CARENZA DI VITAMINA D ASSOCIATA CON UN AUMENTO DELLA MORTALITÀ
Harald Dobnig e coll. del Medical University of Graz, Austria), prendendo atto che il 50% - 60% delle persone non hanno lo status di vitamina D soddisfacente, in ragione probabilmente a fattori come l'urbanizzazione, le nuove tendenze demografiche, la ridotta attività all'aperto, l'inquinamento atmosferico e l'oscuramento globale e che la produzione cutanea di vitamina D diminuisce con l'età, ribadendo che recenti studi hanno mostrato l'associazione tra i livelli di bassa 25 (OH) D con importanti fattori di rischio cardiovascolare, sostenendo i risultati precedenti che hanno dimostrato gli effetti positivi della vitamina D e suoi analoghi sulla fibrinolisi, lipidi nel sangue, trombogenicità, rigenerazione endoteliale e la crescita delle cellule muscolari liscie, insieme di fattori che sostengono fortemente gli effetti benefici della 25-idrossivitamina D sul sistema cardiovascolare, peraltro, indipendenti del metabolismo del calcio, osservando che ci sono pochi studi sull'associazione della vitamina D endogena con il grado di mortalità totale e cardiovascolare, hanno eseguito uno studio prospettico di coorte su 3.258 pazienti, arruolati per angiografia coronarica nello studio LURIC, seguiti per una media di 7,7 anni (Arch Intern Med 2008; 168:1340-1349). Durante lo studio sono deceduti 737 soggetti (22,6%), di cui 463 per cause cardiovascolari. I risultati durante il follow -up hanno mostrato che i due quartili inferiori di 25-idrossivitamina D basale (in media, 7,6 e 13,3 ng/mL) e, soprattutto quelli nel quartile più basso, presentavano un rischio significativamente più elevato di mortalità per tutte le cause.
Simili risultati si sono ottenuti per la mortalità cardiovascolare, approssimativamente raddoppiata nel quartile più basso rispetto a quello più alto, mentre i livelli minimi di 25-idrossivitamina D erano significativamente correlati con gli indicatori d'infiammazione (CRP e IL-6), con lo stress ossidativo (livelli dei fosfolipidi del siero e del glutatione) e con le cellule di adesione (livelli di molecole di adesione delle cellule vascolari-1 e di molecole di adesione intercellulare-1). Tali risultati hanno dimostrato che un basso livello di 25-idrossivitamina D può essere considerato un indicatore di rischio per tutte le cause di mortalità nelle donne e negli uomini, a prescindere dal grado di malattia coronarica visto all'angiografia. Peraltro, l'associazione elevata con i marker dell'infiammazione nello studio suggerisce proprietà anti-infiammatorie della vitamina "D" e le conseguenze legate allo stress ossidativo e a una maggiore adesione delle cellule suggeriscono che i bassi livelli di vitamina D possono influenzare negativamente la funzione vascolare biologica in molteplici modi. Ma potrebbero invocarsi altri meccanismi riguardanti gli effetti sulla mortalità relativa al basso livello di vitamina D comprendenti le MMP (metalloproteinasi di matrice) che hanno dimostrato di influenzare la produzione e la stabilità della placca, la maggiore suscettibilità alle calcificazioni arteriose o un aumento del messaggero renina-espressione di RNA.