È, DUNQUE, CERTO IL LEGAME DELLA VITAMINA "D" CON LE MALATTIE CARDIOVASCOLARI?
L'entusiasmo, derivato dall'ipotesi che la carenza di vitamina "D" potrebbe svolgere un ruolo nello sviluppo delle malattie cardiovascolari, ha stimolato, come descritto, un sempre crescente numero di ricercatori a raccomandare il largo uso della sua supplementazione nella popolazione generale, spesso a dosaggi superiori, rispetto a quelle storicamente raccomandate da parte delle autorità sanitarie.
In un primo documento Lu Wang e coll. del Brigham and Women's Hospital, Boston, hanno esaminato la letteratura scientifica alla ricerca specifica di documentazione relativa alla problematica, identificando sei studi prospettici che dimostrano le riduzioni di successivi eventi cardiovascolari tra gli adulti, tenendo la vitamina "D" al basale e altri quattro studi clinici controllati randomizzati con la vitamina "D" vs placebo (Ann Intern Med 2010; 152:315-323). Combinando insieme tutti i dati degli studi, è emerso che la supplementazione di vitamina "D" si è associata a una lieve riduzione, statisticamente non significativa, di eventi cardiovascolari (Rischio Relativo 0,90, IC 95% 0,77-1,05).
In un secondo documento Anastassios G Pittas e colleghi del Tufts Medical Center, Boston, hanno esaminato gli studi anglosassoni relativi ai livelli serici di 25 [OH] D e gli esiti cardiometabolici (Ann Intern Med 2010; 152:307-314.). In 10 studi la supplementazione di vitamina "D" è stata associata a una riduzione non significativa della pressione arteriosa sistolica, ma non ha avuto effetti evidenti sulla pressione arteriosa diastolica. L'incidente di malattia cardiovascolare si è correlato con la concentrazione di vitamina in cinque su sette analisi, ma non è stato riscontrato in quattro prove supplementari. Tre dei sei studi hanno riportato una maggiore incidenza di diabete nei gruppi con basso stato di vitamina "D" vs l'alto, ma otto non hanno trovato alcun collegamento tra la vitamina e la glicemia o l'incidente di diabete. Nel complesso, gli AA. concludono che l'associazione tra stato della vitamina "D" e gli esiti cardiometabolici è un dato ancora incerto.
In effetti, sono disponibili ancora pochi studi e, peraltro, con una notevole eterogeneità impedendo, per ora, conclusioni definitive.
Eliseo Guallar e Edgar R Miller della Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health, Baltimore in un editoriale concordano sul fatto che le prove a sostegno della supplementazione di vitamina "D", per migliorare la salute cardiovascolare, rimangono incerte, ma sostengono, anche; che le prove a favore sono di gran lunga più promettenti rispetto ad altre vitamine o integratori minerali (Ann Intern Med 2010; 152:327-329).