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Indice
I gravi oneri del tabacco
Cosa c'è in una sigaretta?
L'epidemia mondiale del tabacco, prima causa di morte evitabile
Percentuale di fumatori per sesso e per area di sviluppo nel mondo
Profilo negli anni del consumo globale di sigarette
Prevalenza del consumo di tabacco in Europa
Prevalenza del fumo in Italia per sesso, età e regione
I decessi cumulativi per area d sviluppo nel mondo legati al tabacco
Tutte le pagine

INGRESSO DEL TABACCO NEL MONDO ANTICO


L’inizio della coltivazione  del tabacco si fa risalire  al 6.000 a.C. circa mentre  le prime  testimonianze  del  suo  consumo  sono  del  primo  secolo  a.C.  presso  gli indigeni americani che lo utilizzavano  durante i loro riti religiosi.
Gli europei, una volta importato  il tabacco nel vecchio continente,  hanno, di poi, sviluppato  la sua cultura di strumento di piacere, implementandone il commercio e il consumo.  Il  tabacco  è coltivato  in  molte  regioni  del mondo  e può  essere acquistato legalmente in tutti  i paesi. La foglia essiccata della pianta nicotiana tabacum  viene  generalmente  utilizzata  per fumare,  masticare  o fiutare.  Dal  16° secolo il consumo di tabacco si è diffuso in tutto il mondo con una prevalenza variabile,  soprattutto nei riguardi  del rapporto  tra uomini  e donne  (CDC,  2006; OMS, 2008).


Cosa c'è in una sigaretta?

Il fumo di tabacco, di gran lunga la forma più comunemente utilizzata a livello globale, contiene  oltre 4.000 sostanze  chimiche,  di cui cinquanta  sono noti cancerogeni.

I dati comparabili  sulla prevalenza  del fumo non sono ampiamente  disponibili  e sono spesso imprecisi,  specialmente  quando  relativi  all’età della popolazione.  Al giorno d’oggi, si contano  1,3 miliardi  di fumatori  in tutto  il mondo, appartenenti per 900 milioni ai paesi in via di sviluppo, con previsione per il 2030 di toccare 1,6 miliardi.  La prevalenza  totale  globale del suo uso è pari al 29% dei cittadini  del mondo (47,5% uomini e 10,3% donne oltre i quindici anni).

Il consumo di sigarette è superiore ai sei trilioni  l'anno di unità. Peraltro, in Asia, Africa  e  Medio  Oriente,   e  in  misura   minore   in  Europa  e  nelle  Americhe, sostanziale è anche l’impiego di altre forme di tabacco, non facilmente disponibili, oltre alle sigarette.


L'epidemia mondiale del tabacco, prima causa di morte evitabile

Preoccupante  è divenuto  il progressivo  incremento  del numero  dei fumatori  nei paesi in via di sviluppo che ormai supera, almeno per il sesso maschile, quello dei paesi sviluppati. In particolare, oggi la Cina conta quanto l’insieme di tutti gli statunitensi e cioè un numero  di 300 milioni  di fumatori.  Si conta, in effetti, che una sigaretta su tre nel mondo sia fumata solo in Cina (Erickson & Mackay, 2002).


Percentuale di fumatori per sesso e per area di sviluppo nel mondo

Generalmente, come  già accennato,  la prevalenza  dell’abitudine  al fumo  è più elevata tra gli uomini  e supera in alcuni paesi i valori anche del 40%. Pertanto, oggi giorno si parla con ragione di epidemia da tabacco, come risultante  anche dell’aggressivo  e  globalizzato  risultato   delle  strategie   di  marketing   rivolto   a indebolire la lotta contro di essa, quali pubblicità, promozione,  sponsorizzazione, prezzi e lobby.


