare nei pazienti a rischio (Circulation. 2013 Nov 12). Le raccomandazioni riguardano gli elementi che si riferiscono alle abitudini alimentari, all’assunzione dei nutrienti e ai livelli e ai tipi di attività fisica che si devono svolgere. Tutto ciò costituisce un importante fattore per la prevenzione delle malattie cardiovascolari, poiché si colpiscono alle basi i fattori modificabili del rischio, come il colesterolo LDL e l’ipertensione. Le linee guida pongono l’accento sull’importanza del mangiare sano, adattandosi a un modello di dieta ricca di frutta, verdura, cereali integrali, pesce, latticini a basso contenuto di grassi, pollame magro, noci, verdura e oli vegetali. Questi alimenti, in effetti, costituiscono la base della dieta Mediterranea o DASH. Si suggerisce anche la limitazione del consumo dei grassi saturi, grassi trans, dolci e bevande zuccherate.
L’aderenza a una simile dieta ha dimostrato, in effetti, di ridurre del 35% il rischio relativo di morte cardiovascolare, del 14% quella dell’infarto miocardico, del 19% quella dell’ictus e del 28% quella dell’insufficienza cardiaca congestizia, rispetto al consumo di una dieta più povera.
Questi sono, difatti, i risultati di Mahsid Dehghan della McMaster University, Hamilton, ON e collaboratori, applicati a livello globale in quaranta paesi, che evidenziano la vantaggiosa sinergia della nutrizione con gli effetti protettivi del farmaco (Circulation. 2012; 126: 2705-2712). A tale proposito, vien spesso da notare che chi ha una storia di malattia cardiovascolare e assume farmaci ritiene di fare abbastanza ai fini della lotta contro la malattia. S’ignora, invece, che aderendo a una dieta sana si possono ottenere risultati ancora migliori. Nella loro analisi nutrizionale gli Autori hanno utilizzato su un totale di 31.546 uomini e donne di età media di sessantasette anni, arruolati in due paralleli studi clinici in doppio cieco, randomizzati, multinazionali un FFQ (food frequency questionnaire) con venti domande sulle abitudini alimentari degli ultimi dodici mesi.
Lo scopo era di valutare gli effetti degli agenti antipertensivi telmisartan e ramipril o la loro combinazione (ONTARGET) o il telmisartan vs il placebo (TRANSCEND) in 733 centri di quaranta paesi a medio e alto reddito. La dieta sana era definita dall’elevato apporto di frutta, verdura, cereali integrali, noci e pesce, rispetto alla carne e alle uova. Di poi, in base ai FFQ si sono usati due indici di qualità alimentare per la valutazione del DRS (Diet Risk Score) e dell’AHEI (Alternative Healthy Eating Index) modificato.
L'associazione tra la qualità alimentare e l'esito primario composito di morte cardiovascolare, d’infarto miocardico, d’ictus o di CHF (congestive heart failure) era valutata utilizzando il modello di Cox dei rischi proporzionali, aggiustata per l'età, il sesso, l'allocazione d’iscrizione al trial, l’area geografica e altri noti fattori confondenti. I pazienti nei più sani quintili dell’AHEI modificato presentavano un rischio significativamente più basso di malattia cardiovascolare con un hazard ratio di 0,78 tra il più alto vs il più basso quintile. L’associazione protettiva rimaneva consistente, indipendentemente dal fatto che i pazienti ricevessero farmaci.
In conclusione, i dati suggerivano che almeno il 20% delle recidive delle malattie cardiovascolari sarebbe stato evitato seguendo una dieta sana, dando buon credito al valore della tipica dieta mediterranea.