Le fibre alimentari riducono il rischio delle malattie cardiovascolari
Da alcuni anni si segnala in alcuni paesi europei e anche negli Stati Uniti un calo dell'incidenza delle malattie cardiovascolari e coronariche. Pur tuttavia, le malattie cardiovascolari rappresentano con il 48% ancora quasi la metà di tutte le morti in Europa e con il 32,8% un terzo di tutte le morti negli Stati Uniti. Già nel 1970 fu proposto il legame di protezione tra le fibre alimentari sotto forma di cibi integrali e la cardiopatia ischemica. Così che molti studi osservazionali e sperimentali hanno esaminato la relazione tra le fibre alimentari o gli alimenti con loro alto contenuto e il rischio cardiovascolare totale o i fattori, quali l'ipertensione, l'obesità centrale, la sensibilità all'insulina e l’ipercolesterolemia. L’effetto protettivo della fibra alimentare sul rischio di malattia cardiovascolare e coronaropatia è, in effetti, biologicamente plausibile e ci sono molti potenziali meccanismi attraverso i quali i singoli fattori di rischio possono essere influenzati. I tipi solubili di fibre viscose possono influenzare l'assorbimento dell'intestino tenue con la formazione di un gel che attenua la glicemia e l’elevazione dei lipidi postprandiali. La formazione del gel rallenta anche lo svuotamento gastrico, mantenendo i livelli di sazietà e contribuendo a ridurre l’aumento di peso. La fibra solubile e le molecole resistenti di amido sono inoltre fermentate dai batteri nell'intestino crasso, producendo acidi grassi a catena corta che aiutano a ridurre i livelli di colesterolo circolante. Oltre alla fibra, ci sono molti altri composti potenzialmente benefici all'interno di cibi ricchi di fibre. Per esempio, composti cereali, come antiossidanti, lignani ormonalmente attivi, fitosteroli, inibitori dell’amilasi e le saponine, hanno tutti dimostrato di influenzare i fattori di rischio della cardiopatia ischemica.
Diane E Threapleton dell’University of Leeds – UK e collaboratori hanno compiuto una revisione con lo scopo di rivedere i dati della letteratura a partire dal 1990 nei riguardi dell'assunzione delle fibre alimentari e il rischio cardiovascolare e di aggiornare i rapporti pubblicati dal comitato del Regno Unito sugli aspetti medici delle politiche alimentari (BMJ 2013; 347:f6879).
Gli Autori hanno, così, selezionato ventidue studi di coorte. L’assunzione totale di fibre alimentari risultava inversamente associata con il rischio di malattia cardiovascolare con risk ratio 0,91 a 7 g / die e intervalli di confidenza al 95%= 0,88-0,94 e della malattia coronarica (risk ratio 0,91, IC 95%= 0,87-0,94). Non c'era evidenza di alcune eterogeneità tra gli studi aggregati per le malattie cardiovascolari [ I2 = 45 % (0 % al 74 %)] e la malattia coronarica [ I2 = 33 % (0 % al 66 %)]. La fibra insolubile e quella da fonti di cereali e di ortaggi erano inversamente associate al rischio di malattia coronarica e cardiovascolare. L’assunzione delle fibre della frutta era inversamente associata al rischio di malattia cardiovascolare.
In conclusione la maggiore assunzione delle fibre alimentari si associava a un minor rischio sia di malattie cardiovascolari sia coronariche. I risultati erano in linea con le raccomandazioni generali per aumentare l'apporto di fibre nelle diete.