Profilo negli anni del consumo globale di sigarette


Prevalenza del consumo di tabacco in Europa

In   Europa   l’abitudine   al   fumo   si  è  diffusa   dopo   l’inizio   del  20°  secolo, rappresentando  subito la principale causa evitabile di grave disabilità e morte. I fumatori  dai quindici  anni  e oltre  si aggirano intorno  al 26%, corrispondendo  a circa 100 milioni  di persone. Circa cinquanta  milioni  di essi sono destinati  a una morte prematura,  salvo che cessino di fumare. Ciò rende la misurazione  accurata della prevalenza  di questa  tendenza  e il suo monitoraggio  priorità  alte  in tutta l'Unione  Europea. Tramite  l’Eurobarometro la Commissione europea ha misurato in  varie  occasioni  la  prevalenza  del  fumo  in  tutti   gli  stati  membri,  secondo un'analisi dettagliata per sesso, età o altre caratteristiche  da paese a paese, confrontandola con le misure nazionali.
Nell’ambito del Programma  di Formazione in Epidemiologia Applicata del Centro Nazionale  di Epidemiologia, Sorveglianza  e Promozione  della Salute,  l’ISS nello studio  PASSI  (Progressi  delle Aziende  Sanitarie  per  la Salute  in  Italia)  del 31 maggio 2011, promosso mediante interviste  telefoniche, ha rilevato che negli ultimi
40 anni la percentuale dei fumatori  di sesso maschile si è progressivamente ridotta, mentre  è cresciuta tra le donne, fino a raggiungere in alcune regioni la parità nei due sessi. È, inoltre, in aumento la percentuale dei giovani che si dedicano al fumo.


Prevalenza del fumo in Italia per sesso, età e regione

Nell’aprile  e  luglio  2005  in  un  campione  di  15.296  italiani  tra  i  diciotto  e  i sessantanove   anni,  estratto   con  metodo  casuale  semplice  dalle  anagrafi  degli assistiti  di  123   ASL  partecipanti   allo  studio  e  appartenenti  a  tutte   le  regioni italiane, si riscontravano,  invece:

  • il 26% di fumatori con quota maggiore negli uomini rispetto alle donne (31% vs 22%),
  • il 20% di ex-fumatori,
  • il 54% di non-fumatori con quota maggiore per le donne (64% vs 43%) (BEN Notiziario  ISS Vol. 19 n. 1 gennaio 2006).

Facendo  un  confronto  tra  le  regioni,  il  Lazio  e  la  Campania   concentrano   la prevalenza più alta di fumatori  contro la più bassa del Trentino e del Veneto.  In conclusione,  i dati più recenti  rilevano  che la maggioranza  degli adulti  in Italia non  fuma  o  ha  smesso  e  solo  tre  adulti  su  dieci,  in  maggior  parte  uomini, dichiarano  quest’abitudine. L’età tra i venticinque  e i trentaquattro anni della popolazione è più predisposta, come pure le classi più indigenti sotto il profilo economico. Ne deriva da tutto ciò la necessità di una politica generale nella lotta al fumo con pluralità  d’interventi  che nel nostro  Paese sono già in atto  secondo il Piano Sanitario  2010-2012 e con i piani di contrasto  al tabagismo adottati  in quasi tutte le regioni.

Un'indagine condotta  dalla Doxa su 4.000 italiani  con più di quindici  anni, commissionata  dall’ISS, realizzata  nel 2006 in collaborazione  con l'Istituto farmacologico Mario Negri, ha rilevato, peraltro, che i fumatori  in Italia erano in una percentuale simile a quella del 2002: il 27,6% della popolazione (33,2% maschi e 22,5% femmine),  pari a tredici  milioni  e mezzo, distribuiti  equamente  tra Nord, Centro e Sud.

