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notiziario Novembre 2013 N.10 PASSAPORTO SALUTE CARDIOVASCOLARE: aggiornamento sulla prevenzione cardiovascolare - Importanza del sale nella dieta

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Indice
notiziario Novembre 2013 N.10 PASSAPORTO SALUTE CARDIOVASCOLARE: aggiornamento sulla prevenzione cardiovascolare
La recente proposta di valutazione del rischio cardiovascolare
Densità del calcio delle coronarie e rischio cardiovascolare
Le recenti linee guida sullo stile di vita per la prevenzione cardiovascolare
Importanza del sale nella dieta
Consumo del sale nelle regioni europee
Eventi cardiovascolari e farmaci effervescenti contenenti sodio
Le recenti linee guida per il controllo del colesterolo
Le statine per la prevenzione primaria degli eventi cardiovascolari nelle donne
Tutte le pagine

Importanza del sale nella dieta

Insomma, una dieta sana per il cuore, ricca di frutta, verdura, noci, cereali integrali e pesce, riduce significativamente la possibilità di un secondo attacco cardiaco o d’ictus o di morte e si propone come fattore di protezione più consistente dei farmaci. I medici dovrebbero, quindi, incoraggiare insistentemente i loro pazienti ad alto rischio a migliorare i termini della loro dieta, tenendo in buon conto il gran valore di persuasione che è in loro possesso.

Ritornando alle linee guida redatte sullo stile di vita sano da Robert Eckel e collaboratori, si fa menzione che le vitamine e i minerali devono essere comunemente consumati con gli alimenti. Nello stesso tempo per determinati risultati di salute s’invita a valutare l'effetto delle singole sostanze. In particolare e in rapporto al rischio cardiovascolare, si considera giustificata una revisione sistematica sugli effetti individuali del sodio e del potassio. In effetti, gli altri minerali, pur considerati, come il calcio e il magnesio, non vengono inclusi nella revisione sistematica per il loro consumo limitato e per la loro presenza scarsa e peraltro ristretta a pochi cibi specifici o a gruppi di alimenti. Il sodio, invece, che si trova in genere negli alimenti naturali in piccole quantità, viene principalmente aggiunto in corso di preparazione, conservazione e / o al momento del consumo degli alimenti. Pertanto, è molto più possibile alterare artificialmente l'apporto alimentare di questo minerale. L'aggiunta del potassio è valutata come una singola sostanza nutritiva in quanto, indipendentemente da altri nutrienti o alimenti, la sua assunzione può ridurre la pressione arteriosa. Inoltre, l’assunzione del potassio, concomitante a quella del sodio, può ancor più modulare l'effetto di quest’ultimo sulla pressione.

Si ripete che il sodio non dovrebbe superare i 2.400 milligrammi giornalieri, ma, soprattutto negli ipertesi, dovrebbe, a più ragione, essere ridotto a non più di 1.500 mg/die.

Le linee guida precisano, in definitiva, che:

  • Negli adulti di 25-80 anni di età con pressione arteriosa di 120-159/80-95 mm Hg, riducendo l'apporto del sodio, si abbassano i valori.
  • Negli adulti di 25-75 anni di età con pressione arteriosa 120-159/80-95 mm Hg, riducendo l'apporto del sodio fino a raggiungere la sua escrezione urinaria media nelle ventiquattro ore di circa 2.400 mg / die rispetto a circa 3.300, si abbassa la pressione di almeno 2/1 mm Hg. Se poi si riduce l'assunzione sino a ottenere una sua escrezione urinaria media di ventiquattro ore di circa 1.500 mg / die, si riduce la pressione di almeno 7 /3 mm Hg.
  • Negli adulti di 30-80 anni di età con o senza ipertensione, riducendo l'apporto del sodio in una media di 1.150 mg / die, si riduce la pressione di almeno 3-4/1-2 mmHg.
  • Negli afroamericani e non, giovani e anziani di ambo i sessi, con preipertensione o ipertensione, limitando l'apporto del sodio, si riduce la pressione arteriosa.
  • Riducendo l'apporto del sodio in adulti con preipertensione o ipertensione si abbassa la pressione arteriosa, sia quando si mangia il tipico pasto americano sia quello del modello alimentare DASH. L'effetto è maggiore negli ipertesi.
  • Negli adulti di 22-80 anni di età con pressione di 120-159/80-95 mm Hg la combinazione della riduzione del sodio con l’aderenza al modello dietetico DASH abbassa maggiormente i livelli della pressione, rispetto all’azione isolata del minerale.
  • Ci sono evidenze insufficienti che provino come la riduzione dell'apporto del sodio possa determinare maggiori abbassamenti della pressione se associata al cambiamento della dieta riguardo qualsiasi altro minerale, come l’aumento del potassio, del calcio, del magnesio.
  • Una riduzione dell'apporto del sodio di circa 1.000 mg / die riduce gli eventi cardiovascolari di circa il 30%.
  • L’apporto elevato del sodio nella dieta si associa a un rischio maggiore d’ictus fatale e non e di scompenso congestizio.
  • Ci sono prove insufficienti che indichino la certezza dell’associazione tra l’assunzione del sodio e lo sviluppo dell’insufficienza cardiaca.
  • Ci sono prove insufficienti nella valutazione dell’effetto della riduzione dell’apporto del sodio nella dieta sugli esiti cardiovascolari dei pazienti con insufficienza cardiaca preesistente.
  • Ci sono prove insufficienti sul possibile abbassamento della pressione arteriosa con l’aumento dell’assunzione del potassio.
  • Vi sono evidenze, derivate da studi osservazionali, che il maggiore consumo del potassio nella dieta si associa con un rischio d’ictus più basso, dopo gli opportuni adeguamenti sulla pressione, sull’assunzione del sodio e su altri fattori.
  • Non vi sono prove sufficienti per stabilire se vi sia una correlazione tra l’assunzione del potassio e lo scompenso di circolo e la mortalità cardiovascolare.

