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notiziario Maggio 2014 N.5 ECCESSO DI PESO E TUMORI MALIGNI PIÙ A RISCHIO LEGATI AL SESSO - Eccesso di peso e cancro

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Indice
notiziario Maggio 2014 N.5 ECCESSO DI PESO E TUMORI MALIGNI PIÙ A RISCHIO LEGATI AL SESSO
Eccesso di peso e cancro
Aumento del peso tra i sette rischi principali contro la buona salute
World Health Statistics 2014 e aspettativa di vita alla nascita
Obesità e cancro al seno
Obesità e cancro della prostata
Obesità e cancro dell’endometrio
Tutte le pagine

Eccesso di peso e cancro

Un recente annuncio del NIH (National Institutes of Health), quasi certamente a sorpresa per molti, ha indicato l'obesità in sostituzione del tabacco come il fattore di rischio modificabile più importante per il cancro. In effetti, mentre ormai è molto diffusa la conoscenza del rapporto tra sigarette e cancro al polmone e ad altri tumori, per le neoplasie più comuni solo una minoranza delle persone è consapevole dei gravi rischi associati con il sovrappeso e l'obesità. Peraltro, le stime più recenti indicano che le persone gravemente obese tendono a morire 8-10 anni prima di quelle in normopeso, analogamente ai fumatori. In effetti, per ogni 15 kg di eccedenza ponderale il rischio di morte prematura aumenterebbe del 30% circa. Non a caso l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato che a livello mondiale almeno 2,6 milioni di persone muoiono ogni anno per essere in sovrappeso o con l’obesità.
Oramai è noto che l’obesità determina una prognosi peggiore delle comorbità e ciò, soprattutto, nel caso del cancro. Anche questo dato può essere sorprendente poiché si è portati ad associare più frequentemente la perdita del peso con la gravità e con la prognosi infausta del cancro.
In Italia, come in molti altri paesi ad alto reddito, per l'aumento dell’esagerato apporto calorico medio giornaliero dal 1950, gli attuali livelli della prevalenza del sovrappeso e dell’obesità sono ormai senza precedenti. Allo stesso tempo, si sono istaurati modelli di vita sempre più sedentari con bisogno reale di calorie giornaliere sempre minori.
I motivi per cui il sovrappeso o l’obesità tendono ad associarsi al cancro devono ricercarsi nelle cellule adipose che, quando s’ipertrofizzano e aumentano di numero, non rimangono inerti e non producono un problema soltanto estetico o meccanico. Nel corso del tempo, in cui s’ingrandiscono per immagazzinare più energia, alla fine possono morire. Determinano, così, un’infiammazione localizzata che ha dimostrato di contribuire alla crescita e alla progressione di alcuni tumori.
Pur tuttavia, essendo l'obesità una malattia complessa, è difficile stabilire esattamente con quali precisi meccanismi s’inserisce nella fisiopatologia del cancro, anche perché ogni malato, con le proprie e personali esposizioni biologiche e ambientali, configura un caso autonomo a parte. I vari meccanismi biologici proposti per spiegare l'associazione possono, comunque, riassumersi in:
• La massa grassa produce quantità in eccesso di estrogeni, i cui alti livelli sono stati da qualche tempo ricollegati al maggiore rischio di cancro al seno, all'endometrio e ad altri tumori.
• Le persone obese hanno spesso aumenti dei livelli ematici d’insulina e del fattore della crescita - 1 insulino-simile, sostanze che possono promuovere lo sviluppo di alcuni tumori.
• Le cellule grasse producono ormoni, chiamati adipochine, che possono stimolare la crescita anormale delle cellule. In effetti, il cancro è fondamentalmente una malattia caratterizzata dalla crescita di cellule impazzite. Le cellule di grasso possono incidere, quindi direttamente o anche indirettamente, su altri regolatori della crescita tumorale.
• Le persone obese spesso soffrono di un’infiammazione cronica a basso livello, che si associa con un aumento del rischio di cancro.
• Alterazioni delle risposte immunitarie e dello stress ossidativo possono entrare in gioco come altri possibili fattori.
D’altro canto, se da una parte un numero sempre crescente di studi sta dimostrando che i chili in eccesso aumentano il rischio del cancro, in particolare del colon, del pancreas, del rene, della tiroide, della mammella, dell'endometrio (utero), dell'esofago e della cistifellea, dall’altra parte la perdita di peso volontario può invertire alcuni degli effetti dell’accumulo del grasso, come il rischio di sviluppare il diabete e la malattia cardiovascolare. Anche gli studi dei pazienti sottoposti alla chirurgia bariatrica hanno dimostrato la riduzione dei tassi dei tumori correlati all'obesità.
Pur tuttavia, a differenza dell’associazione tra il consumo del tabacco e il cancro ai polmoni, non c'è ancora una risposta indissolubile e indiscutibile che spieghi chiaramente il collegamento tra l’obesità e il cancro. I numeri del cancro sono, comunque, allarmanti e destinati a peggiorare. Nel 2007, il NCI (National Cancer Institute) ha stimato che 34.000 nuovi casi di cancro negli uomini, il 4% del totale annuo, erano stati causati dall’obesità e nelle donne 50.500, pari al 7% del totale. Pertanto, se l’obesità continua a crescere con i ritmi attuali, il NCI valuta entro il 2030 una proiezione di circa 500.000 nuovi casi di cancro causati dall’obesità.
Il cancro, comunque, è già oggi la seconda causa più comune di morte dopo le malattie cardiache e, aumentando di prevalenza per un tasso di obesità in crescita progressiva, diventerebbe, di certo, nel mondo occidentale il killer numero uno.
L'obesità è oggi, in effetti, per il mondo intero una sfida ardua di salute pubblica e anche gli oncologi devono, quindi, sentire l'obbligo di studiare e apprendere le strategie per ridurre il rischio dei tumori correlati a questa epidemia. Occorrono, per l’appunto, programmi di educazione e aggiornamento per medici e pazienti, ma anche strumenti adeguati per garantire a tutti i pazienti di ricevere le cure migliori e più avanzate.
La restrizione calorica o una dieta che riduca, comunque, l'assunzione totale delle calorie del 20-40%, ha, in effetti, dimostrato di aumentare la longevità in diverse specie animali. Nell’uomo è andato, così, crescendo l’interesse della restrizione calorica come strategia di trattamento delle malattie legate all'età, qual è il cancro.
È bene ricordare, come indicazione di opportuna consultazione, che l'AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica), l’ESMO (European Society for Medical Oncology) e la NCCN (National Comprehensive Cancer Network) hanno elaborato anche recentemente le linee guida sui tumori.
Rainer J Klement e Ulrike Kämmerer dell’University hospital of Würzburg, Germany hanno discusso sulle evidenze degli ultimi anni derivate dalla riduzione sistematica della quantità dei carboidrati alimentari sulla soppressione, o almeno ritardo della comparsa del cancro e sul rallentamento della proliferazione delle cellule tumorali (Nutrition & Metabolism 2011, 8:75.)
In effetti, la documentazione della rarità di questa temibile malattia nelle società primitive di cacciatori-raccoglitori conduce a considerarla una patologia propria della civiltà e legata alle condizioni evolutive del genere umano. È ragionevole supporre, così, che i fattori di stile di vita, che proteggono il nostro genoma contro la tumorigenesi, sono stati selezionati all'inizio della nostra storia. Peraltro, il periodo successivo alla rivoluzione neolitica, con il passaggio dal foraggiamento e dal nomadismo all'agricoltura e allo stanziamento, si è esteso per una frazione inferiore all'1% della storia dell’uomo. Così, il passaggio dalla dieta del cavernicolo, composta di grassi, carne e solo occasionalmente da radici, bacche e altre fonti di carboidrati, a una nutrizione dominata da zuccheri facilmente digeribili sarebbe avvenuto troppo di recente per indurre le importanti modificazioni nei geni che codificano le tappe metaboliche. Tutto ciò è ancora più vero per quanto riguarda i cambiamenti degli ultimi 100 anni, in particolare quelli riguardanti la transizione dal lavoro nei campi allo stile di vita sedentario con aumento del consumo di cibi facilmente digeribili e assimilabili. Si è giunti, infatti, all’adozione sempre più esasperata della vita occidentale con utilizzo di alimenti con alto indice glicemico e rischio sempre maggiore delle malattie della civiltà.
Per quanto riguarda questi aspetti nutritivi si può considerare che:

  • La maggior parte, se non tutte, delle cellule tumorali hanno una forte richiesta di glucosio rispetto alle cellule benigne dello stesso tessuto e svolgono la glicolisi anche alla presenza di ossigeno (effetto Warburg). Inoltre, molte cellule tumorali esprimono gli IRS (insulin receptors) e mostrano l'iperattivazione della via IGF1R-IR. Esistono prove, peraltro, che i livelli cronicamente elevati del glucosio nel sangue, dell’insulina e dell’IGF1 facilitano la tumorigenesi e peggiorano la prognosi nei pazienti oncologici.
  • Il coinvolgimento dell'asse glucosio-insulina può spiegare l'associazione della sindrome metabolica con un aumentato rischio per diversi tumori. La restrizione degli zuccheri ha già dimostrato di esercitare effetti favorevoli nei pazienti con sindrome metabolica. Studi epidemiologici e antropologici indicano che limitare gli zuccheri nella dieta potrebbe essere utile per ridurre il rischio del cancro.
  • Molti pazienti affetti da cancro, in particolare quelli degli stadi avanzati della malattia, mostrano un alterato metabolismo caratterizzato da un aumento dei livelli plasmatici delle molecole infiammatorie, da un’alterata sintesi del glicogeno, da un aumento della proteolisi, da un maggiore utilizzo del grasso nel tessuto muscolare, da un aumento della lipolisi nel tessuto adiposo e da un’aumentata gluconeogenesi epatica. Peraltro, le diete, a contenuto alto di grassi e basso di zuccheri, mirano a rendere conto delle alterazioni metaboliche. Sta di fatto, che gli studi condotti finora hanno dimostrato che tali diete sono sicure e probabilmente benefiche, in particolare per i pazienti oncologici in fase avanzata.
  • La restrizione degli zuccheri imita lo stato metabolico della restrizione calorica o, nel caso di KD (ketogenic diet), del digiuno. In effetti, i ruoli benefici della restrizione calorica e del digiuno sul rischio del cancro e sulla sua progressione sono ben stabiliti. La restrizione dei carboidrati apre, così, la possibilità di indirizzare gli stessi meccanismi di base senza gli effetti collaterali della fame e della perdita di peso.
  • Alcuni studi di laboratorio indicano un potenziale diretto anti-tumorale dei corpi chetonici. Infatti, nel corso degli ultimi anni un gran numero di studi sui topi ha dimostrato gli effetti antitumorali della dieta chetogenica per vari tipi di tumore. Peraltro, anche alcuni casi e studi preclinici hanno dimostrato risultati promettenti nei pazienti oncologici. Pertanto, sono state promosse consequenzialmente diverse ricerche cliniche per indagare sul valore della dieta chetogenica, come opzione terapeutica di supporto in oncologia.


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