Lo studio confermava  un trend positivo nei giovani tra i quindici e i ventiquattro anni  con passaggio dal 34,1% del 2001  al 29,1%  del 2002  e al 26,8% del 2003, più evidente nelle giovani con percentuali del 30,4%, 26,9%, 20,7% rispettivamente. Gli ex fumatori  risultavano  il 16,6%, mentre  il 40,6% aveva  provato  a smettere  di fumare, ma senza successo, ed uno su 5 dopo anni aveva ripreso il pacchetto di sigarette.
Gli effetti nocivi del tabacco sulla salute si ritrovano  descritti già nel 1849. Furono, infatti,  riportati  da Joel Shew  nel suo testo  “Tabacco: la storia,  la natura  e gli effetti  sul  corpo  e la  mente”.  Importante è che  la  prevalenza  del  fumo  è un indicatore  significativo,  solo parziale,  dei rischi  cumulativi  che provoca, poiché essi dipendono da diversi fattori tra cui l'età d’inizio, la sua durata, il numero  e le caratteristiche  delle sigarette fumate durante il giorno, il loro contenuto di catrame e nicotina, o il tipo di filtro, il grado d’inalazione. Si conta che quasi sei milioni di persone muoiono a causa del consumo e dell’esposizione di tabacco ogni anno, pari al 6% di tutti  i decessi delle donne e al 12% di tutti  maschi del mondo intero. Con il suo consumo attuale, circa 500 milioni di persone, oggi in vita, potrebbero essere uccise dal fumo. Di questi poco più di 600.000 sono attribuibili  all’esposizione al fumo passivo tra i non fumatori.  Si ritiene, comunque,   che il fumo già oggi causi circa il 71% delle morti  per cancro  al polmone,  il 42% per malattia  respiratoria cronica  e  quasi  il  10%  per  le  malattie   cardiovascolari.   Fumare   è  anche  un importante fattore  di rischio per le malattie  trasmissibili,  quali la tubercolosi e le infezioni delle basse vie respiratorie.
Il  fumo,  in  effetti,  provoca  sostanziale  aumento  del  rischio  di  mortalità   per: malattie  cardiache, ictus, malattie  respiratorie  croniche,  molti  tipi di cancro, tra cui quello ai polmoni, agli organi aerodigestivi superiori e una serie di altre cause mediche. Il fumo danneggia anche i non fumatori,  secondo un rischio per la salute da  fumo   passivo.  Durante   la  gravidanza   influenza   anche  negativamente  lo sviluppo  fetale. Da notare  che anche  il tabacco dei sigari o pipe e da masticare provoca la maggior parte degli effetti negativi sulla salute, essendo, in particolare, un  pericolo  per  il  cancro  orale,  l’ipertensione,   le  malattie   cardiache  e  altre condizioni. Nel mondo di oggi il tabacco rappresenta la seconda causa di morte ma la prima  prevenibile,  con il decesso in ogni 6,5 secondi di un adulto su dieci per una malattia  correlata al tabacco.  La metà dei fumatori  abituali, in effetti, va alla morte precocemente (35- sessantanove  anni)  con perdita di 20 - 25 di anni di vita. Di particolare interesse, è che il tasso di mortalità,  dovuto al consumo di tabacco, ha raggiunto oggi valori di circa cinque milioni di persone ogni anno, più della tubercolosi, l'HIV/AIDS e malaria messi insieme. Se, quindi, il consumo attuale dovesse mantenersi  costante, il numero di morti raggiungerebbe i dieci milioni nell’anno 2020, 70% dei quali nei paesi in via di sviluppo, che rappresenterebbero più del 10% di tutte le morti in quell'anno. Inoltre, già per il 2030 questo principale fattore   di rischio si prevede che diventerà  la maggiore causa di morte nel mondo con dieci milioni di vittime ogni anno. In definitiva, se non si prenderanno  misure urgenti al riguardo, il tabacco potrà uccidere un miliardo di persone durante  tutto questo secolo. Ancora oggi 80.000 italiani  muoiono  per il fumo ogni anno, il che rappresenta il più grave problema di salute pubblica per il quale l’ISS ha reso operativo il numero verde 800-554088 e l’istituzione su tutto il territorio  nazionale di 300 centri di disassuefazione.


I decessi cumulativi per area d sviluppo nel mondo legati al tabacco

A proposito  di quanto  riportato  non  è di poco rilievo la condizione  che pone il tabacco come prodotto di consumo giuridicamente  lecito e di uso comune in tutto il mondo a causa dei suoi bassi costi, dell’aggressiva e della diffusa commercializzazione, della mancanza di consapevolezza circa i suoi pericoli, dell’inconsistenza delle azioni politiche pubbliche a riguardo.

La continua  ricerca degli effetti  del tabacco sulla salute e l’aumentato numero  di persone coinvolte in quest’abitudine hanno incrementato la lista delle malattie causate  da  esso.  La maggior  parte  dei  danni  alla  salute  diventa,  d'altra  parte, evidente solo dopo anni o addirittura  dopo decenni dall'inizio del suo utilizzo così che,  nel  momento in cui  la  sua  diffusione  globale  è  aumentata  sino a livelli epidemici, le malattie e la morte a esso correlate sono appena iniziate.
l’ISS nello studio PASSI (Progressi delle Aziende Sanitarie per la Salute in Italia) del 31  maggio 2011,  promosso  mediante  interviste  telefoniche,  ha rilevato  che a seconda  del  metodo  usato  circa  70 -  80 mila  sono  i  decessi  l’anno  in  Italia, attribuibili  all’abitudine  al fumo con oltre un milione  di anni  potenziali  di vita persi.

© Associazione Amec

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Articoli: Martedì 11 Luglio 2023 Homepage: 27/03/2023

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