Le linee guida riportano, inoltre, che, seguendo il consiglio di un modello di dieta mediterranea, gli adulti di mezza età o più anziani con diabete mellito tipo 2 o almeno tre fattori di rischio cardiovascolare hanno dimostrato negli studi una riduzione della pressione sanguigna di 6-7/2-3 mm di Hg, rispetto a chi seguiva un regime a basso contenuto di grassi in una forma di vita libera. Invece, in uno studio osservazionale di adulti sani più giovani l'adesione a un modello mediterraneo si è associata con un minor abbassamento della pressione, corrispondente a 2-3/1-2 mm Hg.

D’altro canto, in persone anziane o di mezza età con o senza malattia cardiovascolare o anche ad alto rischio di malattia cardiovascolare l’aderenza a un modello di dieta mediterranea, rispetto a una forma di vita libera, non ha dimostrato alcun effetto consistente sui valori plasmatici delle HDL–C (high-density lipoprotein cholesterol), LDL–C (low-density lipoprotein cholesterol) e TG (triglycerides).

Per altro verso, le linee guida suggeriscono un impegno di attività fisica aerobica della durata di quaranta minuti per sessione per 3-4 volte la settimana, d’intensità da moderata a vigorosa. In effetti, le evidenze epidemiologiche hanno rilevato sostanziali legami tra i più elevati livelli di attività fisica aerobica e i minori tassi delle malattie cardiovascolari e di altre patologie croniche, come il diabete mellito tipo 2. Sono state anche dimostrate le connessioni con la maggiore longevità. Gli studi hanno indicato la presenza di questo legame in forma dose dipendente. Esiste, infatti, un rapporto inverso, in modo curvilineo, di dose-risposta dei livelli più elevati di attività crescente con i tassi proporzionalmente più bassi della malattia cardiovascolare. Le linee guida ripropongono i risultati di una recente stima del 6% di abbattimento mondiale delle malattie cardiovascolari, solo eliminando l’inattività fisica.

Consequenzialmente, la speranza di vita nel mondo potrebbe aumentare di 0,68 anni. I meccanismi proposti al riguardo vengono riferiti agli effetti benefici sui lipidi, sulle lipoproteine, sulla pressione arteriosa e sul diabete mellito di tipo 2. In tale contesto, la perdita e il mantenimento del peso ottimale sono fondamentali per la prevenzione e il controllo dei fattori del rischio cardiovascolare. In particolare secondo uno studio, gli effetti dell'attività fisica sulla pressione arteriosa avrebbero condotto alla riduzione di circa il 27% delle malattie cardiovascolari. Per altro verso, gli effetti benefici dell’attività fisica sui lipidi tradizionali avrebbero potuto ridurne i tassi del 19% e nello stesso modo, per quanto riguarda i nuovi lipidi, del 16%.

Si susseguono, quindi nel documento tavole riassuntive e descrittive dei rapporti tra l’esercizio aerobico e quello di resistenza con la pressione arteriosa, le LDL-C, le HDL-C e i TG.



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