LA VITAMINA "D" RIDUCE IL LAVORO CARDIACO?
Robert K. Scragg e coll. dell'University of Auckland hanno esaminato i dati di oltre 27.000 adulti, che hanno preso parte al National Health and Nutrition Examination Surveys condotto tra il 1988 al 1994 e dal 2001 al 2006, per verificare se la vitamina "D" può proteggere contro le malattie cardiovascolari (Am J Cardiol 2010). I partecipanti con 25 (OH) D, di 10 ng/ml o meno nel siero, hanno dimostrato una frequenza cardiaca significativamente più rapida di 2,1 battiti al minuto con pressione arteriosa sistolica più alta di 1,9 mmHg, rispetto ai controlli con vitamina "D" di riferimento (almeno 35 ng/mL).
Per i soggetti con 25 (OH) D di 10-14,9 ng/ml, il corrispondente aumento della pressione sistolica era di 1,7 mm Hg. Nei soggetti con livelli di 10 ng/ml o meno il RPP (rate pressure product) aggiustato era più alto di 408, rispetto al gruppo di riferimento. Per quelli con livelli di 10-14,9 ng/mL, lo RPP era, invece, superiore del 245. Si dedurrebbe, quindi, che il cuore, nel caso di alti livelli di vitamina "D", si usura meno precocemente, lavorando in modo più efficiente a frequenza molto più bassa e risparmiandosi, pertanto, di spingere il sangue contro l'alta pressione aortica, rispetto al caso dei bassi livelli di vitamina.